L’Operazione Sirli sarebbe un ‘Egypt Papers’ targato Francia. Almeno stando a quanto afferma Disclose, un web magazine di giornalismo investigativo che ha divulgato numerosi documenti classificati della Difesa d’Oltralpe.
I rapporti attesterebbero il coinvolgimento dell’intelligence francese in una presunta operazione militare segreta in appoggio alle truppe egiziane, compiuta nei territori del paese africano.
Ma l’operazione militare, nata sotto gli auspici della lotta al terrorismo, si sarebbe invece rivelata una mera e fredda esecuzione da parte delle forze egiziane di civili sospettati di esercitare il contrabbando lungo la zona di confine con la Libia. Fatto che gli operatori francesi avrebbero segnalato più volte ai propri comandanti. Nonostante questo l’operazione di supporto all’esercito de Il Cairo è proseguita. Fonti non ufficiali, inoltre, affermano che elementi dell’unità sarebbero ancora in territorio egiziano.
L’altra notte i social media sono letteralmente impazziti all’atto della diffusione dell’indiscrezione e il sito web di Disclose era assolutamente irraggiungibile, perché preso d’assalto dalle migliaia di richieste di collegamento, fatto che ai più maliziosi poteva forse apparire come un vero e proprio attacco informatico DDoS (Distributed Denial Of Service) compiuto da “ignoti”.
Secondo l’indagine di Disclose i fatti risalirebbero agli inizi del 2016 – ma sarebbero continuati fino al 2018, anche se la genesi dell’operazione si colloca un anno prima, nel mese di luglio 2015, quando il ministro della Difesa francese (del governo di François Hollande) volò a Il Cairo, per pianificare con la parte egiziana i dettagli della missione.
In quell’occasione Jean-Yves Le Drian, accompagnato dal generale Christophe Gomart, direttore dell’intelligence militare, era atteso dal ministro egiziano Sedki Sobhi, con cui avrebbero discusso della necessità di mettere in sicurezza una striscia di territorio di 1.200 chilometri al confine con la Libia, una zona altamente instabile e caratterizzata dalle attività illecite del contrabbando e dalla presenza di pericolose sacche terroristiche. La Francia si assunse quindi l’onere di assistere l’Egitto in questa campagna militare, con operatività immediata, fornendo le necessarie risorse di “intelligence aerea”.
In quel periodo i rapporti della Francia con l’Egitto erano molto buoni e qualche tempo prima, in occasione di un viaggio del presidente Abd al-Fattah al-Sisi a Parigi, furono stabiliti nuovi accordi commerciali e di cooperazione, nonché di scambio di informazioni tra le intelligence dei due paesi. In questo contesto la Francia si era impegnata a fornire all’esercito egiziano uno stock di 24 aerei caccia Rafale e due navi da guerra (di classe FREMM) per una contropartita di oltre 5 miliardi di euro.
Marsa Matruh, la nota cittadina costiera a poco più di cinquecento chilometri dalla capitale egiziana, era diventata il comando operativo della costituita operazione clandestina che portava il nome in codice “Sirli”.
Il team francese in appoggio alle truppe egiziane, arrivato nel paese africano qualche giorno prima con un volo turistico per non dare eccessivi sospetti, era formato da 10 unità, 4 militari delle forze speciali e 6 contractors (anch’essi ex-militari), di cui 2 piloti e 4 analisti.
Questi ultimi pare fossero alle dipendenze della società privata CAE Aviation, un’azienda del Lussemburgo, specializzata in riprese e immagini aeree, che avrebbero anche fornito alla Direzione dell’intelligence francese – DRM un aereo leggero da sorveglianza e ricognizione (ALSR), il Merlin III. L’affitto del velivolo, tra l’altro, si è rivelato molto costoso, una somma che si aggira intorno ai 19 milioni di euro dall’inizio dell’operazione alla data odierna.
L’unità francese (ribattezzata “ELT 16” – Technical Liaison Team 16), doveva garantire un monitoraggio accurato di quella parte di deserto e doveva immediatamente fornire le risultanze della sua attività ai militari egiziani del comando centrale. Allo scopo, fu aggregato al team specializzato in riprese aeree un ufficiale di collegamento, con il compito di identificare i sospetti, interpretare le intercettazioni acquisite e valutare l’entità della minaccia.
A guardare bene, si erano resi conto che la minaccia terroristica non aveva indizi sufficienti per essere avvalorata.
Ben presto, però, il gruppo specialistico d’Oltralpe si sarebbe accorto che qualcosa non andava per il verso giusto, e quella che era nata come una missione di contrasto al terrorismo mostrava di essere ben altra partita.
I primi dubbi sarebbero emersi (già dopo due mesi dall’inizio dell’operazione segreta), semplicemente osservando l’insistenza che i militari egiziani ponevano nel voler concentrarsi sulle scorribande dei contrabbandieri, i quali a bordo di sfreccianti pick-up passavano continuamente la frontiera della Libia e che si rivelarono il vero obiettivo del governo de Il Cairo.
Il contrabbando di sigarette, droga, armi ma anche prodotti di bellezza, carburante e persino derrate alimentari verso Alessandria, Il Cairo e la regione del Nilo, erano le attività che giovanissimi locali alimentavano illecitamente, e a cui era stata dichiarata guerra aperta dal regime di Al Sisi. Da queste parti quasi la metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà, e ad alcuni più intraprendenti è sembrato (forse) che il contrabbando fosse l’unica maniera (benchè rischiosa) per ovviare ad una vita di stenti. “… Quaggiù l’unica alternativa è il lavoro nei campi di datteri o olive in cambio di uno stipendio di appena 120 sterline egiziane al giorno (poco più di sei euro), nemmeno sufficiente per acquistare un chilo di carne …”, pare abbia dichiarato ai microfoni di Disclose un ex dipendente pubblico. Di contro, un corriere del contrabbando guadagna ben oltre 3.800 euro per un solo viaggio transfrontaliero con la Libia.
Durante una di queste ricognizioni al confine con la Libia, le rilevazioni fotografiche e le intercettazioni dell’unità ELT16 diedero il via all’aviazione egiziana per una sortita contro i presunti trafficanti di terrore. A tal proposito Disclose menziona di diversi bombardamenti per mezzo di un aereo Cessna 208 armato che distrusse decine di pick-up nel 2016, così come almeno 19 bombardamenti contro i civili si susseguirono nel periodo in cui la Francia è stata impegnata in questa missione, fino ai giorni nostri.
La presidenza egiziana pare abbia affermato che questa piaga è stata affrontata e si stia combattendo in tutti i modi possibili, e che negli ultimi sette anni oltre 40 mila terroristi e contrabbandieri sono stati eliminati con i loro veicoli.
Ma a tanti è venuto il dubbio che la sopravvalutazione della minaccia terroristica fosse solamente un pretesto per ottenere mezzi e sovvenzioni dalla comunità internazionale. In ogni caso, secondo una parte di analisti internazionali, pare non ci siano prove a sufficienza che gruppi di terroristi stiano o abbiano sfruttato i traffici illeciti di armi e droga per finanziare le loro attività in Libia.
Rimane il fatto (secondo Disclose) che, qualora la complicità della Francia – che ha appoggiato le forze armate egiziane, le quali indiscriminatamente e illecitamente hanno causato numerose vittime civili – venisse accertata, potrebbero persino essere applicati nei suoi confronti i criteri dell’art. 16 della risoluzione 56/83 dell’ONU.
Qualora le indiscrezioni di Disclose venissero confermate, questo rimarrebbe forse il più grosso caso di “data leaks” di documenti classificati subito dalla Francia ad oggi.