Si fanno sempre più insistenti le voci secondo cui al Cremlino il presidente Putin sta vivendo ore convulse, contrassegnate da un’opposizione sempre più rigida nei suoi confronti da parte di buona parte dell’oligarchia russa. A Mosca si parla di un Putin in stato di irrefrenabile paranoia dovuta al mancato successo della “blitzkrieg” contro l’Ucraina e, soprattutto, a fronte della perdita della nave ammiraglia della flotta del mar Nero, l’incrociatore lanciamissili “Mochkba”, del cui equipaggio composto da 510 persone, tra marinai e truppe da sbarco, solo 58 risultano sopravvissuti. Deceduto anche il comandante dell’unità navale, il capitano Anton Coprin.
“Infarto non naturale”: ministro della Difesa in terapia intensiva
La minaccia di un potenziale colpo di stato a Mosca si aggira nei corridoi della Duma e, a parziale riscontro del caos che regna nei palazzi, giunge la notizia di un “infarto non naturale” che avrebbe colpito il ministro della Difesa, il 66enne Sergei Shoigu, ora ricoverato in terapia intensiva con il rischio di una potenziale perdita dell’uso di alcuni arti. Shoigu è considerato uomo molto vicino al Presidente russo e proprio questo dettaglio confermerebbe i sospetti di una grande spaccatura tra l’isolato presidente russo e i suoi più stretti consiglieri e leader militari. C’erano già stati sospetti di tensioni tra Putin e Shoigu alla fine di marzo per il lento progresso dell’invasione dell’Ucraina, con l’intelligence statunitense che suggeriva che i due si fossero separati quando Putin ha saputo dell’entità delle perdite russe.
È possibile, quindi, che Shoigu sia ora in terapia intensiva dopo aver subito “un massiccio attacco di cuore” che “non avrebbe potuto verificarsi per cause naturali” poiché oggetto di un tentato assassinio ordinato proprio dal suo capo. Inoltre, secondo l’uomo d’affari russo Leonid Nevzlin, ex comproprietario del colosso petrolifero Yukos ora in esilio, almeno 20 generali russi sono stati arrestati e accusati di appropriazione indebita fino a 10 miliardi di dollari stanziati per lo sforzo bellico in Ucraina.
Il caso viaggia in parallelo con quello che ha portato all’arresto di 150 agenti del servizio di sicurezza federale (FSB) con l’accusa di corruzione che avrebbe fruttato loro 7,6 miliardi di sterline per supportare il conflitto in Crimea e Donbass.
Al Cremlino Putin sempre più isolato?
Un Putin iroso e confuso supportato da pochi intimi, al quale pare sfugga la strategia della Nato di allargare l’isolamento della Russia proprio allo scopo di creare dispersione di forze e un aumento vertiginoso dei costi del Cremlino per la logistica dedicata alle truppe e agli armamenti destinati a essere schierati su più fronti.
Sul fronte diplomatico, la Russia ha inviato a Washington una nota formale avvertendo che le spedizioni Usa e Nato di sistemi d’arma “più sensibili” all’Ucraina stanno “alimentando” il conflitto e potrebbero portare a “conseguenze imprevedibili”.
Questo segue alle dichiarazioni di ieri di Medvedev, presidente del consiglio di sicurezza russo che, a fronte della decisione di Finlandia e Svezia di adesione alla Nato, aveva tuonato che la Russia schiererà armamenti atomici nel Baltico a scopo difensivo, di fatto infrangendo il patto di denuclearizzazione della zona.