Mario Draghi piace assai agli Stati Uniti di Joe Biden. E l’amore è corrisposto. La liaison amoureuse è ormai sotto gli occhi di tutti e il viaggio a Washington del Presidente del Consiglio italiano servirà, dicono fonti vicine a Palazzo Chigi, a suggellare il patto d’amore. Il 10 maggio Draghi sarà in America, con buona pace di pezzi della maggioranza che non vedono di buon occhio questo legame. Chi conosce Draghi sostiene che i mal di pancia di governo sull’argomento non siano fonte di preoccupazione per l’ex governatore della Bce. Anzi. Prima della partenza per gli Usa, Draghi ha incassato l’endorsement della Casa Bianca che per bocca della portavoce uscente, Jen Psaki, ha fatto sapere: “È importante che molti paesi hanno preso decisioni dure con la Russia, l’Italia è uno di questi. Abbiamo apprezzato la leadership di Roma e i passi che ha compiuto contro Putin. Biden e il premier italiano ne parleranno sicuramente nel loro incontro”. Dunque, mentre in Italia c’è chi si straccia le vesti per la linea del governo in merito alla guerra in Ucraina, oltreoceano plaudono alle decisioni di Draghi su sanzioni alla Russia e invio di armi a Kiev.
I mal di pancia più forti si registrano a casa del M5S, con Giuseppe Conte che continua a riproporre il tema delle armi difensive e offensive e vuole un passaggio in Aula di Draghi per riferire sulla guerra in Ucraina prima della partenza per gli Stati Uniti. Ma il Premier, al momento, non sarebbe intenzionato a riferire in Parlamento sull’invio di armi e neanche su altro. Anche perché, come sottolineato dal sottosegretario alla Difesa e deputato di Forza Italia, Giorgio Mulè, “chi chiede, legittimamente, al governo di venire a riferire in Parlamento sulla questione delle armi e della guerra all’Ucraina, dovrebbe poi anche presentarsi ad ascoltarlo. E invece ieri si segnalavano per assenza all’audizione del ministro della Difesa i rappresentanti del Movimento 5 Stelle che, oltre a brillare per la pressoché totale assenza dei loro componenti delle commissioni Difesa di Camera e Senato, hanno poi contestato un passaggio dell’intervento del ministro. Se si fossero degnati di partecipare avrebbero avuto subito i chiarimenti e ci saremmo evitati l’ennesima ed inutile polemica…”.
Draghi a Washington e Di Maio da Fassino
Dunque, la questione Ucraina, in generale, crea non pochi problemi a Conte che, ad esempio, non trova l’appoggio di Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri va per la sua strada, che non è quella di Giuseppe Conte e di una parte del M5S. Ormai perfettamente inquadrato nella linea atlantista e europeista di Draghi, si muove in perfetto sincrono (almeno nelle dichiarazioni ufficiali) con il presidente del Consiglio. Sono lontani i tempi dei viaggi in Francia con l’amico Di Battista per incontrare i Gilet gialli. Oggi Di Maio naviga nelle acque della diplomazia internazionale avendo ben chiaro il suo orizzonte, lontano da quello barricadiero del M5S delle origini. Basta amoreggiamenti con Cina, Venezuela et similia. La “scuola Draghi” e non solo, lo ha portato verso altri ideali. Anche qualche esponente del Pd pare faccia da mentore, soprattutto in politica estera, al buon Di Maio che spesso e volentieri pare accetti i paterni consigli di un uomo d’esperienza come Piero Fassino. Mentre Conte, invece, non rispetterebbe il perimetro dell’alleanza con il Pd.
Qualche fastidio per la corrispondenza di amorosi sensi tra Biden e Draghi arriva anche dalla Lega. Salvini, al momento, rivendica l’intesa con Palazzo Chigi per rivedere gli articoli 2 e 6 della delega fiscale e per quanto riguarda il catasto, l’eliminazione del riferimento ai valori patrimoniali degli immobili. Però sull’invio di armi all’Ucraina e sui rapporti con la Russia non è tutto rose e fiori. Va da sé che l’apprezzamento della Casa Bianca per la linea del governo Draghi desta qualche perplessità in casa Lega.
Nel frattempo Super Mario prepara le valigie per Washington, in corrispondenza di una data, il 9 maggio, attesa da tutti con grandi aspettative. La parata a Mosca e il discorso di Vladimir Putin scaldano il clima da tempo e per dare ancora un po’ di brivido alla giornata in cui in Russia si celebra la vittoria sui nazisti nella Seconda guerra mondiale, Joe Biden ha deciso che proprio quel giorno firmerà la legge che velocizzerà la fornitura di armi all’Ucraina. Il giorno dopo, alla Casa Bianca si vedranno Biden e Draghi che, fanno già sapere da Palazzo Chigi, “sarà l’occasione per riaffermare la storica amicizia e il forte partenariato tra i due Paesi. Al centro dell’incontro il coordinamento con gli Alleati sulle misure a sostegno del popolo ucraino e di contrasto all’aggressione ingiustificata della Russia. Saranno inoltre discusse le eccellenti relazioni bilaterali e riaffermata la solidità del legame transatlantico. Sarà affrontata la cooperazione nella gestione delle sfide globali, dalla sicurezza energetica, al contrasto ai cambiamenti climatici, dal rilancio dell’economia allo sviluppo della sicurezza transatlantica. I due Leader si confronteranno anche su questioni regionali e sui preparativi in vista dei vertici G7 e Nato di giugno”. Conte è avvisato.