Da Ramstein niente carri Leopard 2 per l’Ucraina, almeno per il momento. Dalla riunione del Gruppo di Contatto per la difesa dell’Ucraina (Ukraine Defense Contact Group) che si è svolto nella base americana in Germania, Volodymyr Zelensky non ha ottenuto ciò che sperava, nonostante le pressioni Usa sugli alleati affinché continuino a rifornire di armi Kiev. La guerra, dunque, è ancora lontana da una svolta diplomatica, anzi. Il segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin, individua una finestra di opportunità per Kiev in primavera quando potrebbe sferrare una controffensiva: “Non è molto tempo e dobbiamo mettere insieme le giuste capacità”, ha detto. Anche se questo non assicurerebbe all’Ucraina il ritiro, nell’arco del 2023, di tutte le forze russe dai territori attualmente occupati. Gli Usa tuttavia puntano su questa ‘finestra primaverile’ e per questo occorre consegnare armi più sofisticate, come appunto i carri Leopard.
Da Ramstein niente carri Leopard per l’Ucraina
I mezzi blindati di fabbricazione tedesca, dunque, servono a questo obiettivo e non solo. Ma la Germania non è convinta anche se per bocca del ministro della Difesa, Boris Pistorius, ha fatto sapere che “nessuna decisione è stata presa” in merito all’invio dei carri Leopard. E ha aggiunto che Berlino non si oppone a questa possibilità, piuttosto “le posizioni sono ben lungi dall’essere così omogenee come si potrebbe pensare”. Polonia e Finlandia, invece, premono affinché i mezzi vengano inviati e si sono dette pronte a consegnarli immediatamente. Ma qualsiasi spedizione di materiale bellico tedesco non può avvenire senza il consenso di Berlino.
Nulla di fatto per Zelensky, dunque, che però non molla. La richiesta dei carri Leopard ricorda quella fatta ai Paesi Occidentali all’inizio del conflitto: chiudere lo spazio aereo sull’Ucraina. Una richiesta irricevibile da parte della Nato, almeno formalmente, perché avrebbe significato aprire uno scontro diretto con la Russia.
Anche nel caso di invio dei mezzi blindati tedeschi, il rischio è di una escalation. Certo, fornire carri Leopard non è come “chiudere il cielo” sopra l’Ucraina ma aprirebbe a diverse interpretazioni da parte della Russia. Mosca, per il momento, attraverso il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha fatto sapere nuove forniture di armi a Kiev “non cambieranno nulla in termini di progressi della Russia verso i suoi obiettivi”. Anzi, secondo Peskov è bene “non esagerare l’importanza dei nuovi aiuti militari in termini di capacità di fare la differenza” in campo. Piuttosto, si dice certo che il nuovo programma di invio armi, “darà all’Ucraina più problemi” per via della “manutenzione e riparazione” che le stesse armi richiedono. Ma queste dichiarazioni non rincuorano i Paesi Occidentali.
Zelensky non si arrende
Al termine del vertice di Ramstein, il presidente ucraino ha dichiarato: “Sì, dovremo ancora lottare per la fornitura di carri armati moderni, ma ogni giorno rendiamo più evidente che non c’e’ alternativa”. Mentre il ministro della Difesa ucraino, Oleksii Reznikov, ha reso noto che le truppe ucraine cominceranno ad addestrarsi per utilizzare i carri armati Leopard 2 in Polonia. E ha aggiunto: “Spero che la Germania, con calma, dopo aver condotto le proprie consultazioni interne, giunga a una decisione sull’eventuale trasferimento di carri armati. Sono ottimista su questo”.
La posizione dell’Italia
Al vertice di Ramstein, che ha ospitato oltre 40 Paesi tra Nato, Unione Europea e anche extra-europei, ha partecipato anche l’Italia. “Ogni giorno è importante per risolvere la crisi in atto – ha detto il ministro della Difesa, Guido Crosetto – Ci aspettiamo nelle prossime settimane un inasprimento della guerra con un aumento esponenziale degli attacchi via terra che andranno ad aggiungersi a quelli missilistici portati dalla Russia in quest’ultimo periodo”, ricordando che i russi hanno formato oltre 300mila nuove reclute. “Oggi le nazioni che stanno aiutando l’Ucraina si sono incontrate per individuare come possono aiutare le forze armate di Kiev ad affrontare un probabile inasprimento del conflitto – ha aggiunto Crosetto – Bisogna passare dalle parole ai fatti nel più breve tempo possibile” ha affermato ancora il Ministro, spiegando che ogni nazione contribuirà fornendo materiale militare (batterie antimissili e mezzi terrestri) per aiutare la difesa ucraina a fronteggiare il peggioramento del conflitto che rischia di esserci nei prossimi mesi. Verrà inviato, inoltre, materiale civile, come gruppi elettrogeni, tende e vestiario. A Ramstein il Ministro Crosetto ha anche ribadito che l’Italia continuerà a fare la sua parte e lo ha confermato anche durante i diversi incontri avuti a margine della riunione dell’Ukraine Defense Contact Group, con il Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, con l’omologo ucraino, Oleksij Reznikov, e con i rappresentanti di altri Paesi Alleati e partner.