Giosuè Carducci definiva l’arte “emanazione morale della civiltà, la spirituale irradiazione dei popoli”. Certamente l’Italia risplende di un immenso patrimonio artistico e culturale, un patrimonio purtroppo da secoli oggetto di depredazioni e commerci illegali. Non è una novità che il nostro paese si trovi ai primi posti di una preoccupante classifica: quella del traffico illegale di opere d’arte. Nel rapporto del Nucleo Tutela Patrimonio Artistico dei Carabinieri che, dalla sua fondazione nel 1969, è impegnato in modo capillare nelle operazioni di recupero degli oggetti d’arte illegalmente sottratti, è emerso che solo nel 2014 sono stati 183.857 i beni artistici rubati, per un totale di 44 persone denunciate che facevano riferimento a 5 diverse associazioni criminali. Gli oggetti d’arte sequestrati ammontano ad un valore di oltre 80 milioni di euro. Il Comando, che si avvale del prezioso ausilio della vasta banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti, ha intrapreso anche estenuanti trattative con istituzioni e società straniere per le risoluzioni di questioni legali connesse alla proprietà del bene. L’ultima notizia a questo proposito risale a circa un mese fa quando sono stati ritrovati i diciassette dipinti rubati il 19 novembre 2015 dal Museo di Castelvecchio a Verona. Opere di Tintoretto, Rubens, Mantegna, Pisanello, Caroto, Hans de Jode e Benini, il cui valore ammonta attorno ai 20 milioni di euro, sono state recuperate il 6 maggio nell’isola di Turunciuk, sul fiume Dnestr, vicino alla Transnistria.
Destinate quasi certamente al mercato dell’Est, questi capolavori erano nascosti tra folti cespugli e rinchiusi in sacchi di plastica. Grazie all’intervento delle forze dell’ordine ucraine questa vicenda si è conclusa per il meglio e le opere, dopo una breve esposizione a Kiev, torneranno in Italia a fine giugno. Sono soprattutto le Archeomafie ad essere nel mirino dei Carabinieri del Nucleo TPC. Il sottosuolo italiano è una miniera ricchissima di tesori ancora da scoprire ed è per questo terreno fertile per i cosiddetti tombaroli, ultimo anello di una intricata e raffinata piramide che inserisce in circuiti internazionali di alto livello le opere d’arte ed i reperti archeologici sottratti. Tra i casi più eclatanti quello del ratto del Cratere di Eufronio, esportato illegalmente negli Stati Uniti ed esposto a partire dal 1972 in una teca del Metropolitan Museum di New York; come anche quello della Venere di Morgantina, prelevata dai tombaroli vicino Enna e, dopo alcuni passaggi di mano, acquistata per 18 milioni di dollari dal Paul Getty Museum di Malibu. La Dea, restituita all’Italia il 17 marzo 2011, si trova attualmente nel museo archeologico di Aidone. Non più ammirata da migliaia di persone ma visitata da poche scolaresche e da qualche sporadico turista. Uno dei più grande recuperi di reperti archeologici degli ultimi tempi è avvenuto nel 2015, con l’“Operazione Teseo”. Una complessa attività investigativa che ha permesso ai Carabinieri del Nucleo Tpc, dopo anni di indagini, di riportare in Italia tesori per un valore di circa 50 milioni di euro. Anfore, bronzetti nuragici e tanagrine, vasi ipogei di Canosa, importanti affreschi staccati dalle pareti delle ville vesuviane: parliamo di un ritorno alla casa di origine di circa duemila anni di storia.
Il mercato del commercio illegale di oggetti d’arte è considerato, insieme a quello di armi e droga, uno dei più redditizi al mondo. La ricettazione avviene soprattutto attraverso la Svizzera in cui ogni anno passano, indisturbate, un alto numero di opere rubate. Opere che grazie a sofisticate macchinazioni riescono ad essere vendute in Giappone, Inghilterra, Australia, Germania o destinate al mercato dell’Est o a quello americano che nel 2011 ha esportato dalla Svizzera opere d’arte per un valore di 70 milioni di dollari. La nazione elvetica è una delle più importanti piattaforme mondiali di scambio di oggetti d'arte. Il valore delle importazioni ed esportazioni di beni culturali si aggira intorno a 1.5 miliardi di franchi l’anno. Spesso per rendere legale la compravendita vengono costituite delle collezioni private in cui far confluire le opere che ottengono così un’apparente certificazione legale. E le grandi case d’asta sono perfettamente in grado di ricettare gli oggetti, di “ripulirli” e di nasconderne la provenienza. Tuttavia anche la mafia ama l’arte.
E’ stato il superlatitante Matteo Messina Denaro ad ordinare di rubare il Satiro Danzante per rivenderlo a peso d’oro ad un acquirente straniero. L’operazione fallì ma non era la prima volta per il boss trapanese che nel 1962 aveva commissionato, con successo, il furto dell’Efebo di Selinunte. La “passione” per l’arte è, per Messina Denaro, un vero e proprio affare di famiglia che nasce con il padre, Francesco Messina Denaro, uno dei primi tombaroli siciliani che depredò di moltissimi tesori il parco archeologico di Selinunte. Nel 2010, con una vasta operazione, la Guardia di finanza è riuscita a sequestrare al“Re del videopoker” Gioacchino Campolo 102 dipinti tra cui importanti opere del Ligabue, di Annigoni, di Fontana, De Chirico, Guttuso e Sironi. Una vera e propria collezione d’arte che l’imprenditore vicino alla ‘ndrangheta custodiva nella sua casa di Reggio Calabria. Negli ultimi tempi, con le drammatiche immagini di distruzione di immensi patrimoni culturali ad opera dell’Isis, la percezione sociale di queste devastazioni sta aumentando.
Lo scempio di Palmira ed il brutale assassinio dell’archeologo eroe Khaled al–Asaad, sono la testimonianza più eclatante dell’opera propagandistica del Daesh che dal commercio illegale di opere d’arte trafugate trae silenziose sovvenzioni. A febbraio è stata firmata un’importante intesa, su scala nazionale ed internazionale, tra il Governo italiano e l’Unesco per l’istituzione dei Caschi Blu della Cultura, una task force con il compito di fronteggiare le nascenti minacce al patrimonio culturale mondiale. Un team di studiosi e storici dell’arte, insieme ad un primo nucleo dei carabinieri del comando di Tutela del Patrimonio Artistico, sarà chiamato ad intervenire, su richiesta di uno stato membro, in caso di calamità naturali o di crisi, per valutare e assistere nelle operazioni di salvaguardia di beni soggetti a saccheggi o a traffici illeciti. Oggi più che mai è fondamentale che sul territorio sia intensificato il controllo satellitare e con droni e che venga attuata una normativa legislativa incisiva che contrasti con efficacia la depredazione dei beni culturali, italiani e non solo, perché il patrimonio artistico è la nostra eredità, il nostro lascito alle generazioni future.