E se ci fosse un legame tra Hamas e Isis? Ce lo chiediamo in tanti dopo il rinvenimento di una bandiera e di manuali di combattimento di Daesh, successivo al ritrovamento dei bimbi uccisi e decapitati nella colonia israeliana dove si è verificata la strage. Usi e costumi dei terroristi del fu Abu Bakr al Baghdadi, probabilmente non di Hamas.
In effetti vi sono stati contatti, soprattutto a Teheran tra i sopravvissuti del Daesh e i vertici iraniani, e non è escluso che proprio dall’assunto siano stati ideati i canoni dell’attacco nel nord di Israele, condotto insieme ad Hezbollah e in accordo con Hamas.
La strategia di Hamas e Isis
Strategia, caos e soprattutto risalto mediatico, questi sono gli obiettivi dell’attacco contro Israele rivolti a fomentare le masse di emigrati in Occidente.
E l’Europa risponde in modo difforme. Mentre in diversi paesi sono state vietate le manifestazioni pro-palestina, in altri, tra i quali naturalmente in Italia, si è preferito soprassedere e rendere pubbliche le follie delle dimostrazioni. C’è anche qualcuno che sostiene che l’assedio di Gaza sia un crimine contro l’umanità.
Allora, cerchiano di metterci d’accordo. O La Striscia di Gaza è perennemente sotto assedio oppure Israele fornisce, come sempre ha fatto, quotidiani aiuti umanitari e di prima necessità alla cosiddetta capitale della Palestina, peraltro mai esistita.
L’opinione pubblica in questo caso ancora si mostra disunita. Se c’è un placido accordo nel condannare Hamas, dall’altra parte non si indicano univocamente i canoni di smantellamento delle strutture utilizzate dall’organizzazione terroristica.
Bombardare no, invadere via terra no, omicidi mirati no…
Ma allora, il problema è quello di indicare un’unica soluzione, possibilmente bilaterale, con la quale sconfiggere una volta per tutte il terrorismo islamista in Medio Oriente.
“Il mondo odia un ebreo che reagisce. Il mondo ci ama solo quando dobbiamo essere compatiti”. (Golda Meir)