“L’essere amata è per la donna un bisogno superiore a quello di amare”, scriveva Sigmund Freud e sembra essere molto attuale anche oggi a quasi 100 anni di distanza. Donne innamorate uccise dal loro stesso amore, fiduciose e tradite dalla loro famiglia e dai fidanzati. Secondo alcuni dati Eures, dal 2010 al 2014 il 70,6% delle vittime in Italia sono donne e solo il 19,5 % uomini. Da gennaio a maggio 2015 sono state uccise 63 donne e nonostante ci sia stata una lieve decrescita nello stesso periodo del 2016, contando 55 vittime, questo fenomeno sembra non voler lasciare spazio al buon senso. Uomini macchiati della loro stessa viltà che uccidono, perché troppo grande la loro piccolezza d’animo. Uomini che non sanno comunicare il loro dolore se non uccidendo la fonte delle loro delusioni più grandi.
Dal 2005 al 2015 il 77,5% delle uccisioni sono avvenute all’interno della famiglia e il 70% in una coppia unita, solo il 30% da un ex. Sono molteplici i moventi che hanno portano alla morte di queste ragazze e donne, il 38,6 % è riconducibile a delitti per possesso e passionalità e il 25,7% per liti e dissapori.
Dal 2005 al 2015 su 846 vittime donne, di cui 624 italiane, 275 sono state uccise con un’arma da taglio e 255 da arma da fuoco. Le percosse ne hanno uccise 38 e gli strangolamenti 76. Sempre nel periodo di tempo che va dal 2005 al 2015, su 846 violenze soltanto 74 sono state denunciate alle forze dell’ordine: l‘81% sono italiane. Nell’Italia, da sempre divisa da nord a sud, esistono forti differenze anche in tema di femminicidi. Il primato va al nord con il 44,3% di vittime di sesso femminile, dando il primo posto proprio alla Lombardia. Il sud raggiunge il 35,5% e in coda il centro Italia con il 20,1% dei delitti verso le donne, quasi tutti consumati nel Lazio.