La vicenda del cargo turco dirottato: la solita fregatura.
Il dirottamento del Galata Seaways, da parte di un gruppo di clandestini, “puzza” tanto di fregatura transalpina.
Ricostruiamo come si sono svolti i fatti. Lo scorso venerdì, il ministro della Difesa Guido Crosetto comunica nel corso di un’intervista che 15 clandestini armati, nascosti in un cargo turco, in rotta verso la Francia , avrebbero preso il controllo della nave tentando di dirottarla. La notizia è giunta in seguito al SOS lanciato dal comandante del cargo, asserragliato con il resto dell’equipaggio nella plancia di comando. Il segnale di soccorso è diretto alla capitaneria di porto di Napoli nei cui pressi la nave sta transitando.
Lo stesso ministro annuncia inoltre l’intervento dei fucilieri della Brigata di Marina San Marco, appartenenti al 2° Reggimento, per liberare l’equipaggio e neutralizzare i dirottatori. I marò si calano da un SH-101 della Marina Militare (un altro elicottero ha a bordo un distaccamento del GOI), mentre un’unità navale fornisce appoggio a distanza. Una volta a bordo i fucilieri trovano una quindicina di profughi afghani e siriani sparpagliati e variamente nascosti, tra cui due donne incinte ed alcuni minori. Alcuni di loro sono armati con tre coltelli e un taglierino. Tutto sembra meno che un feroce commando di dirottatori armati (i coltelli probabilmente servivano per tagliare i teloni dei camion su cui si erano nascosti).
In conclusione, la nave, condotta nel porto di Napoli, fa sbarcare i migranti i quali, dopo gli iniziali accertamenti, vengono trasferiti in una struttura di accoglienza e non arrestati (e nemmeno denunciati a piede libero) per dirottamento, almeno tentato. La nave riparte immediatamente per la Francia.
L’intera vicenda, più che un tentativo vero e proprio di dirottamento, sembrerebbe l’ennesimo escamotage di un gruppo di migranti, nascosti dentro alcuni camion imbarcati, per arrivare in Francia. Durante la navigazione sono stati scoperti. Che fa allora il comandante, magari previo consulto con autorità marittime francesi? Se avesse proseguito la rotta verso la Francia non lo avrebbero fatto attraccare con i migranti imbarcati clandestinamente o comunque lo avrebbero rispedito immediatamente indietro senza far sbarcare i clandestini.
Escogita dunque, magari su suggerimento francese, il tentativo di presa della nave e di dirottamento. Così può attraccare tranquillamente a Napoli, lasciare il carico dei migranti e riprendere, senza intralci per il suo carico di merci, il viaggio verso la Francia.
In sostanza ci siamo presi in carico altri 15 migranti (anche se si tratta di numeri esigui rispetto ai consueti sbarchi) ma che, senza l’inganno , non avremmo mai accolto. L’equipaggio del cargo avrebbe dovuto essere arrestato per simulazione di reato e calunnia, o quanto meno trattenuto per il completamento degli accertamenti, ed invece è stato inopinatamente subito lasciato andare. I fucilieri del San Marco si sono comportati con la consueta professionalità, anche dopo aver scoperto che non c’era nessun commando di dirottatori. Potremmo supporre che la Marina non se la sia sentita di spiegare pubblicamente che non c’è stato alcun intervento antidirottatori e, magari, ha preferito semplicemente lasciarlo credere. Rimangono comunque il coraggio e la perizia mostrati durante l’intervento su posto.
Insomma una vicenda un po’ grottesca, un po’ mal conclusa e anche un po’ mal comunicata, in cui abbiamo preso solo fregature e assai poca gloria.
Quindi Parigi è soddisfatta: altri profughi che non arriveranno in territorio francese.
Tuttavia anche il San Marco potrebbe ritenersi soddisfatto, in quanto ha potuto effettuare quello che inizialmente poteva essere considerata una HRO (Hostage Rescue Operations) a tutti gli effetti e che in ambito nazionale è una tipologia di intervento condotto esclusivamente dai reparti speciali Tier 1, quali il 9° Col Moschin, GIS dei Carabinieri, il 17° Stormo dell’Aeronautica e appunto il GOI, che stranamente, in questa occasione, ha svolto solo un ruolo di supporto.
Da tempo ormai SMD sta cercando di allargare la cerchia del comparto nazionale delle FS, che per definizione dovrebbe essere ristretto, permettendo così di elevare al massimo la selezione e l’addestramento. Invece la strada tracciata è quella di inserire sempre più reparti (il 1° Reggimento Anfibio San Marco vorrebbe essere uno di questi), andando però a diluire fondi e risorse già di per sé ridotti all’osso.