Una moria allarmante di consiglieri comunali ex aspiranti sindaci si sta abbattendo sulla Capitale. Moria politica, s’intende. Fortunatamente infatti godono tutti di ottima salute anche se il fuggi fuggi sta diventando imbarazzante. E potrebbe non essere finita qui. Via anche Carlo Calenda, dopo l’abbandono di Enrico Michetti. Ha resistito due mesi il leader di Azione poi, come aveva del resto annunciato in campagna elettorale, ha deciso di passare il testimone in Consiglio comunale a Francesco Carpano per tornare al suo posto in Europa. L’aveva detto e l’ha fatto, al contrario del candidato del centrodestra Michetti che, almeno ufficialmente, non aveva espresso l’intenzione di abbandonare il Campidoglio se non fosse riuscito ad ottenere la poltrona di primo cittadino. Al momento rimane ancora in sella, come consigliere comunale, l’ex sindaco Virginia Raggi, oltre ovviamente a Roberto Gualtieri in qualità di primo cittadino. E Simonetta Matone, che era stata candidata dalla Lega per la coalizione di centrodestra come pro sindaco. Ma anche la Matone potrebbe lasciare l’aula capitolina qualora venisse eletta nel collegio Roma 1, il 16 gennaio, alle elezioni suppletive. Elezioni necessarie per assegnare il posto alla Camera lasciato libero da Roberto Gualtieri dopo il suo insediamento in Campidoglio. Seggio che prima ancora di Gualtieri fu di Paolo Gentiloni, poi “volato” a Bruxelles come Commissario europeo per gli affari economici. Impresa non facile per Simonetta Matone in un collegio tradizionalmente rosso. Non facile ma non impossibile. La notorietà, anche televisiva, e il buon risultato personale ottenuto alle recenti amministrative potrebbe portare il centrodestra alla vittoria. Un altro abbandono in vista? La Matone, che dovrà spuntarla su Cecilia D’Elia, portavoce delle donne democratiche e candidata del Pd nel collegio Roma 1, e su Valerio Casini che scende in campo per Italia Viva, anche lui attualmente consigliere comunale eletto con Azione, ma di fede renziana, lascerà il Campidoglio per il Parlamento? E se dovesse spuntarla Casini via pure lui dall’aula capitolina? Chissà.
Ma al netto delle indubbie capacità della candidata leghista per le suppletive, veramente a Roma si deve proporre una doppia candidatura della stessa persona nel giro di due mesi? È così corta la coperta della rosa dei “papabili” nel centrodestra? Soprattutto considerando i numeri di Fdi nella Capitale? Non è che a furia di rottamare da quelle parti si stia buttando via il bambino con l’acqua sporca? La destra romana, puff, è sparita all’improvviso tanto da dover pescare nella cosiddetta società civile per la poltrona di sindaco e tra le candidature della Lega per le suppletive di gennaio? Quello su cui non ci sono dubbi è l’addio di Carlo Calenda al Consiglio Comunale. “Incompatibile con il lavoro di europarlamentare e leader di partito”, l’annuncio del capo di Azione è arrivato via Twitter. “Come previsto e dichiarato agli elettori prima del voto, rimanere per ragioni simboliche è assurdo. Lascerò spazio a Francesco Carpano che ha coordinato il programma della nostra lista”, spiega Calenda nel suo tweet. E ai microfoni di Radio Capital, Calenda assicura “di averci provato”, ” di aver resistito per un po'”. Ma il passo indietro ormai è deciso. Via pure Carletto dopo il “mister Wolf” della destra, così Giorgia Meloni aveva presentato ai romani il suo candidato a sindaco, per la capacità, a sentire la leader di Fdi, di Michetti di risolvere problemi. Curioso, perché al primo “problema”, ovvero la sua mancata elezione a sindaco di Roma, ha mollato. Arrivederci Roma, manco fosse Renato Rascel. Dunque via Michetti, via Calenda e qualora dovesse vincere le suppletive ed approdare in Parlamento, via anche Simonetta Matone? O magari Valerio Casini? E a Roma chi rimane a sorvegliare e a dar filo da torcere al sindaco neo eletto del Pd Roberto Gualtieri? I cinghiali?
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