Alle radici della green revolution.
La domanda, guardando questo diagramma, è a dir poco doverosa in quanto se come Occidente, in un settore strategico come quello delle Terre Rare, non solo contiamo meno di niente, ma per somma dipendiamo totalmente dall’Asia –e nello specifico dalla Cina– per pressoché tutti i nostri approvvigionamenti, è difficile pensare che qualcuno, dotato di un sia pur minimo grado di consapevolezza, possa aver dato vita ad un progetto di totale epocale rinnovamento senza possedere la materia prima per farlo.
Personalmente ritengo che la risposta debba essere ricercata altrove, ovverosia nella presa in considerazione del fatto che la globalizzazione varata dall’Occidente circa 30 anni fa ha stravolto a tal segno l’intero tessuto sociale globale pregresso, nonché l’impianto ideologico duale che ne costituiva il fondamento, da far assumere al contrasto alla supposta emergenza climatica il ruolo di novello aggregante ideologico globale ed alla Green Revolution il ruolo di complesso articolato di azioni volto ad attuarlo.
La scelta operativa in questione trarrebbe la sua ragion d’essere da una semplice considerazione, quella di essere l’unica attualmente spendibile, l’unica attualmente in grado di costituirsi fattivo supporto solidaristico idoneo a motivare populisticamente all’azione vaste masse di persone, in un contesto che vede la conflittualità tra i competitors del momento non più edulcorabile, come in passato, facendo apparire il tutto come lotta di classe, come il confronto–scontro tra distinte progettualità etiche e distinti assetti valoriali, trovandoci in un mondo in cui l’individualismo esibizionista dei singoli domina qualsivoglia forma di interazione sociale e l’egoismo separativo è il sentimento più diffuso; la fine della Guerra Fredda ha segnato l’inizio di un’epoca in cui a farla da padrone è il pensiero unico liberista nelle sue varie forme e alla vecchia “lotta di classe” si è sostituita la mera lotta per il potere di questa o di quella leadership espressa da questa o quella lobby imprenditoriale.
Detto per inciso, merita sottolineare come una tale lettura dei fatti correnti permetta anche di capire perché l’emergenza climatica abbia assunto una veste dogmatica irrinunciabile.