La resa del battaglione Azov nell’acciaieria di Mariupol potrebbe rappresentare la vittoria di cui Putin ha bisogno in Patria per raccontare che l’opera di denazificazione in Ucraina è andata a buon fine. Una vittoria di Pirro, certo, ma funzionale per offrire allo zar la possibilità di sedersi “con onore” al tavolo delle trattative. E Zelensky, pare spinto da Israele, avrebbe accettato di sacrificare (spera temporaneamente) gli uomini del battaglione in previsione del cessate il fuoco.
Mariupol sarebbe persa, almeno per il momento
Come prevedibile, l’evacuazione di 265 uomini dall’acciaieria è già una potente arma di propaganda per Mosca che chiede l’inserimento del battaglione Azov nell’elenco delle organizzazioni terroristiche. E il presidente della Commissione Esteri della Duma russa, Leonid Slutsky, propone una moratoria sulla pena di morte nel Paese per i soldati di Azovstal. Ma gli ucraini sperano ancora di poter trattare e salvare gli uomini del battaglione che dopo l’evacuazione sono in mani russe. Il Presidente Zelensky punterebbe ad uno scambio di prigionieri. Ma a giudicare da come i russi hanno abbandonato per strada, senza riserve, i corpi di centinaia di soldati morti in Ucraina, l’operazione si preannuncia difficile. A meno che Kiev non abbia in mano prigionieri russi di spicco.
In ogni caso, sulla vicenda dell’acciaieria simbolo della resistenza ucraina all’invasione russa, la questione rimane aperta. All’interno si troverebbero ancora qualche centinaio di soldati del battaglione Azov. In tutto, infatti, sarebbero 600 quelli che hanno resistito per 83 giorni dentro l’acciaieria. Secondo lo Stato maggiore delle forze armate ucraino, citato da Ukrinform, “i difensori di Mariupol sono gli eroi del nostro tempo. Sono per sempre nella storia. Sono l’unità speciale separata Azov, la 12esima Brigata della Guardia nazionale dell’Ucraina, la 36esima Brigata separata dei Marine, guardie di frontiera, polizia, volontari, la terribile difesa di Mariupol. Mentre tenevano posizioni su Azovstal, non hanno permesso al nemico di trasferire fino a 17 gruppi tattici di battaglione (circa 20.000 membri del personale) in altre aree”.
Gli infiltrati di Azovstal che potrebbero imbarazzare l’Occidente
Ma in quell’inferno bombardato senza sosta dai russi, non ci sarebbero solo militari ucraini. Oltre ai civili, in questi mesi di guerra lì dentro sarebbero transitati non meglio identificati stranieri arrivati in supporto degli ucraini. Non foreign fighters, ma veri e propri “assistenti” con il compito quindi non di combattere, ma di fornire supporto logistico a vari livelli. Una vicenda che, se confermata, potrebbe essere fonte di imbarazzo per qualche cancelleria europea e non solo. Ma al momento, si tratta di sospetti e notizie che trapelano dalla propaganda russa.
Maxi condono per Putin e cessate il fuoco permanente
La diplomazia internazionale, intanto, è ancora molto cauta sulla possibilità di un cessate il fuoco dopo la “resa” di Azovstal e le parole moderate di Putin riguardo l’entrata nella Nato di Svezia e Finlandia. Potrebbero essere l’inizio di un percorso, ma la strada è ancora tutta in salita, soprattutto per quello che riguarda gli accordi per il cessate il fuoco. Perché di ridisegnare i confini dell’Ucraina, e quindi dell’Europa, a favore della Russia, la Nato non ne vuol sentir parlare. Bisogna dunque trovare un compromesso che consenta a tutti di cantare vittoria. Probabilmente, fanno sapere fonti accreditate della diplomazia internazionale, a Putin verrà concesso una sorta di maxi condono su crimini di guerra, hackeraggi e altre nefandezze commesse in questi mesi. In cambio, oltre allo status di indipendenza (almeno sulla carta) di Crimea e Donbass, la Russia si ritirerà dall’Ucraina con un cessate il fuoco permanente e la garanzia di neutralità di Kiev. Non un trattato di pace, quindi, bensì un cessate il fuoco permanente.
Anche Zelensky, però, avrà bisogno di una exit strategy per giustificare, al suo interno, la perdita di territorio (che di fatto sarà così anche se mascherata da indipendenza ) e la resa del battaglione Azov. Il massacro dei civili ucraini e il sangue versato dei soldati, non può essere cancellato con un colpo di spugna. E allora che fare?
Putin vuole sedersi al tavolo con Biden
Nonostante le difficoltà, secondo indiscrezioni filtrate da funzionari Nato che hanno chiesto l’anonimato, i colloqui tra Kiev e Mosca sono in stallo solo apparentemente. Una diplomazia sotterranea e costante, come prevedibile, continua a lavorare per un accordo che al momento è lontano per una ragione precisa: Putin vuole sedersi al tavolo con gli Stati Uniti. E Biden questo, almeno per il momento, non può farlo. Sarebbe come ammettere, davanti al mondo intero, che il conflitto in Ucraina è una guerra per procura degli Usa.