Sale la tensione tra Mosca e Gerusalemme. A luglio, secondo l’agenzia di stampa RIA Novosti, la Russia avrebbe chiesto all’Agenzia ebraica di cessare tutte le attività idonee a consentire agli ebrei residenti nel paese di compiere l’Aliya, il viaggio di ritorno in Israele. Una decisione pesante che ha aperto un importante fronte di crisi diplomatica. L’Agenzia ebraica per Israele, infatti, è la più grande organizzazione senza scopo di lucro, fondata nei primi del Novecento, con lo scopo di favorire il rientro degli ebrei in patria. Ma secondo i russi, l’Agenzia violerebbe non meglio identificate leggi di Mosca. Una fonte diplomatica israeliana di alto livello ha dichiarato che la Russia avrebbe accusato l’Agenzia Ebraica di raccogliere illegalmente informazioni sui cittadini russi.
La politica di Israele sull’Ucraina, però, non è cambiata sotto Lapid
In realtà, la posizione di Israele nel conflitto ucraino sarebbe alla base delle decisioni russe. Il giro di vite sull’Agenzia Ebraica è arrivato nel momento in cui Yair Lapid, che ha criticato a gran voce l’invasione russa dell’Ucraina, è stato nominato Primo Ministro, una investitura che non ha ricevuto le consuete congratulazioni da parte del presidente russo Vladimir Putin, né con una lettera né con una telefonata. L’ambasciatore russo, Anatoly Viktorov, ha inoltre espresso il timore che Lapid renda più difficili le relazioni tra Russia e Israele, come riferito dalla rete televisiva israeliana Channel 12. L’ambasciata russa ha negato la notizia, ma ha comunque colto l’occasione per sottolineare che i funzionari israeliani dovrebbero essere “meno di parte e più equilibrati”.
Gerusalemme non ha inviato alcun aiuto militare a Kiev se non di tipo umanitario per il timore di mettere a rischio il meccanismo di deconfliction con la Russia che consente a Israele di colpire obiettivi iraniani in Siria. La richiesta di chiusura dell’Agenzia, il cui caso giudiziario è attualmente depositato presso il tribunale distrettuale Basmanny di Mosca, è in stretta connessione con presunte violazioni della legge russa, anche se l’aperto appoggio di Israele all’Ucraina e i recenti bombardamenti in Siria, hanno sicuramente avuto il loro peso nella decisione delle autorità moscovite.
Mosca a caccia di spie straniere
Nelle scorse settimane, inoltre, nell’ambito delle azioni preventive atte ad impedire l’infiltrazione nel paese di inviati delle agenzie di spionaggio, la Russia ha ampliato la definizione di “agente straniero”, includendovi chiunque riceva sostegno dall’estero e si impegni in azioni che, secondo le autorità, sono contrarie all’interesse nazionale russo. Questa categoria potrebbe essere stata applicata all’Agenzia Ebraica o ad altre organizzazioni israeliane che operano in Russia.
L’ambasciatore di Israele, Alexander Ben-Zvi, proprio nel luglio scorso ha incontrato il viceministro degli Esteri russo, Mikhail Bogdanov, per chiedere informazioni sulle misure adottate nei confronti dell’Agenzia in considerazione del fatto che il ministero della Giustizia russo aveva inviato una lettera alla sede dell’organizzazione, ottenuta in esclusiva dal Jerusalem Post, con un elenco di presunte violazioni della legge e delle relative conseguenze derivanti.
Mosca- Teheran: l’asse che non piace a Gerusalemme
I rapporti con Israele sono, comunque, a un punto critico da quando l’Iran ha iniziato a fornire a Mosca centinaia di droni da utilizzare per la guerra contro l’Ucraina. In cambio della fornitura Mosca contribuirà all’addestramento degli ufficiali iraniani su strategie e tattiche in teatri bellici e, non escluso, ad applicare misure non meglio definite contro Israele. Come parte di esse, martedì scorso la Russia ha lanciato il satellite Khayam dotato di una fotocamera ad alta risoluzione da utilizzare in sinergia con il governo iraniano per scopi ufficialmente “civili”. Il portavoce del governo iraniano ha annunciato che la Repubblica islamica prevede di acquisire altri tre satelliti simili da destinarsi ad attività nel settore della ricerca.