L’intervento ex machina degli dei veniva usato dalla tragediografia greca per risolvere felicemente una situazione intricata e apparentemente senza possibile via di uscita a livello umano.
Questo richiamo culturale mi consente di descrivere materialmente iniziative adottate meccanicamente in questi giorni da governi che dimostrano poca sensibilità umana e, soprattutto, poca lungimiranza, se applicata ad una materia raffinata e sensibile come la geopolitica.
Con questo approccio primitivo e palesemente di parte, il rappresentante di un governo democratico accetta la sfida di un governo autoritario per quattro spiccioli rappresentati da un’infrastruttura strategica in grado di alterare la sicurezza energetica dell’Unione europea, oltre che la stabilità di un governo che abbiamo dichiarato, sempre a livello Unione, di voler sostenere contro l’ingerenza politica dello stesso ingombrante vicino.
Il nodo gordiano si sostanzia in una crisi fabbricata ad arte ai confini fra Bielorussia e Polonia, dove profughi siriani e iracheni sono tenuti in condizioni disumane da un regime autoritario al solo fine di consentire ad un altro regime autoritario di entrare indebitamente in scena.
Siamo lontani da quel 18 marzo 2016 in cui si firmava l’accordo fra Unione europea e Turchia per ridurre l’immigrazione irregolare verso la Grecia. Un’intesa con cui l’UE voleva rispondere alla cosiddetta crisi migratoria del 2014-15 e con la quale Ankara garantiva l’accoglienza di milioni di rifugiati siriani sul territorio turco in cambio di 6 miliardi di euro l’anno, oltre alla accelerazione nel processo di facilitazione dei visti per i cittadini turchi in ingresso in Europa.
Sfruttando la vulnerabilità europea, Putin ha alzato la posta insidiando la politica energetica dell’Unione legando il controverso progetto Nord Stream 2, che dalla Russia attraverso il Mar Baltico arriva in Germania aggirando l’Ucraina e la Polonia, ad una crisi umanitaria creata ad arte nel territorio di Minsk, principale partner economico nonché primo fruitore di investimenti russi.
In particolare, l’infrastruttura è stata completata, ma non è ancora in funzione. La Germania preme per il lancio, anche perché Gazprom sembra non voler aumentare la fornitura di gas all’Europa, come promesso da Putin. La crisi dell’energia potrebbe costare davvero molto cara ai consumatori, anche italiani. Nel merito, il vice primo ministro russo, Alexander Novak, ha affermato che “il completamento anticipato della certificazione” per Nord Stream 2 aiuterebbe a “raffreddare la situazione attuale”.
I tedeschi, oltre ad essere i diretti responsabili della certificazione del gasdotto sono anche coloro che accoglierebbero con grande interesse parte dei migranti ai confini bielorussi in grado, secondo il Sole24 ore, di “alleviare la carenza di manodopera di cui soffre il mercato del lavoro tedesco (nel secondo trimestre del 2018 erano 1,21 milioni i posti di lavoro vacanti) attraverso l’agevolazione dell’immigrazione e il reclutamento mirato di forza lavoro specializzata da Paesi extraeuropei”.
A questo punto, gli elementi costitutivi della tragedia greca ci sono tutti e quattro: prologo, parodo, episodi, stasimi.
Il prologo, in particolare, ha già preceduto l’entrata del coro e introducendo la rappresentazione e informando gli spettatori dell’antefatto: gli stessi, contrariamente a quanto accadeva nell’antica Grecia, non conoscono già l’argomento mitico trattato dal poeta.
La parado, il canto d’entrata del coro mentre si disponeva a prendere posto nell’orchestra, la hanno egregiamente cantata i media internazionali che, apparentemente senza corifeo, dialogano direttamente con gli attori e, come nella Parodo delle Baccanti e nelle parole di Ghiselli, “danno un’idea del dionisiaco, della rinuncia alla identità personale, dell’alternativa all’apollineo come volontà di potenza, del tuffarsi nei flutti del misticismo ed entrare in comunione con la natura, imitando Dioniso.”
Ora al coro dei media, che sta cantando gli stasimi, è affidato il compito di eccitare dionisiacamente l’anima degli ascoltatori al punto che essi, quando l’eroe tragico appare sulla scena, non vedano già l’uomo grottescamente mascherato, bensì una figura visionaria partorita per così dire dalla loro stessa estasi.
Siamo, in questi giorni, arrivati all’esodo, la parte conclusiva della tragedia, che finisce con l’uscita di scena del coro e l’azione è tale che i personaggi, i migranti appunto, non hanno più vie d’uscita. Siamo arrivati al momento in cui il deus ex machina, la cancelliera Merkel, la divinità fatta discendere dall’alto con apposito meccanismo, risolverebbe con la sua presenza situazioni complicate e insolubili.
A parte il fatto che, nel mondo antico un uso eccessivo del deus ex machina era considerato prerogativa di autori poco raffinati che non sarebbero riusciti a sciogliere altrimenti trame complesse, le autorità germaniche, come peraltro in altri tempi della loro storia in cui si sono rivolti al vicino orientale, sottovalutano il fatto che chi, come Alessandro Magno, scioglierà il nodo gordiano lo farà solo agendo con decisione ed energia e che, secondo tradizione, dovrebbe diventare imperatore d’Asia…a Pechino piacendo.
Alla signora Merkel mi rivolgerei citando Aristotele quando afferma che “…di un artificio meccanico ci si deve servire per le cose che sono fuori dell’azione drammatica: o per quelle che avvennero prima e che non sia possibile che un uomo conosca, o per quelle che avverranno dopo e che richiedono la profezia e l’annunzio, giacché il vedere tutto lo attribuiamo agli dèi. Comunque, niente di irrazionale deve esserci nell’azione e, se questo non è possibile, avvenga almeno fuori della tragedia come nell’Edipo di Sofocle”.
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