L’attentato di questa mattina ad Ankara è stato rivendicato dal Pkk. Il partito dei lavoratori del Kurdistan, infatti, si è assunto la responsabilità dell’attacco suicida contro il ministero dell’Interno. In realtà, l’attentato non ha provocato vittime se non due poliziotti feriti. A perdere la vita, invece, sono stati i due miliziani. Il primo si è fatto esplodere nei pressi del palazzo governativo, mentre il secondo è stato eliminato dalla polizia presente sul luogo. A seguito dei fatti è stato subito innalzato il livello di allerta in tutto il paese anche in considerazione della dinamica dell’attacco che ha voluto colpire la Turchia proprio nella capitale.
Ankara, Pkk: “Azione compiuta dal Battaglione degli Immortali”
Nella rivendicazione, diffusa nel primo pomeriggio da Anf, l’agenzia di notizie vicina al Pkk e successivamente a tutti gli organi di stampa, si legge che l’azione è stata compiuta dal “Battaglione degli immortali” e rappresenta un “avvertimento contro il massacro e le pressioni fasciste sul popolo del Kurdistan”. In calce al comunicato, si legge: “Se il regime fascista dell’Akp (il partito di governo del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, ndr) continuerà a commettere questi crimini, le azioni legittime della giustizia rivoluzionaria continueranno”.
L’attacco è stato perpetrato in concomitanza con la riapertura del Parlamento turco dopo la pausa estiva e la dinamica presenza alcune assonanze con quello perpetrato dalla stessa organizzazione nell’agosto 2015, quando presso un commissariato nel distretto di Dogubayazit un miliziano suicida si fece esplodere provocando la morte di due agenti di sicurezza e il ferimento di altri 20. L’azione era stata compiuta in una località vicina al confine con Iran e Armenia, in concomitanza con la morte di un militare turco rimasto ucciso per l’esplosione di una mina.
I fatti di oggi rappresentano, dunque, un innalzamento del livello di scontro tra il Pkk e il governo centrale turco che ripresenta la problematica della repressione che Recep Erdogan ha posto in atto contro la minoranza curda in tutto il Paese, con attacchi diretti anche e soprattutto alla popolazione civile.