Ad inizio settimana, Francia, Germania e Gran Bretagna hanno emesso un comunicato congiunto che recita: “Riterremo l’Iran responsabile se non rispetta i suoi obblighi nucleari”. I tre Paesi non sono rimasti convinti dalla spiegazione di Teheran riguardo al ritrovamento da parte dell’AIEA di tracce di uranio arricchito all’84%. Secondo il regime si è trattato di un “errore” non intenzionale.
In ogni caso, l’Iran non ha alcuna giustificazione per l’arricchimento civile dell’uranio a un livello così elevato. Questi e altri passi portano Teheran pericolosamente vicino all’effettiva attività relativa alle armi nucleari e minano le affermazioni secondo cui il programma è a scopo pacifico. L’escalation del programma nucleare, infatti, solleva interrogativi sulle reali intenzioni e rappresenta una chiara minaccia per la Regione e la sicurezza globale.
Nel frattempo, Teheran continuare a mentire anche sulla vendita di armi, munizioni e droni Shahed 136 alla Russia. In risposta all’atteggiamento ostile degli ayatollah, Usa e Israele avrebbero predisposto un’agenda comune per bloccare i progetti nucleari iraniani. Lo ha riferito lo stesso premier israeliano, Benjamin Netanyahu, dopo l’incontro con il segretario americano alla Difesa Austin, avvenuto all’aeroporto di Tel Aviv. Il Primo Ministro israeliano ha affermato: “Abbiamo un’agenda comune per impedire all’Iran di acquisire armi nucleari e prevenire l’aggressione iraniana, mantenendo la prosperità e la sicurezza di questa regione”, aggiungendo che Usa e Israele sono uniti per allargare il “cerchio della pace”.
Le preoccupazioni a livello internazionale sulla minaccia iraniana che grava sul quadrante mediorientale ma con possibili ripercussioni anche in Europa, è ben giustificata. L’incessante opera del regime di Teheran impegnato dagli anni ’80 nel continuo processo di infiltrazione dapprima in Libano e successivamente in Iraq e Siria, con componenti terroristiche, non rende giustizia al suo popolo gravato dalle sanzioni internazionali, dalla crisi economica e ultimo, in ordine di tempo, dalla pandemia da Coronavirus.
Gli oppositori al Regime, quasi tutti in esilio forzato e minacciati dal servizio segreto iraniano, il Vevak, pur nel tentativo di alzare la voce, quantomeno dall’Occidente, non riescono ad attecchire in Patria, dove l’opposizione è tacitata, controllata, minacciata e segregata.
Un alto funzionario statunitense ha affermato che l’Iran sta riprendendo la collaborazione con la Corea del Nord per la realizzazione di missili a lungo raggio. Teheran potrebbe anche accumulare la quantità necessaria di uranio arricchito per dotarsi di un’arma nucleare entro la fine dell’anno. Il programma di sviluppo di missili balistici a medio e lungo raggio iraniano si presenta come un’imponente rafforzamento delle capacità offensive di Teheran. Dai missili avanzati a propellente solido a quello liquido a quelli teleguidati di precisione. L’Iran ha inteso trasferire parte di queste tecnologie agli Houthi nello Yemen, alle milizie sciite iraniane, al regime di Assad in Siria, ad Hamas a Gaza e Hezbollah in Libano.
Se l’approvvigionamento agli yemeniti è stato studiato in chiave anti-saudita e, in parte, per il controllo del Golfo Persico dalle due sponde, quello in favore dei gruppi terroristici mediorientali e della Siria, sicuramente rivolto alla preparazione ed al compimento di azioni contro Israele.
Il programma iraniano è progredito negli ultimi anni, pur essendo il Paese soggiogato alle sanzioni internazionali. In un recente passato Teheran ha, infatti, beneficiato della cooperazione nordcoreana basata per lo più su progettazioni dell’ex Urss, successivamente della Cina e, appunto, della Corea del Nord. Proprio quest’ultima collaborazione potrebbe condurre l’Iran a una decisa accelerazione nell’assemblaggio di missili nucleari a lungo raggio. Infatti, l’unica ostativa alla dotazione e all’eventuale utilizzo di un’arma nucleare è un vettore idoneo alla veicolazione dell’ordigno sul target prefissato. L’Iran non possiede bombardieri a lungo raggio e l’unica soluzione plausibile è, quindi, il montaggio della testata su un missile in grado di raggiungere e colpire l’obiettivo. Gli iraniani hanno comunque dimostrato una notevole capacità di impiego degli armamenti in dotazione con abbattimento di aerei di linea e quando è riuscita nell’intento di minare il naviglio in transito nel Golfo Persico.
Medesima competenza dimostrata nel lancio di missili balistici contro le basi statunitensi in Iraq, contro l’Isis in Siria e i dissidenti curdi. Ciò dimostra che i suoi missili Zulfiqar, Fateh, Qiam e Shahab stanno aumentando di letalità. Inoltre, è notizia recente quella per cui Teheran avrebbe mandato in orbita nello spazio un satellite per uso militare.