Il 21 marzo 2022 è iniziato l’iter in assemblea alla Camera per la lettura definitiva (si spera) della legge per i sindacati militari. È una legge che scontenta quasi tutti, dalla rappresentanza alle associazioni sindacali, che si dividono tra “questa legge così non la vogliamo!” e “meglio di niente almeno esistiamo!”. Alla fine, quindi, tutti sono concordi sul fatto che poteva sicuramente essere migliorata (comprese le forze politiche), ma probabilmente dopo quattro lunghi anni è sopraggiunta un po’ di rassegnazione e ci si accontenta del bicchiere mezzo pieno. La materia è molto complessa e ha trovato non poche difficoltà durante l’iter legislativo, ci sono correnti di pensiero molto diverse in gioco e raggiungere un accordo è sembrato talvolta quasi impossibile.
A cosa serve la legge sui sindacati militari?
Non serve a riconoscere i sindacati, perché il diritto ad associarsi è stato già riconosciuto dalla Corte Costituzionale con la legge 120/2018. Questa legge serve a stabilire limiti e condizioni di esercizio.
Violazioni internazionali
Il 23 marzo 2022 il Comitato europeo per i diritti sociali ha pubblicato l’esame riguardante le leggi di otto stati membri tra cui l’Italia. All’interno la risoluzione CM/ResChS(2019)6, con il quale ribadisce la necessità di allineare i diritti delle forze armate con quelli già concessi alle forze di polizia. La risoluzione elenca in maniera dettagliata quali sono le violazioni, ma riconosce i progressi fatti grazie alla sentenza della Corte Costituzionale 120/2018.
Limiti e condizioni
È proprio questo il nocciolo del problema. Le restrizioni che stanno per essere introdotte sicuramente stridono se confrontate alle libertà del restante personale in divisa e non sembra affatto un allineamento con i diritti concessi alle altre forze di Polizia.
In conclusione
Le lungaggini burocratiche hanno sfiancato la retorica ed hanno portato la maggioranza ad accettare le criticità dell’attuale proposta sperando di poter aggiustare il tiro in futuro. Si è giunti alla conclusione che è meglio chiudere qui la partita per avere un punto da dove ripartire piuttosto che attendere all’infinito i cambiamenti che mai arriveranno.
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