Chi sbaglia paga. Sacrosanto. Ma qui a rimanere senza paga è chi non ha sbagliato. E “qui” è il carcere di Santa Maria Capua Vetere, l’istituto penitenziario casertano, dove il 6 aprile 2020 si verificarono gravi incidenti tra poliziotti e detenuti. Violenze da parte degli agenti, che avrebbero reagito con metodi decisamente ‘spicci’ dopo le rivolte dei detenuti ‘seccati’ dai provvedimenti anti Covid, documentate da un video. Vergognoso, senza dubbio. Ma non tutti i poliziotti della Penitenziaria finiti nel calderone della gogna mediatica si rivelarono poi responsabili delle violenze. Ma ad oggi coloro che furono indagati, poi risultati estranei ai fatti sono ancora senza stipendio. A denunciarlo il sito 7Colli. “Nove mesi senza paga – scrive Francesco Storace che punta il dito – ma indossano una divisa e per questo non meritano uno stipendio”. Del resto calpestare le divise nel nostro Paese è diventato lo sport nazionale.
Un Paese dove se un carabiniere, che si chiamava Mario Cerciello Rega, viene ammazzato con undici coltellate da due americani, alla fine è quasi colpa sua. Tentativi ignobili di certa stampa e certa politica di ‘giustificare’ i due assassini.
E all’epoca dei fatti di Santa Maria Capua Vetere, l’accanimento sui media e sui social dei ‘garantisti a giorni alterni’ fu impressionante. Verdetti emessi a mezzo stampa. Criminali. Colpevoli. Tutti. Sbattuti in prima pagina come fossero mafiosi, additati come’ mostri’ sulla base di riconoscimenti da parte dei detenuti, che poi si rivelarono in alcuni casi ‘avventati’. Detenuti che forse trovandosi improvvisamente dall’altra parte della barricata pensarono bene di togliersi qualche sassolino dalla scarpa. E su un quotidiano di Caserta foto di servizio dei poliziotti pubblicate come fossero foto segnaletiche. E che crearono agli agenti risultati poi estranei alla vicenda anche importanti “problemi psichici”, come racconta a Ofcs l’avvocato di uno di loro, Ernesto De Angelis. “Il mio assistito scarcerato quasi immediatamente perché estraneo ai fatti ha passato lunghi periodi di degenza all’ospedale militare per lo stress subito e siamo ancora in attesa dello stralcio del processo. Ma la cosa da sottolineare – aggiunge De Angelis- è che i nove detenuti che lo avevano riconosciuto come responsabile, riconoscimento risultato poi non riscontrabile, sono gli stessi che hanno riconosciuto altri agenti ancora sotto accusa”. E questo la dice lunga sull’accertamento dei fatti.
Emblematico il caso di un dirigente sindacale dell’Uspp. “Un ispettore che il giorno del pestaggio era in servizio in un’altra sezione – spiega Francesco Laura, vicepresidente dell’Uspp – e ci sono addirittura le dichiarazioni di sei detenuti che lo scagionano dalle violenze che anzi, sempre secondo il racconto dei detenuti, avrebbe cercato di contrastare nonostante non fosse presente. Ma malgrado ciò è stato per un periodo con l’obbligo di dimora, poi revocato, ma rimane ancora sospeso dal servizio e a metà stipendio, con moglie e due figli da mantenere”. Senza paga o con una retribuzione a metà. In questi tempi già economicamente così difficili per le famiglie italiane. Nonostante non c’entrino nulla con le violenze.
“Francamente inspiegabile”, anche Manfredi Potenti, membro della Commissione Giustizia della Camera, va giù duro. “L’eco mediatica distorta sui fatti accaduti nella casa circondariale durante il primo lockdown non ha prodotto soltanto la delegittimazione dell’intero Corpo della Polizia Penitenziaria – spiega il deputato leghista a 7Colli- ma anche la cancellazione dei diritti basilari di servitori dello Stato contro i quali non è emerso alcunché. Per diversi agenti il gup ha già rigettato la proroga delle misure cautelari ed anche l’interdizione dal lavoro; ma continuano a rimanere senza stipendio per effetto della sospensione decretata dal Ministero della Giustizia. Agenti che, ad oggi, risultano non destinatari di misure cautelari nell’ambito dell’indagine per le violenze del 6 aprile 2020. Mi auguro che il Ministero competente possa dare una risposta chiarificatrice e provvedere al più presto a porre rimedio a quest’ingiustizia evidente”.
Servitori dello Stato vittime di un sistema giudiziario, quello italiano, dove troppo spesso la mano destra non sa quello che fa la sinistra. Divise messe all’indice anche da alcuni media tanto attenti con i delinquenti dei quali spesso evitano di citare anche la nazionalità se sono scuretti di pelle. Ma se il ‘mostro’ è il poliziotto giusto sbatterlo senza troppi riguardi in prima pagina. Colpevole o innocente fa lo stesso. E in caso gli si toglie anche lo stipendio. Così impara.
E intanto continuano le aggressioni ai danni della Polizia Penitenziaria all’interno delle carceri, come denuncia ancora Francesco Laura dell’Uspp. L’ultima è di questi giorni e ci è scappato il morto. “Trauma cranico per l’agente aggredito nel carcere di Salerno e poi l’infarto al detenuto, il ricovero in ospedale e la sua morte”. Ma su questo tutti, o quasi, muti.