La Cina contro Draghi. Da queste pagine, esattamente un anno fa, avevamo segnalato l’intenzione di Xi Jinping di far cadere il governo guidato dall’ex governatore della Bce. E per farlo, avevamo avvertito, che avrebbe usato come grimaldello il Movimento Cinque Stelle.
Le analisi di intelligence avevano colto, per quanto sia difficoltoso infiltrare la Cina, segnali in questo senso avvertendo Palazzo Chigi. Draghi, dunque, sarebbe corso ai ripari mettendo a posto qualche tassello proprio all’interno dei servizi segreti. Arrivarono Elisabetta Belloni al Dis e Franco Gabrielli nel ruolo di Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, delega che Giuseppe Conte premier ha sempre mantenuto per sè.
Adesso il progetto di Pechino si è palesato in tutta la sua chiarezza. Dalle pagine del Global Times, il quotidiano ufficiale del partito Comunista cinese, arriva un duro attacco a Draghi e anche a Luigi Di Maio, che nel frattempo ha lasciato il M5S aderendo alla linea atlantista e europeista che all’interno del movimento grillino ha combattuto per anni.
L’occasione per l’attacco a Draghi è il sostegno dell’Italia all’Ucraina in chiave antirussa
Secondo il quotidiano cinese, la crisi di governo italiana è stata causata dalla posizione del governo a favore di Kiev e le relative sanzioni a Mosca. “Le dimissioni del capo del governo di un Paese europeo sono legate alla situazione interna, ma gli errori di calcolo diplomatico e le politiche sbagliate – ad esempio l’approccio duro dell’Italia nei confronti della Russia – devono aver aggravato la situazione – si legge in un editoriale – Il sostegno dell’Italia all’Ucraina, insieme ad altri Paesi dell’UE, e l’aumento graduale delle sanzioni contro la Russia sono deleteri per la soluzione dei problemi interni dell’Italia”. E poi l’attacco frontale a Di Maio: “Dopo che Draghi si è offerto di dimettersi, Di Maio ha sostenuto che l’attacco a Draghi da parte di Giuseppe Conte, attuale leader del partito M5S, sta ‘aiutando la propaganda di Putin e l’autocrazia a scapito della democrazia’. Si tratta di un’assurdità e di un uso irresponsabile di nemici esterni per disinnescare una crisi interna”.
Una posizione che evoca le recenti rivendicazioni di Giuseppe Conte: basta armi all’Ucraina e sanzioni alla Russia. Rivendicazioni che hanno fatto traballare il governo già nei mesi scorsi, innescando ad esempio il surreale dibattito sull’invio a Kiev di armi difensive o offensive. Poi è arrivata la svolta, culminata nel mancato voto di fiducia al governo da parte dei grillini al Senato. A luglio dell’anno scorso, dunque, la guerra di Xi Jinping a Draghi era appena iniziata e il conflitto in Ucraina ha offerto una sponda a questo progetto.
Ma più in generale, le analisi di intelligence negli ultimi anni hanno segnalato come l’avvento del Movimento Cinque Stelle nella politica italiana è paragonabile all’invasione dei barbari. E gli eventi degli ultimi giorni avvalorano questa tesi. Un gruppo di persone, rispettabili quanto oneste, ma decisamente poco avvezze ad amministrare la res publica, hanno flagellato le istituzioni già messe a dura prova da una classe politica che spesso ha coltivato solo i suoi interessi e non quelli della collettività. E così, ai ‘barbari rivoluzionari’ il popolo ha affidato le ultime speranze per un cambio di passo reale.
Una volta nei palazzi, però, sono emersi limiti, contraddizioni, incapacità e in alcuni casi anche avidità (che, fuori da ogni giudizio, è nell’indole dell’essere umano).
A peggiorare ulteriormente la situazione ci hanno pensato altre forze populiste di segno opposto, che hanno copiato lo stile dei 5S nutrendo la pancia del proprio elettorato e alimentando la rabbia, lo scontro sociale e persino la violenza di cittadini verso altri cittadini. Come se fossero gli uni e gli altri i soli responsabili dei mali del Paese. E così si è andato avanti per anni. Oltre 10. Troppi per uno Stato. Ma è soprattutto in politica estera che il Movimento Cinque Stelle ha segnato una svolta verso accordi discutibili, come ad esempio quelli con la Cina.
Ma il sistema, ad un certo punto, ha iniziato a reagire. O almeno ci ha provato. Nonostante fosse fiaccato dall’onda di populismo che dalle piazze si è riversata nei palazzi travolgendo ogni cosa, la reazione lentamente è venuta a galla: l’obiettivo era preservare quel poco di buono che è rimasto confidando in figure di alto profilo fuori e dentro le istituzioni. Quindi, dapprima l’infiltrazione nel Movimento. Poi la destabilizzazione e infine l’implosione: quella che si sta consumando sotto i nostri occhi
Ma è ancora una lotta impari, disseminata di trappole e pericoli…
Dalle ceneri di quello che fu il Movimento 5 Stelle, teorizzato e realizzato da Casaleggio padre, rinascerà sicuramente un fuoco che continuerà ad ardere. Ma sarà circoscritto e innocuo. Avrà un’anima rivoluzionaria, barricadiera, incazzata e per questo profondamente illogica. Ma esisterà. Fino a quando, forse fra anni, il mondo raggiungerà un nuovo equilibrio internazionale stabile, con forze opposte che si respingono a vicenda senza mai scontrarsi. Come accadde dopo la seconda guerra mondiale fino allo scoppio del conflitto in Ucraina.
Nel frattempo, le mutazioni della politica porteranno nuovi partiti e nuovi leader. E noi rileggeremo le pagine di questi anni con ironia e terrore.