“Tutti sanno, nessuno può dire di non sapere”.
È la denuncia che Padre Mussie Zerai, presidente dell’associazione Habeisha e candidato al premio Nobel per la Pace nel 2015 ha fatto a Ofcs Report.
Padre Zerai mi spiega le dinamiche di questi nuovi flussi provenienti dall’Egitto?
Attraverso l’Egitto il flusso è aumentato ma c’è sempre stato. Tra il 2009 e il 2010 c’è stata una pausa per quello che è successo nel Sinai e per l’inasprirsi delle leggi contro l’immigrazione in Israele. Dopo la chiusura del confine israeliano e con la presenza dell’Isis regna la paura. Ci sono state decine di uccisioni di eritrei ed etiopi per mano del Califfato. Quello che sta succedendo adesso in Egitto, le violenze, la schiavitù e le vessazioni, sono paragonabili a quello che succedeva anni fa nel Sinai.
Che tipo di violenze subiscono le persone che capitano nelle mani della criminalità dell’immigrazione clandestina in Egitto?
Moltissime persone, scappate dal loro Paese dalla guerra e delle dittature vanno incontro ad altrettante dolorosissime vicissitudini. Vengono sequestrati, torturati e maltrattati e costretti a chiamare le famiglie costringendoli a pagare un riscatto di 30.000 euro per essere liberati.
E chi non ha la possibilità di pagare? Cosa gli succede?
Molti di quelli che non hanno potuto pagare il riscatto sono spariti, spesso vittime di un altro mercato presente, quello degli organi.
Le autorità sanno cosa sta succedendo?
Tutti sanno tutto, nessuno potrà dire di non aver saputo cosa sta succedendo. Abbiamo allertato tutte le autorità egiziane, israeliane ed europee. Nonostante ci siano stati alcuni arresti il fenomeno continua ed è sempre in crescita. Anche perché i trafficanti di essere umani si sono solo spostati dal Sinai all’Egitto. E d’altronde le persone che scappano e provano a trovare un futuro per i loro figli e la propria famiglia nonostante siano consapevoli di quello a cui vanno incontro, non hanno scelta.
Lei a questo punto cosa propone? Cosa si può fare per inibire questo tragico fenomeno?
Prima di tutto bisogna andare alla radice del problema e farci delle domande? Perché queste persone fuggono? Dobbiamo capire qual è la causa principale. Quindi un primo impegno è andare in questi Paesi dell’Africa nera e fermare la guerra, cercare di reprimere la dittatura affinchè ci possano essere più diritti.
Cos’altro?
Sarebbe giusto anche sottolineare che molte persone che scappano dal loro Paese preferiscono andare in Paesi vicini dove si sta meglio. In Etiopia si contano 600.000 rifugiati tra eritrei e somali. Qui trovano un ambiente più sereno ma povero. Quindi la Comunità Europea dovrebbe intervenire per migliorare le condizioni di vita in un Paese africano dove spontaneamente molti dei migranti si sono rifugiati. E non ultimo, l’Ue dovrebbe organizzare corridoi umanitari aprendo le ambasciate per dare visti e fare arrivare queste persone in maniera legale e sicura. A ora molte ambasciate europee non danno più i visti se non con estrema difficoltà, perché richiedono documentazioni impossibile da reperire per quelli che sono fuggiti da casa loro. Dovrebbero semplificare la burocrazia e solo così non avremmo tanti morti.
Ma perché nessuno pone fine a questi fenomeni?
Non c’è volontà politica di agire. Si preferisce la gestione dell’emergenza dell’immigrazione. Conviene, è business. La sicurezza è una parola che crea mercato e soldi. E cinicamente le dico anche che secondo me le campagne elettorali guadagnano altrettanto.