Il presidente americano Joe Biden sarà in Medio Oriente dal 13 al 16 luglio, con tappe in Israele e in Arabia Saudita, dove incontrerà il principe Mohammed bin Salman. Al centro del viaggio, annunciato con largo anticipo dai funzionari della Casa Bianca, ci saranno i rapporti tra Gerusalemme e mondo arabo del Golfo, in particolare con Riad.
La road map della Casa Bianca per normalizzare i rapporti tra Israele e Arabia Saudita
La Casa Bianca, infatti, sta lavorando a una “road map per la normalizzazione” tra i due Paesi anche dopo un primo test operativo avvenuto con le isole Tritan e Sanifar, mentre il 23 giugno, l’ambasciatore Deborah Lipstad, inviata speciale americana per l’antisemitismo, era impegnata in alcuni incontri a Riad per discutere gli importanti mutamenti in corso in Medio Oriente.
Washington sta studiando anche una sua visione per una “difesa aerea del Medio Oriente” che coinvolgerebbe gli Usa, Israele ed altri Paesi arabi, tra cui appunto l’Arabia Saudita. Il progetto consisterebbe nella creazione di una rete regionale di radar, sensori e sistemi di difesa aerea, ed è il frutto di due elementi. Il primo è quello degli Accordi di Abramo che hanno permesso la normalizzazione dei rapporti tra lo Stato ebraico e alcune monarchie sunnite del Golfo (non ancora l’Arabia Saudita). Il secondo, l’intensificarsi delle minacce prodotte delle componenti più aggressive del regime iraniano, con alcuni gruppi armati regionali come gli Houthi che hanno colpito più volte Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita.
In proposito si espresso ieri sera il Ministero degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, dichiarando che “L’idea americana di fondere i sistemi di difesa israeliani con quelli dei Paesi arabi contro l’Iran è una provocazione.Ciò rappresenta una minaccia per la nostra sicurezza nazionale e la sicurezza della regione”.
Le cinque richieste di Abu Mazen a Joe Biden
Sul fronte palestinese, Abu Mazen, presidente dell’Anp, proverà a chiedere agli Usa di riportare il governo israeliano a negoziati seri con i palestinesi, riaprire il consolato Usa a Gerusalemme, rimuovere l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) dalla lista dei gruppi terroristici e riaprirne gli uffici a Washington, premere sulle autorità israeliane affinché mettano fine all’escalation contro i palestinesi e ristabilire gli aiuti finanziari all’Anp.
Proprio nell’imminenza dell’arrivo di Joe Biden, il neo-primo ministro israeliano, Yair Lapid, ha tenuto il primo colloquio con il presidente dell’Autorità Palestinese dopo oltre cinque anni, in occasione della festa di Eid al-Adha. “I due hanno parlato della continuazione della cooperazione e della necessità di garantire tranquillità e stabilità”, ha affermato venerdì l’ufficio del Presidente del Consiglio. Abu Mazen si era congratulato con Lapid per essere diventato il 14° Primo Ministro di Israele la scorsa settimana. La telefonata tra Abu Mazen e Lapid è stata preceduta dal colloquio tra il presidente Isaac Herzog e lo stesso Mazen, oltre che da un incontro che il ministro della Difesa Gantz ha tenuto con lui a Ramallah giovedì sera. Gantz ha aggiornato Abu Mazen sulla complessità del prossimo periodo in Israele e i due hanno convenuto di continuare uno stretto coordinamento della sicurezza ed evitare misure che danneggerebbero la stabilità. L’incontro è stato definito “cordiale” e si sarebbe svolto in “un’atmosfera positiva” che avrebbe consentito la cooperazione per pianificare la sicurezza in previsione della visita in Israele di Biden.
Il ministro della Difesa israeliano ha successivamente rivelato ai giornalisti che il Presidente degli Stati Uniti dovrebbe visitare la prossima settimana la base strategica militare di Palmachim dove gli verranno presentati i sistemi avanzati di difesa aerea: Arrow, David Sling, Iron Dome e un potente sistema di intercettazione laser, Magen Or. Il tutto finalizzato ad accelerare i progetti politici e militari nell’area mediorientale.
Sul summit incombe la minaccia terroristica
Nel frattempo, le maggiori organizzazioni terroristiche palestinesi operanti dalla Striscia di Gaza al Libano, starebbero pianificando attacchi proprio in concomitanza con la visita di Biden. Jihad islamica, Hamas, il Fronte popolare per la liberazione della Palestina, non hanno visto di buon occhio le aperture e gli incontri “cordiali” tra rappresentanti israeliani e Anp. Anche Hezbollah ha fatto sentire la sua voce, parlando di una linea politica lontana dagli interessi dei palestinesi. Abu Mazen, però, prima di parlare con Lapid e incontrare Ganz aveva avuto un incontro con il presidente algerino, Tebboune, che aveva riunito Ismail Haniyeh, Capo dell’ufficio politico dell’organizzazione terroristica di Hamas, e il residente dell’Autorità Nazionale Palestinese, in un meeting, definito “fraterno” da Hamas.
(Photo by Lion Udler)