Zelensky e la guerra sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia.
Sul Washington Post del luglio 2023 campeggiava un articolo dal titolo alquanto inquietante: “Ukraine says Putin is planning a nuclear disaster. These people live nearby”. Già ad una prima lettura evidenzia il profondo stato di disagio in cui versa palesemente il presidente Zelensky che, a quanto pare, continua a dimostrare, nonostante certi sprazzi recenti di pragmatica lucidità, una totale mancanza di capacità analitico deduttive che sta producendo effetti di gran lunga peggiori del fallimento su tutta la linea della sua più che altro fantomatica e sanguinosa controffensiva. Un fallimento testimoniato da un articolo della CNN del 23 giugno scorso che aveva raccolto le dichiarazioni di esponenti delle stesse forze armate statunitensi dimostratisi moderatamente ottimisti più che altro, alla luce dei fatti correnti, per dovere d’ufficio.
Nel citato articolo si può infatti leggere di come le linee di difesa russe si siano da subito dimostrate ben fortificate al punto di renderne difficile per le forze ucraine lo sfondamento e di come le forze russe abbiano avuto buon gioco nel bloccare i blindati ucraini con attacchi missilistici, mine ed un più efficace dispiegamento della potenza aerea, pur avvertendo che la controffensiva era ancora nelle sue fasi iniziali. Gli Stati Uniti e i loro alleati rimanevano ottimisti sul fatto che le forze ucraine sarebbero state in grado di ottenere guadagni territoriali nel tempo: cioè in quella dimensione la cui ampiezza ha giocato fin dall’inizio del conflitto sicuramente a favore di Mosca e non certamente di Kiev.
A suo tempo, gli esperti militari statunitensi rimandarono una loro valutazione più completa a luglio. Alla fine luglio è arrivato mostrando un quadro a dir poco desolante che nella più ottimistica delle prospettive, vista la mancanza di ampie riserve per alimentare lo sforzo bellico, fa assomigliare ogni giorno di più la controffensiva ucraina a quella scatenata nel dicembre del 1944 dai tedeschi nelle Ardenne, che anticipò di pochi mesi la resa della Germania.
Pe Kiev, poi, il tempo stringe anche da un altro punto di vista: l’11 luglio prossimo, a Vilnius (Lituania), si terrà il vertice NATO che molto probabilmente segnerà il non accoglimento tanto delle richieste dei Paesi baltici per quello che concerne una time table definita per ciò che riguarda l’ammissione dell’Ucraina nella NATO, quanto delle richieste avanzate da Zelensky relative alla sicurezza del suo Paese.
Alla fine, come riportato dalla CNN, la controffensiva si è rivelata fin dalle prime battute un’impresa ardua per l’Ucraina, anche per il fatto che non dispone dei mezzi per rimpiazzare le proprie perdite: un dato che già a giugno aveva indotto il presidente ucraino ad ammettere che i progressi erano stati “più lenti di quanto desiderato”.
Così Zelensky nell’intervista rilasciata alla BBC il 21 giugno 2023: “Vorremmo sicuramente fare passi più grandi (…) Ma comunque, chi combatte vince e a chi bussa viene aperta la porta”. Probabilmente finalmente consapevole che le forze che difendono un territorio mantengono sempre vantaggi significativi, soprattutto in considerazione delle settimane che le forze russe hanno avuto per scavare e fortificare le loro linee difensive.
Significativa la dichiarazione resa dal Capo degli Stati Maggiori Riuniti, il generale Mark Milley: “Questa è una lotta molto difficile, molto violenta e probabilmente richiederà molto tempo e costi elevati”.
Alla luce dei fatti, la sola folle speranza di vittoria per Zelensky risiede nella possibilità di arrivare ad un allargamento del conflitto che conduca ad una entrata in campo della NATO che, a questo punto, potrebbe avvenire solo provocando qualcosa che costringa la riluttante Alleanza Atlantica ad inviare suoi uomini a combattere. E in questo senso paventare un attacco russo alla centrale nucleare di Zaporizhzhia (ZNPP) è l’ultima folle carta che potrebbe pensare di utilizzare. Oppure, provocare lui un disastro nucleare facendone ricadere la colpa su Mosca.
Peccato che a tagliargli le gambe, dichiarando l’assurdità della cosa, è giunta una dichiarazione dell’Institute of Study of War – ISW, organo di informazione controllato dai falchi americani, che in un documento rilasciato il 30 giugno 2023 ha scritto: “È improbabile che le forze russe provochino un ‘incidente’ intenzionale allo ZNPP […] L’ISW ha precedentemente valutato che le forze armate russe non sarebbero in grado di controllare le conseguenze di un incidente radioattivo intenzionale alla ZNPP e che tale incidente radioattivo potrebbe ulteriormente degradare la capacità della Russia di consolidare la sua occupazione dell’Ucraina meridionale, perché lascerebbe aree inabitabili e ingovernabili“.
Una considerazione, questa, il cui peso è notevole in quanto lo stesso ISW, pur non potendo andare in netto contrasto con le tesi di Kiev che ha sin qui sostenuto in tutto e per tutto e pur in ossequio a ciò, accennando a una labile possibilità che le affermazioni di Zelensky possano avere un qualche fondamento, di fatto ha smentito Kiev senza possibilità di appello alcuno.
Comunque sia, in tutto questo vi è un aspetto alquanto preoccupante: il delirio di onnipotenza di Zelensky che pare vivere uno scollamento totale dalla realtà, uno scollamento delirante che merita di essere evidenziato e sul quale varrebbe la pena riflettessero le Cancellerie europee alla luce dell’assurdità di un ipotetico atto che allo stato attuale Mosca non avrebbe alcuna ragione per porre in essere e lui di ipotizzare, non fosse altro che per tre ben precise e banali ragioni:
- il dislocamento della Wagner in Bielorussia ha aperto la possibilità di una manovra definitiva a tenaglia su Kiev una volta risolto il ‘problema’ Bakhmut.
- la nube radioattiva incomberebbe tanto sui militari di Mosca impegnati in Ucraina che sui comuni cittadini, dal momento che investirebbe inevitabilmente la confinante Russia. Questo per non parlare degli effetti dell’indignazione globale e del fatto che i Paesi che non si sono intruppati nella crociata anti-russa subirebbero pressioni difficili da sostenere affinché mutino la propria posizione: tutti fatti, questi, che porterebbero ad un isolamento internazionale. Oltretutto il diffondersi della nube radioattiva potrebbe essere configurato come un vero e proprio atto di guerra contro l’intera NATO, aprendo la possibilità di vedere invocato l’Art. 5 del Trattato dell’Alleanza Atlantica.
- non si capisce per quale oscura ragione Mosca dovrebbe ricorrere a una misura del genere proprio adesso che sta vincendo la guerra, con gli Ucraini mandati al macello al fronte senza alcun esito.