Detenzioni, torture, soppressione delle nascite, lavori forzati. In Cina è in corso il genocidio degli uiguri, una minoranza di etnia turcofona di religione islamica stanziata nel nord-ovest della Cina, soprattutto nella regione autonoma dello Xinjiang.
Ne è convinto un Tribunale indipendente e non ufficiale con sede nel Regno Unito che ha realizzato un report di 63 pagine in cui accusa Pechino di aver sottoposto il popolo uiguro a “crudeltà inconcepibili”, macchiandosi per questo di crimini contro l’umanità. Ciò che la Cina avrebbe fatto contro questa minoranza musulmana, dunque, è paragonabile ad un genocidio. Sotto accusa i funzionari cinesi e lo stesso Xi Jinping.
“L’intento di distruggere gli uiguri come gruppo deriva da prove oggettive – si legge nel rapporto – che consistono in una politica e una pratica statale globale che il presidente Xi Jinping, la massima autorità in Cina, ha messo in moto”.
Circa 1 milione di persone, tra uiguri e esponenti di altre minoranze nella provincia cinese dello Xinjiang, sarebbero stati messi nei centri di detenzione dove avrebbero subito abusi di ogni genere, anche sessuali, torture e sottoposti a lavori forzati. “Centinaia di migliaia di uiguri, secondo altre stime ben oltre il milione, sono stati detenuti dalle autorità della Repubblica Popolare Cinese senza alcuna ragione e sottoposti ad atti di crudeltà, depravazione e disumanità inconcepibili – spiega il rapporto del Tribunale – In alcuni casi, in una cella di 22 metri quadri erano detenute fino a 50 persone”.
La notizia è stata ripresa da vari media britannici, tra cui The Guardian, che riporta stralci del rapporto del Tribunale popolare creato lo scorso anno proprio per indagare sui presunti crimini contro l’umanità perpetrati dalla Cina ai danni di uiguri, kazaki e altre minoranze etniche nella zona nord occidentale della Cina conosciuta come la regione autonoma dello Xinjiang Uygur. Il Tribunale uiguro, con sede nel Regno Unito, comprende avvocati, accademici e uomini d’affari. Non ha il sostegno del governo o il potere di sanzionare o punire la Cina, ma i suoi membri sperano che “processare” e esporre pubblicamente le prove che inchioderebbero Pechino potrebbe costringere all’azione la comunità internazionale per affrontare i presunti abusi contro gli uiguri. Sir Geoffrey Nice, inoltre, è finito nella lista nera di Pechino che lo ha sanzionato proprio per l’attivismo legato alle sue denunce per le presunte violazioni nello Xinjiang.
Secondo il rapporto, presentato ieri 9 dicembre 2021, ci sarebbero le prove delle detenzioni in contenitori pieni di acqua fredda dove le persone vengono immerse fino al collo, bloccati con pesanti catene di metallo per mesi e mesi. Alcuni detenuti, inoltre, sarebbero stati sottoposti anche a violenze sessuali estreme, compresi gli stupri di gruppo e la penetrazione con barre di ferro e a scossa elettrica. Come se non bastasse, le donne sarebbero state violentate da uomini che pagavano per essere ammessi nel centro di detenzione proprio a questo scopo.
Ma non solo. Il Tribunale, secondo The Guardian, avrebbe trovato le prove di aborti forzati, rimozione di uteri contro la volontà delle donne, uccisione di bambini subito dopo la nascita e sterilizzazione forzata di massa attraverso l’inserimento di dispositivi rimovibili solo per via chirurgica. “Nelle 29 contee a maggioranza indigena per le quali abbiamo dati del 2019 o del 2020 – si legge ancora nel rapporto – il tasso di natalità è diminuito del 58,5% rispetto alla media dal 2011 al 2015”, e nelle zone dove la popolazione indigena supera il 90% il tasso di natalità è sceso a un ritmo ancora maggiore, mostrando un calo del 66,3% nel 2019-20”.
All’orrore descritto dal rapporto si è contrapposta la risposta della Cina che ha ovviamente respinto le accuse e bollato il tutto come il tentativo di infangare la reputazione di Pechino. Ma i contenuti del rapporto del tribunale uiguro, fondato nel 2020 da Sir Geoffrey Nice, avvocato internazionale che si occupa di diritti umani, non sorprendono. Il trattamento che la Cina riserva alle minoranze etniche e religiose è denunciato da tempo da numerose Ong e organismi internazionali. Il tema è stato al centro anche di una mostra che si è svolta nelle scorse settimane a Brescia dove Badiucao, artista dissidente noto come il Bansky cinese, ha esposto le sue opere con una sezione dedicata proprio al genocidio degli uiguri.
Da queste pagine più volte abbiamo denunciato la violazione dei diritti umani per mano della Cina per contenere e dissolvere il dissenso, e non solo per quanto riguarda le minoranze.