Russia, Ucraina e Quirinale: l’importanza di avere un Presidente
Nel computo dei dati emergenziali che suggerirebbero una sollecita nomina del capo dello Stato, in considerazione della grave crisi internazionale apertasi tra Russia e Ucraina, vi è un fattore essenziale per la tutela della sicurezza del nostro Paese. L‘articolo 87 della Costituzione stabilisce, infatti, che il Presidente della Repubblica ha «il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere».
In considerazione della tensione che intercorre dai Balcani al mar Baltico, con una situazione estremamente confusa che esigerebbe valutazioni ben ponderate sul peso assai relativo dell’Unione europea in fatto di politica estera comune e di un’Alleanza Atlantica i cui componenti decidono in autonomia le strategie da intraprendere, l’Italia si trova a dover tacere, sia per la mancanza di interlocutori di peso, sia anche per l’assoluta necessità di continuare a valersi delle forniture di gas russo. Un fattore non certo sottovalutabile.
Le basi Nato in Italia
In tutto ciò, le basi Nato in Italia, si trovano a sottostare alla sovranità italiana, ma senza precise indicazioni. Sono 59 le altre basi disseminate sul territorio nazionale, tra le quali importanti installazioni missilistiche e aeroporti. Sigonella, Aviano, Gaeta, Napoli, “Camp Darby” (tra Pisa e Livorno con un totale di circa 13,000 uomini), mentre il quartier generale della Nato si trova a Camp Ederle, in provincia di Vicenza. Si tratta di una base con forze di combattimento terrestri e importante centro di telecomunicazione gestito da circa duemila tra militari e civili. Sulla scorta delle informazioni ottenute, la base strategica che potrebbe avere un impiego nell’attuale crisi, è quella di Aviano, ma non si esclude che altre richieste vengano estese ad altri centri nevralgici in funzione di basi logistiche per le forniture militari all’Ucraina.
Voci dal Cremlino
Al momento, infatti, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha affermato che un enorme accumulo di forze ucraine sulla linea di contatto del Donbass, indicherebbe che Kiev si stia preparando per un attacco.
Sono circa 120.000 i militari ucraini vicino alla linea di contatto nel Donbass e, secondo le fonti, costantemente rifornite di attrezzature ed armamenti. La Russia, per bocca del capo delegazione a Vienna, Gavrilov, ha già avvertito che non tollererà alcuna provocazione da Kiev o dall’Occidente.
La minaccia di provocazioni dall’Ucraina nel Donbass è ora più alta di prima, ha detto Peskov. Il presidente Putin sta adottando le misure necessarie per garantire che la sicurezza e gli interessi della Federazione Russa siano di livello adeguato. Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha affermato che l’intelligence ucraina ha imparato a contrastare efficacemente l’aggressione esterna e ritiene che sia tempo di passare ad azioni offensive per difendere gli interessi nazionali.
L’Occidente si muove in ordine sparso
L’Occidente, intanto, si muove in ordine sparso con l’UE che ha annunciato che destinerà 1,2 miliardi di euro di aiuti all’Ucraina. La terza spedizione di armi dagli Stati Uniti all’Ucraina è in viaggio per l’aeroporto internazionale di Boryspil a Kiev da Dover AFB, Delaware, a bordo della National Airlines 747-400 N729CA CMB314.
La Danimarca sta inviando una fregata nel Mar Baltico ed è pronta a schierare quattro caccia F-16 in Lituania. La Spagna sta inviando navi per unirsi alle forze navali della Nato e sta valutando l’invio di caccia in Bulgaria. La Francia ha espresso la sua disponibilità a inviare truppe in Romania sotto il comando della Nato. I Paesi Bassi invieranno due aerei da combattimento F-35 in Bulgaria da aprile e stanno mettendo a disposizione una nave e unità terrestri. Gli Stati Uniti hanno anche chiarito che stanno valutando la possibilità di aumentare la propria presenza militare nella parte orientale dell’Alleanza. Secondo il Pentagono, 8.500 soldati sono in massima allerta per la possibilità di essere inviati in Europa per rafforzare la linea di difesa Nato. Il nome ufficiale di questo dispositivo è “Forza di risposta della Nato”.
Le navi alleate di STRIKFORNATO e della sesta flotta statunitense, hanno dato il via a una serie di attività di pattugliamento in tutto il Mediterraneo con il dispiegamento della USS Harry S. Truman. È la prima volta, dall’epoca della Guerra Fredda, che un intero gruppo di portaerei passa sotto il comando diretto della Nato. L’Alleanza Atlantica ha lanciato l’esercitazione militare Neptune Strike nel Mediterraneo che, secondo il Pentagono, era stata pianificate in anticipo, ma quando si è deciso di avviarle è stata presa in considerazione la situazione intorno all’Ucraina, durante le esercitazioni si prevede di elaborare “attacchi a lungo raggio” e tecniche di guerra anti-sottomarino.