Un presidente sull’orlo di una crisi di nervi e una nazione che non lo sostiene. Vladimir Putin, dopo le epurazioni continue degli ultimi mesi provocate da decessi quantomai strani, almeno dodici, è un leader isolato. La paranoia che traspare dalle sue parole, registrate nella serata del 20 settembre e rese pubbliche la mattina seguente, lo confermano.
Il presidente russo ha annunciato una mobilitazione parziale, 300.000 riservisti, una definizione che mal si addice ad una ammissione di carenza di carne da cannone da schierare lungo l’ampio fronte apertosi all’indomani dell’avanzata delle truppe ucraine. Nella storia, la Russia aveva annunciato la mobilitazione generale solo nel 1914 e nel 1941, in prossimità dei due conflitti sfociati in guerre mondiali. Seghej Markov, ex consigliere di Putin, oggi presidente dell’Istituto ricerche politiche di Mosca, ha commentato il discorso del leader parlando di un mondo ostile e di una pericolosa politica anti-russa volta a indebolire e distruggere la nazione che potrebbe portare inevitabilmente all’utilizzo di armi atomiche.
Il Presidente Joe Biden, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ha dichiarato che “un membro del Consiglio di sicurezza dell’ONU ha invaso il suo vicino per cancellarlo dalla mappa. La Russia ha violato il principio di occupazione delle Nazioni Unite con la forza senza alcuna provocazione e nessuno ha minacciato la Russia. La guerra in Ucraina è una guerra di un solo uomo”.
Ma la Russia, come annunciato, userà tutti i mezzi per proteggersi ed è pronta anche all’utilizzo di armi nucleari.
Le minacce sono state indirizzate soprattutto agli Usa, ma anche a Londra, che per bocca del neo Primo ministro, Mary Elizabeth Truss, nelle settimane trascorse ha dichiarato di essere pronta a “schiacciare il pulsante” per prima se la Russia avesse seriamente minato la sicurezza della Gran Bretagna.
I risultati dei referendum farsa che si svolgeranno dal 23 al 27 settembre nel caso di una vittoria dei sostenitori dell’annessione di Mosca, potrebbero ulteriormente far innalzare le tensioni, poichè le autoproclamate repubbliche autonome del Donbass, Lugansk e Donetsk e le aree degli oblast di Kherson e Zaporizhzhia, sarebbero assoggettate alla “protezione russa” ed ogni tentativo di attacco verrebbe considerato come un attacco diretto all’intera nazione per difenderne la sovranità.
In parallelo agli eventi politici, le basi russe sono al livello massimo di allerta e i militari hanno visti revocati permessi e licenze mentre nello spazio si affrontano due tecnologie parallele, quella russa e quella americana, che monitorano ogni mossa degli avversari, Cina compresa.
All’interno dell’establishment c’è però chi rallenta.
Dalla parte dei militari si lamenta una iniziale scarsità di munizioni per il fronte, la carenza di approvvigionamenti ed un elevato numero di perdite di materiali, mal sostituiti con quelli forniti da Teheran e Pechino, di scarsissima qualità.
Questa, in estrema sintesi, la minaccia contro l’Occidente, colpevole, a dire di Mosca, di russofobia e di avere sostenuto il nemico ucraino conducendo di fatto una guerra per procura contro Mosca.
Il popolo, da parte sua, non offre certo il sostegno adeguato al premier.
Dalle 19 di oggi, 21 settembre, sono in corso manifestazioni contro la mobilitazione ordinata da Putin con persone arrestate in modo indiscriminato e incidenti con le forze dell’ordine. Le piazze si sono mobilitate in molte località del paese a cominciare da Mosca, nei pressi del ministero degli Affari Esteri, ma anche San Pietroburgo, Belgorod, Kursk, Rostov, Ekaterinburg, solo per citarne alcune.
Fuga da Mosca
In concomitanza con la cronaca che scorre velocemente, si sono segnalate code interminabili ai confini con la Finlandia, peraltro blindati, mentre Estonia e Lettonia hanno dichiarato che non concederanno asilo ai russi sfuggiti alla mobilitazione.
I voli di sola andata dalla Russia si sono esauriti rapidamente dopo il discorso del presidente Putin lasciando presagire che agli uomini in età da combattimento non sarebbe stato permesso di lasciare il paese. Cade nel vuoto la rettifica del ministro della Difesa, Sergei Shoigu, nella quale si afferma che il richiamo alle armi sarebbe stato limitato a coloro che hanno esperienza come soldati professionisti, non coinvolgendo gli ex coscritti.
I dati rilevati con google trends nelle ultime 24 ore, hanno mostrato un picco nelle ricerche per Aviasales, che è il sito web più popolare della Russia per l’acquisto di voli. Anche le rotte con scali, comprese quelle da Mosca a Tbilisi, non sono più disponibili, mentre quelli più economici verso Dubai costano più di 300.000 rubli, circa cinque volte il salario medio mensile.