La Finlandia entra nella Nato e Mosca si chiede cosa è andato storto. Dopo oltre un anno di guerra (o ‘operazione speciale’ come la chiamano al Cremlino), l’Ucraina non è stata conquistata e nemmeno “denazificata”. Anzi, l’unico obiettivo di Putin, che era quello di allontanare la Nato dai propri confini, è stato un fallimento totale. E adesso, invece del confine con l’Ucraina (che nel frattempo non è ancora entrata nell’Alleanza Atlantica ma se ne vocifera) Mosca si trova compromesso quello a nord con la Finlandia, fino a ieri nota per la sua neutralità. Quindi, lo Zar si ritrova ben 1.300 km di confine in più controllati dalla Nato che si aggiungono a quelli già esistenti di Norvegia, Polonia e Paesi Baltici. Non c’è che dire: una brillante operazione speciale portata a termine per difendere l’interesse della Federazione Russa. Perché, qualsiasi cosa pensi o propagandi il Cremlino, al momento il risultato è Nato 1- Russia 0.
Inoltre, a fare le scarpe a Putin è stato proprio uno dei suoi amici: il turco Erdogan che ha ratificato l’ingresso nella Nato della Finlandia e potrebbe farlo, a breve, anche con la Svezia. Vai a fidarti degli amici!
Insomma, un momento difficile per il paranoico Putin che, stando alle rivelazioni di un suo ex agente della sicurezza e adesso disertore rifugiato in Turchia, vivrebbe isolato e in una sorta di “bolla informativa”. Non usa internet e telefonino (aspetti della sua vita che avrebbe delegato, non senza rischi, alla cura di altri) e vive ancora con il terrore di essere contagiato dal Covid. “Il suo rapporto con la realtà è distorto”, ha dichiarato Gleb Karakulov, ex capitano del servizio di guardia della Federazione russa. Insomma, un ritratto che (forse) chiarisce alcuni aspetti dell’assurda guerra ingaggiata contro l’Ucraina.
Nel frattempo, all’indomani della cerimonia per l’entrata nella Nato della Finlandia, da Mosca partono le prime minacce. Secondo il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, l’evento rappresenta ”un’ulteriore minaccia per la Russia’’, che “non contribuisce a rafforzare la stabilità e la sicurezza nel continente europeo. Questo crea un’ulteriore minaccia per noi e ci obbliga a prendere le misure necessarie per riequilibrare l’intero sistema di sicurezza”. Vedremo quali misure Mosca metterà in campo.
Intanto, i nemici di Putin gongolano. A leggere le dichiarazioni che arrivano dagli Usa, al posto dello zar c’è davvero da farsi venire mal di fegato. “Forse è l’unica cosa per cui possiamo ringraziare Vladimir Putin, che ha fatto precipitare una cosa che diceva di voler prevenire”, ha detto il segretario di Stato, Antony Blinken.
A ciò si vanno ad aggiungere i vuoti nei magazzini di armamenti e quelli della “carne da cannone”, a stento rimpinguata da arruolamenti forzati di giovani e meno giovani senza alcuna esperienza. Per non parlare degli attentati avvenuti sul suolo della Federazione russa e che Mosca attribuisce all’intelligence ucraina.
Ma un’altra rogna si palesa all’orizzonte. I canali russi riferiscono che sono in corso scontri armati nell’Oblast dell’Inguscezia, una repubblica islamica della Federazione Russa, tra le forze di sicurezza di Mosca e militanti islamisti. Secondo i rapporti, le forze di sicurezza russe sono impegnate in posizioni strategiche nel distretto di Malgobek, sempre nell’oblast di Inguscezia, nella Russia meridionale, vicino al confine con la Georgia. Negli scontri tre poliziotti russi sarebbero morti ed altri sette avrebbero riportato ferite di varia entità. Due di loro, inoltre, sarebbero in fin di vita. E unità di Rosgvardiya e forze regolari russe sono state osservate dirigersi verso l’area. La rivolta è stata provocata dall’uccisione di un militante islamista da parte delle forze russe nella zona del Caucaso, rinominata dai militanti “Wilayat Caucaso” , provincia del Caucaso. La conferma viene anche da Ria Novosti che comunica che in Inguscezia è in corso uno scontro nella zona centrale tra forze russe e militanti islamici, come riferito da una fonte delle forze dell’ordine di Mosca.
Insomma, le paranoie dello zar appaiono del tutto giustificabili e rasenterebbero una sindrome d’accerchiamento dalla quale, al momento, non si vede una via d’uscita. Le forze russe stentano a coprire tutti i fronti aperti e i rincalzi scarseggiano, mentre all’interno dei confini si susseguono “strani incidenti”, in ultimo l’incendio del ministero della Difesa a Mosca, domato a stento dai vigili del fuoco della Capitale.