Durante la notte di lunedì, alle 01,20, missili Cruise hanno colpito i depositi di container del porto di Latakia, in Siria.
Dopo la ‘salva’ di vettori esplosivi, ulteriori detonazioni sono state udite nella medesima zona oggetto dell’attacco provocate dai contenuti dei container colpiti. La contraerea siriana è entrata in azione senza colpire alcun obiettivo, mentre il porto ha subito danni definiti “significativi”.
L’azione è stata attribuita a Israele dall’agenzia siriana Sana che ha comunicato che “il nemico israeliano ha condotto una aggressione aerea con diversi missili allo scalo container del porto commerciale di Latakia”.
Damasco ha fatto pubblicare alcune foto del porto sostenendo che Israele ha distrutto “merce alimentare proveniente dall’Iran”, imputando a Gerusalemme di avere così aggravato la situazione di carenza alimentare nel Paese mediorientale. Olio vegetale, zucchero, vestiti, caffè e riso, questo, secondo i siriani sarebbe stato il contenuto dei container andati distrutti.
Difficile credere che in Siria giungano derrate alimentari trasportate da navi porta container in partenza da Bushehr, porto che da mesi Israele monitora individuando anche le fonti dei carichi in Iran e riuscendo a conoscere in anticipo l’entità e il tipo di carichi.
Trasporti di veicoli, droni di vario tipo, missili, razzi, componenti di sistemi di difesa aerea, infrastrutture per la produzione di armi e altro ancora. Materiali che grazie alla collaborazione delle milizie dell’Irgc e gli alleati Hezbollah, giungono sempre più in prossimità dei confini a nord dello Stato ebraico.
Alti funzionari israeliani hanno riferito che Gerusalemme ha colpito e neutralizzato il 75% delle armi iraniane fornite alla Siria, pur senza fare esplicito riferimento all’attacco dell’altra notte.
Le fonti hanno inoltre confermato che durante gli attacchi condotti, buona parte delle armi distrutte sono di fabbricazione iraniana e introdotte in Siria via terra, aria e mare, mentre altri armamenti sono stati prodotti sullo stesso suolo siriano con l’approvvigionamento continuo di componenti e tecnici di Teheran.
Uno degli obiettivi distrutti nel porto di Latakia era appunto un container scaricato da una nave iraniana arrivata di recente al porto e contenente componenti di precisione che sarebbero stati utilizzati da Hezbollah per perfezionare la guida dei missili M-600, un vettore utilizzato contro Israele in più occasioni.
Negli anni precedenti allo scoppio della guerra civile siriana, l’influenza iraniana nell’area costiera era relativamente limitata e i trasporti di materiali di armamento avvenivano per lo più via terra. Successivamente alla costruzione della base americana ad Al Tanef, Teheran ha dovuto necessariamente ricorrere a nuove modalità di approvvigionamento e appoggio logistico in favore di Hezbollah e del regime di Bashar al Assad.
Il sogno proibito iraniano rimasto tale era, infatti, quello di creare un collegamento ferroviario che da Teheran, attraverso l’Iraq, consentisse alle merci di raggiungere il porto di Latakia, consentendo libero accesso al Mediterraneo al regime sciita iraniano.
Ma nel 2018, durante la visita del Presidente siriano in Iran, con l’aggravarsi della situazione militare e la ferma volontà degli ayatollah di proseguire la lotta contro Israele, sono stati presi accordi con l’establishment di Teheran per trasferire il controllo del porto di Latakia alle milizie fedeli a Teheran. Proprio a seguito di tale accordo, una società affiliata alle guardie rivoluzionarie ha così potuto iniziare a condurre operazioni di scarico e carico nel porto, uno dei fattori che ha aiutato l’Iran a eludere alcune delle sanzioni statunitensi.
Latakia ha subito un processo di “iranizzazione” anche quando, alcuni mesi fa, funzionari siriani erano stati rimossi dai rispettivi incarichi, tra i quali il responsabile del magazzino del porto e sostituiti da agenti iraniani.