Le elezioni in Israele sanciscono il ritorno di Benjamin Nethanyau. Il blocco di destra ha ottenuto 65 seggi su 12o, regalando la maggioranza e la possibilità di governare dopo anni di instabilità politica. Fuori dal Parlamento la sinistra dei partiti Meretz e Balad, che non hanno superato la soglia di sbarramento del 3,25%.
Elezioni Israele: Likud arriva a 1 milione di voti
Alle 10.30 di giovedì 3 novembre, sono state scrutinate il 93, 6% della schede elettorali che confermano il dato emerso già dopo la chiusura delle urne. Il Likud, partito di Nethanyau, raggiunge il milione di voti ottenendo 32 seggi. Yesh Atid 24, Religious Zionism 14, Unità nazionale 12, Shas 11 e United Torah Judaism 8 seggi. Il partito arabo Ra’am, invece, otterrebbe cinque seggi, così come Hadash-Ta’al e Yisrael Beytenu. Mentre i Laburisti hanno ottenuto 4 seggi. Disfatta, invece, per Meretz sceso a circa il 3,15% dei voti e il partito Balad al di sotto del 3%. Un fallimento le cui motivazioni ricordano quelle legate alla disfatta della sinistra di casa nostra. Dalle pagine de Il Manifesto, Yigal Bronner, docente universitario di scienze politiche e attivista di ciò che resta del cosiddetto «campo della pace» israeliano, spiega: «Il Meretz era in declino da anni» dice «non ha voluto e saputo ridefinire il suo ruolo di forza di sinistra, ha continuato ad essere solo un punto di riferimento per la classe media istruita, progressista, ashkenazita e non si è avvicinato alle classi popolari, alle periferie delle città dove il costo della vita, la disoccupazione e il degrado sono un flagello. Non solo, sotto l’urto delle tendenze ultranazionaliste ora prevalenti nell’opinione pubblica, ha diluito l’impegno per una soluzione negoziata con i palestinesi. Errori tragici». Eppure, conclude Bronner, «i suoi dirigenti continuano a denunciare l’appello di Lapid e il mancato accordo elettorale con i Laburisti».
Elezioni Israele: exploit di Ben-Gvir
Ma il vero exploit di queste elezioni è Itamar Ben-Gvir, leader del partito Otzma Yehudit (Potere ebraico) alleato con Sionismo Religioso di Bezalel Smotrich. Ben-Gvi, considerato estremista e kahanista, porterebbe a casa 14 seggi e ambisce alla carica di ministro della Pubblica Sicurezza. Un elemento che potrebbe creare problemi a Nethanyau che dovrà contenere le ideologie di Ben-Gvi e degli ultraortodossi. Questi ultimi, infatti, contano sempre di più nel Paese per il fatto di poter contare su famiglie numerose grazie all’estrema propensione a fare figli.
Influencer populista: “Gli israeliani sono stupidi”
Dall’altra parte della barricata, invece, c’è la sinistra e il mondo laburista che esce sconfitto da queste elezioni. E siccome tutto il mondo è paese, anche in Israele chi non vota a sinistra è considerato il male. Per Hadar Mukhtar, l‘influencer populista di TikTok e leader del movimento Youths on Fire, gli israeliani sono stupidi. Dopo i risultati che non hanno premiato il suo movimento rimasto sotto la soglia di sbarramento, Hadar Mukhtar è esplosa: “Beh, sono rimasto in silenzio abbastanza a lungo – ha detto – Volete sapere cosa penso veramente dei risultati elettorali? La gente è stupida e la gente pagherà. Non lamentatevi con me se il prossimo anno i prezzi degli appartamenti aumenteranno del 22%. L’hai scelto, pagherai”. Il suo obiettivo era diventare ministro dell’Edilizia abitativa, tema al centro delle sue battaglie e della campagna elettorale per mettere in evidenza l’alto costo della vita e le lotte delle giovani generazioni per riuscire a pagare l’affitto.
Le priorità del governo Netanyahu
Ma oltre alle problematiche legate all’alto tasso di disoccupazione e al regime fiscale corrente in Israele, una priorità del nuovo governo di Netanyahu sarà quella connessa alla sicurezza interna e oltre confine. Lo stillicidio di attentati compiuti negli ultimi giorni con accoltellamenti, investimenti e agguati, compiuti dai soliti estremisti arabo-palestinesi, uniti alle crescenti tensioni con l’Iran, costituiranno un banco di prova assai impegnativo per l’esecutivo eletto.
Da registrare che proprio in Cisgiordania è in atto una vera e propria revisione all’interno dei ranghi delle varie fazioni terroristiche. A Ramallah, così come a Hebron e Nablus, i responsabili alla guida dei gruppi principali e delle singole cellule operative sono stati sostituiti da una nuova leva di militanti sorta con la costituzione di Areen Al-Aswad, la”Fossa dei leoni”, subito individuata e decapitata del suo leader, il 31enne Wadia al Houh, eliminato con un raid a Nablus il 23 ottobre scorso. Ma le attività del gruppo, costituitosi da pochi mesi, sono bene lungi dall’essere state neutralizzate. La provenienza eterogenea dei militanti e la loro vicinanza all’Anp, crea non pochi problemi in relazione ai modelli operativi da impiegare per la prevenzione, l’individuazione e lo smembramento delle cellule. Un problema di non poco conto che l’amministrazione Netanyahu dovrà affrontare anche in considerazione dell’estrema capillarità delle presenze radicate su tutto il territorio israeliano.
Un altro capitolo riguarda i rapporti sempre più tesi con Teheran. La recente fornitura alla Russia di centinaia di droni Shaded 136 e Mohajer 6, di cui all’ultimo volo di oggi con un cargo Il-76 (EP-PUS) dell’aeronautica iraniana volato da Teheran a Mosca, ha reso oltremodo complicata la situazione nel campo delle relazioni internazionali. Mosca tra tramando per creare un’alleanza di fatto con Pechino, Teheran e Pyongyang, una sorta di “barriera divisoria” che separerebbe i due emisferi per fasce di influenza. Ed in questo Israele si trova ad ergersi quale baluardo dell’Occidente e a fare da argine alle politiche espansionistiche persiane.
Il nuovo Premier di Gerusalemme non è comunque nuovo nell’affrontare sfide di ogni genere. Già in passato ha ripetutamente trionfato sui detrattori e risollevato le sorti del Paese, intavolando, inoltre, trattative di spessore con interlocutori delle più varie estrazioni, da Fatah a Istanbul, da Riad a Baghdad, sino a porre le basi per gli Accordi di Abramo, stipulati anche grazie al ruolo fondamentale del presidente USA Donald Trump. Un ottimo curriculum in vista delle prossime sfide.
***Francesca Musacchio – Davide Racca