Seggi vuoti e niente quorum per il referendum. L’unico risultato che ha prodotto la tornata elettorale del 12 giugno 2022 è stato quello di toccare con mano il disinteresse degli elettori. Tema complesso e preoccupante che impone una seria riflessione sul futuro.
E proprio da qui parte l’analisi di Francesco Storace su 7Colli che si chiede: “Se il prossimo anno, alle politiche, il popolo diserterà i seggi che accadrà? Fatevela la domanda, se vi va davvero di ragionare sul sabotaggio dei referendum sulla giustizia. Niente, non succederà niente, risponderanno i più cinici, semplicemente si fregheranno le poltrone di deputati e senatori con la metà della metà dei voti. Camera e Senato non hanno bisogno di quorum”.
Alle politiche seggi senza quorum per il referendum
Il referendum, in particolare, strumento per eccellenza di quella democrazia diretta di cui negli ultimi 10 anni pezzi dell’attuale maggioranza hanno abusato, è stato di fatto sabotato.
“Il non voto referendario demolisce un pezzo della nostra democrazia – sottolinea Storace -Una campagna immonda ha consentito di sabotare la consultazione con il noquorum. Un abuso. Perché se la stessa campagna la fai alle politiche i seggi vengono attribuiti anche se vota l’1 per cento. È quanto accade alle elezioni suppletive, ad esempio, dove ci tocca vedere parlamentari eletti con il 10 per cento di affluenza alle urne. Partiti che non si rendono conto del precipizio che incombe, non meritano di essere considerati. Sia che abbiano vinto sia che abbiano perso sul fronte del sì che su quello del no. Lo si è visto anche alle comunali, a parte lo scandalo palermitano”.
Non ci sono più costruttori di sogni
La debacle referendaria, però, non è l’unico segnale del voto di domenica. La tendenza è al ribasso, in tutti i sensi, e riguarda anche l’elezioni di sindaci e amministratori locali. “Eleggere sindaci con percentuali di partecipazione popolare attorno alla metà del corpo elettorale è davvero indegno – si sottolinea dal sito 7Colli – Non si è più capaci di mettere in campo i costruttori di sogni, quelli che portano gli elettori a votare per la forza delle loro idee e non perché chi comanda nel partito è meglio di quell’altro… C’è una politica che è morta dietro le cifre dell’affluenza ai seggi di ieri e bisogna rendersene conto. La crisi dei partiti è legata a quella della democrazia. Stiano ben attenti il prossimo anno. Se alle politiche si dovesse ripetere la campagna astensionista e in modo più evidente, ci sarà pure chi “vincerà” le elezioni. Ma si troverà contro il muro dell’indifferenza popolare che prima o poi si tramuterà in rivolta. E nei Palazzi trionferà l’illegalità, peggio di prima. Senza voti sarà contento Letta: ma il vincitore si chiamerà Pirro”.