Dopo le infauste iniziative degli ultimi mesi culminate con l’ingloriosa ritirata dall’Afghanistan, i Democratici americani e il loro degno rappresentante, Joe Biden, continuano nella loro opera di sgretolamento di alleanze e consensi.
Questa volta è il turno di Israele, alleato storico degli Usa anche e soprattutto nel campo militare e dell’Intelligence ed unico baluardo in Medio Oriente contro l’espansionismo islamista.
I membri progressisti del Congresso americano, infatti, stanno temporeggiando sul sussidio da 1 miliardo di dollari per la fornitura dei sistemi d’arma Iron Dome (Cupola di ferro) senza i quali lo Stato ebraico di troverà a doverne affrontare la carenza in caso di guerra sui fronti nord e occidentale del Paese.
Dopo l’intenso utilizzo durante l’offensiva terroristica da Gaza nel mese di maggio, Israele potrebbe dover rinunciare ad uno dei suoi sistemi di difesa più avanzati ed a essere costretto a lanciare importanti operazioni di terra per neutralizzare gli eventuali attacchi missilistici.
Martedì scorso la leadership del Partito Democratico alla Camera dei Rappresentanti statunitense ha cancellato il finanziamento di circa 1 miliardo di dollari per la fornitura del sistema Iron Dome a Israele.
La decisione interna al Partito è stata presa su iniziativa dei rappresentanti Alexandria Ocasio Cortez di New York e Rashida Tlaib del Michigan che già nel mese di maggio, durante l’operazione “Guardian of the Wall”, avevano insistito per tentare di bloccare le forniture di armi a Israele.
La Camera dei rappresentanti ha deliberato che il finanziamento per il rifornimento del sistema d’arma Iron Dome a Israele verrà incluso in un eventuale disegno di legge bipartisan per la difesa per l’anno fiscale 2022.
Gli accordi, secondo quanto previsto daIla legge vigente, includevano il finanziamento di Iron Dome, con carattere continuativo e, con il nuovo disegno di legge in approvazione, fornendo finanziamenti anche nel periodo provvisorio prima dell’approvazione del nuovo budget.
Tuttavia, mentre i finanziamenti per l’Iron Dome latitano e l’establishment americano blatera, Israele vede approssimarsi una nuova grave crisi di sicurezza con l’aumento delle tensioni con Hamas a Gaza, Hezbollah in Libano e l’onnipresente minaccia sul Golan da parte siro-iraniana.
L’incognita iraniana
Secondo Biden, “siamo pronti a tornare alla piena conformità” con il JCPOA se l’Iran farà lo stesso” e, secondo fonti accreditate, i colloqui sul nucleare con le potenze mondiali riprenderanno entro poche settimane.
Il segretario di stato, Antony Blinken, da parte sua ha espresso un parere totalmente in contrasto con il Presidente affermando che gli “Stati Uniti sono molto vicini a rinunciare. Qualsiasi accordo sul nucleare iraniano”. Misteri americani.
Ma il Regime degli Ayatollah, pur mantenendo una linea diplomatica contrassegnata dalla piena disponibilità al dialogo, ha sperimentato il nuovo sistema di difesa anti-aerea “Dezful”, un sistema missilistico a con una gittata di 12 km e un’altitudine operativa di 6 km con il principale ruolo di intercettare i missili da crociera.
La caratteristica distintiva di questo sistema è il basso tempo di ricarica del missile e sarà in dotazione alla difesa aeronautica iraniana in brevissimo
Inoltre, I’Iran ha schierato il sistema di difesa aerea S-300 vicino alla centrale nucleare di Busheir, temendo incursioni aeree e ponendo in permanente stato di allerta le guarnigioni poste a guardia del sito.
Il ministro della Difesa israeliano, Benny Gantz, rivela durante una conferenza alla Reichman University ha rielto che “nella base di Kashan a nord di Isfahan, presso l’aeroporto, l’Iran sta conducendo l’addestramento per agenti terroristici provenienti da Yemen, Iraq, Siria e Libano e sperimentando UAV di fabbricazione iraniana. La base è la pietra angolare del sistema di esportazione del terrorismo aereo iraniano nella regione”.
In relazione a quanto dichiarato da Gantz, e in diretta connessione con la minaccia terroristica iraniana, alcune fonti accreditate hanno riferito di una massiccio investimento di “immobili” da adibire a siti di stoccaggio di armamenti situati in posizioni strategiche nei pressi del confine con Israele. Si tratterebbe di 370 appezzamenti sul Golan e 875 in un sobborgo di Damasco, tutti collegati via terra e, in molti casi, acquisiti nei pressi di centri abitati.
Teheran, come sempre, gioca sporco, ma in questo non trova alcun ostacolo negli interlocutori occidentali, soprattutto europei, scevri dalla volontà di fermare la politica dissimulatoria dell’Iran in campo internazionale e la sua arroganza aggressiva nella regione mediorientale.