Fai del male e scordatelo. O meglio, che si faccia di tutto perché gli altri lo scordino. E nel caso specifico a voler far cadere nel dimenticatoio le ‘gesta’ dei terroristi rossi da anni coccolati dalla Francia, per i quali l’Italia aveva chiesto l’estradizione, è stata la sentenza della Cassazione d’Oltralpe.
Niente estradizione dunque per i dieci brigatisti, otto uomini e due donne, tra i quali anche Giorgio Pietrostefani, il mandante dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi. Sentenza che conferma quanto già deciso dal tribunale francese il 29 giugno dello scorso anno. Rifiuto che allora venne motivato con il rispetto della vita privata e familiare e con il diritto a un processo equo, garanzie previste dagli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
I dieci terroristi rimarranno quindi in Francia, dove nel frattempo si sono rifatti una vita e secondo la giustizia francese è un loro diritto. Quella vita che hanno tolto barbaramente alle loro vittime, ma questo per i giudici è un dettaglio.
E intanto dalle nostre parti non mancano orgoglio e soddisfazione delle anime belle di una certa sinistra per la sentenza. “Una lezione di civiltà giuridica dalla Cassazione francese”, ha commentato in merito Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera. “È stato riconosciuto che la quasi totalità degli ex terroristi ha vissuto in Francia dai 25 ai 40 anni, trovando nel Paese una situazione familiare stabile, un inserimento professionale e sociale, senza più nessun legame con l’Italia – ha spiegato la Zanella – Non stiamo parlando cioè di mafiosi che mantengono il loro solido legame con la struttura criminale ma di uomini e donne reinseriti nella società che li ha accolti in nome della dottrina Mitterand. Pur non facendo sconti morali e politici alle persone coinvolte che hanno gravi responsabilità, riteniamo che la sentenza sia una lezione di civiltà giuridica che deluderà chi si aspettava un dono politico di Macron alla presidente italiana Meloni”.
E mentre l’esponente di AVS, parla di “civiltà giuridica” il Riformista apre in prima pagina con “Parigi dice no all’Italia della vendetta”.
E dalle pagine del Foglio arriva pure il predicozzo di Adriano Sofri, compagno e compare di Pietrostefani che accusa il nostro Paese addirittura “di quarant’anni di accanimento politico” nei confronti di questi ‘signori’.
Del resto il contesto storico è cambiato, come dicono quelli bravi, mentre giudicano la richiesta di estradizione per far scontare le pene a questi qua nelle patrie galere, appunto, come una sorta di vendetta.
E c’è addirittura chi dice di godere della sentenza.
È Enrico Galmozzi, fondatore delle Brigate combattenti di Prima Linea, condannato per gli omicidi dell’avvocato Enrico Pedenovi e del poliziotto Giuseppe Ciotta, che festeggia così su Facebook: “Quanto mi fa godere la Cassazione francese…”. Galmozzi, che pare sia un habitué del social. Infatti, quattro anni fa, sempre con un post su Facebook dava del “coglione” all’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini riguardo ad un proiettile che era stato recapitato al capo del Viminale. E lo esortava: “Non fare cinema, che ti è andata di culo. Perché una volta i proiettili invece di spedirli li consegnavamo di persona”.
Compagni che sbagliano, compagni che postano, compagni che dichiarano, compagni che titolano, compagni che godono. E delle vittime e del dolore dei loro parenti non gliene frega nulla. Due parole di circostanza e se ne lavano ipocritamente le mani.
Una sorta di “chi ha dato ha dato e chi ha avuto ha avuto, scurdammoce ‘o passato”.
Un passato lastricato di vittime innocenti, ma anche questo per la Cassazione francese e per le anime belle della sinistra nostrana pare sia un dettaglio.
Vergogna.