La strage al Pulse di Orlando, in Florida, ha sconvolto gli Stati Uniti. La più grave strage con armi da fuoco nella storia del paese. Se sulla stampa della Florida prevale lo sconcerto per un attacco avvenuto senza preavviso in una località generalmente tranquilla, sui giornali nazionali, come New York Times, Usa Today e Washington Post, la strage accende il dibattito su armi, terrorismo e omofobia.
Dalle colonne del New York Times, storico quotidiano liberal, Frank Bruni, sottolinea come l’azione terroristica non sia un’azione diretta solo contro la comunità LGTB, ma un chiaro attacco contro la libertà stessa. “Come il massacro negli uffici di Charlie Hebdo a Parigi non era un attacco solo contro i vignettisti satirici, entrambi sono attacchi contro la libertà in sé. Entrambi hanno per bersaglio delle società che, per la loro parte migliore, integrano e mettono in risalto diversi punti di vista, diverse credenze, diversi modi di amare. E parlare di un massacro dal significato meno ampio significa perdere di vista il vero messaggio, il pericolo più minaccioso e la vera posta in gioco.” Per il Washington Post, l’attentato al Pulse, “sembra fatto apposta per scatenare le passioni più violente in un paese che è già al limite a causa di un’orrenda campagna elettorale. Terrorismo di matrice islamica, omofobia, disponibilità di armi da guerra – sono tutti possibili fattori. In una situazione del genere la tentazione di trarre numerose conclusioni o di trarle in modo affrettato è forte. Ma sarebbe anche sbagliato voltare le spalle ai fatti che abbiamo davanti. Abbiamo bisogno di leader che capiscano la complessità della sfida, non di quelli che inseguono il potere sfruttando e alimentando i pregiudizi”.
Un attacco indiretto nei confronti del candidato repubblicano Donald Trump, che sul suo account Twitter, subito dopo la strage, ha tuonato contro i musulmani e l’amministrazione Obama, colpevole, a suo dire, di non aver fatto abbastanza per evitare questo tipo di attacchi. L’effetto Orlando sulla campagna elettorale per le presidenziali è evidente. A sottolinearlo sono tutti i principali quotidiani statunitensi e internazionali. Orlando aiuterà Trump. Questa è la sensazione comune, ripresa anche dalla stampa russa e in particolare dal canale all news Russia Today che ha dedicato ampio spazio alla vicenda, affermando che le parole di Trump sui musulmani, seppure deprecabili, rappresentino comunque il sentire di gran parte degli americani. L’anti-trumpismo di buona parte del mondo dell’informazione d’oltreoceano, rischia di far perdere di vista la minaccia alla nazione che arriva dal jihadismo. “Stanno arrivando. Il gruppo Stato islamico (Is) pubblica degli ‘elenchi dei bersagli’ statunitensi. Ognuno di noi è su quegli elenchi”, scrive il New York Post “sarebbe tempo di toglierci i guanti. Lasciamo che l’Fbi e la polizia di New York sorveglino le moschee. Lasciamo che queste agenzie facciano quello che devono senza aver paura di offendere le organizzazioni per i diritti umani e i progressisti laici il cui primo pensiero quando sentono parlare di attacchi come questo è ‘Oh no. Questo aiuterà Trump’”. Armi, terrorismo e omofobia, questi i temi al centro del dibattito all’indomani della strage di Orlando. Un attacco che avrà importanti ripercussioni sulla campagna elettorale in vista delle presidenziali di novembre.