“Ultimamente la parola vaccino è usata in modo improprio. Quando parliamo di vaccino intendiamo prevenire una malattia invece, in questo caso, è una cura non un vaccino. Viene chiamato vaccino per far capire come agisce in quanto va ad attivare il sistema immunitario per agire contro il tumore. Una della problematiche dei tumori, compresa quella del polmone, è che produce delle sostanze che bloccano la nostra risposta immunitaria contro le cellule tumorali stesse, che non vengono riconosciute più come nemiche e quindi vengono tollerate. Quindi questo nuovo filone di ricerca e di terapia, mira a rimettere in azione le cellule dell’immunità contro le cellule tumorali. I linfociti T devono essere riattivati. Ci sono vari per farlo, alcuni sono stati già sperimentati per riattivare i linfociti e fargli riacquistare la loro funzione immunitaria, per questo si chiamano immunoterapie. L’ultima scoperta è un’ altra via di riattivazione del sistema immunitario contro le cellule tumorali”. A parlare è la dottoressa Giulia Veronesi, figlia dell’oncologo Umberto e responsabile dell’unità di chirurgia toracica robotica, Istituti clinici Humanitas, che durante un’intervista con Ofcsreport commenta la notizia arrivata dalla Germania di un vaccino contro il cancro, in fase sperimentale su tre pazienti nella cura contro il melanoma del melanoma.
La terapia è in fase sperimentale su un campione di tre pazienti. Se i risultati saranno positivi potrebbe sostituire o accompagnare la chemioterapia?
“Bisognerà stabilirlo perchè non è detto che le immunoterapie possano funzionare su tutti i pazienti, magari potrebbero funzionare solo su un gruppo di pazienti. Non possiamo affermarlo adesso, ma sicuramente entrerà a far parte dell’armamentario che utilizziamo contro il cancro. Attualmente è sbagliato parlarne come di un vaccino, ma non escludo che in futuro potrebbe esserlo, per ora parliamo di terapia”.
Attualmente a cosa sta lavorando?
“Il nostro filone di ricerca è principalmente quello della prevenzione, quindi ci occupiamo sia di progetti di diagnosi precoce di tumore al polmone, per andarli ad indentificare nei soggetti ad alto rischio, sia di farmaco prevenzione. Una possibilità è quella di sviluppare una farmaco-prevenzione legata all’immunoprevenzione che è la nuova frontiera”.