Dopo 20 anni di guerra in Afghanistan il mondo scopre che il terrorismo non è sconfitto. Anzi. Nell’anniversario del tragico attacco alle Torri Gemelle di New York, a Kabul si insedia il governo dei Talebani con esponenti ricercati da l’Fbi, terroristi e sanguinari di vario genere.
Le cronache e le analisti della ritirata degli Usa dall’Afghanistan, da settimane raccontano la disfatta dell’Occidente, il ritorno della shari’a nel Paese e il rischio terrorismo che si amplifica all’ennesima potenza. Se ci fossimo risvegliati dopo un lungo sonno iniziato il giorno in cui l’America annunciò l’intervento in Afghanistan, al nostro risveglio ci saremmo aspettati di trovare una situazione molto diversa. E probabilmente non capiremmo gli errori commessi in questi anni perché nel 2001, dopo gli attacchi in Usa, il quadro era molto chiaro. Bisognava combattere il terrorismo non con le nostre leggi, ma con le loro regole. Avremmo forse evitato anche i successivi sanguinosi attentati in Europa (Parigi, Londra, Madrid, Bruxelles), se avessimo capito che bisognava fermare la capacità di infiltrazione del terrorismo in Occidente.
Gli attacchi alle Torri Gemelle hanno dimostrato come gli Usa non fossero stati capaci di intercettare per tempo i soggetti che li hanno colpiti. Eppure avrebbero potuto farlo. Stessa storia a Parigi, ad esempio, molti anni dopo con la strage al Bataclan. Anche in questo caso, solo in seguito venne fuori che i membri del commando erano in qualche modo noti all’intelligence non solo francese e il famigerato Salah Abdeslam era anche incappato in un controllo di Polizia durante la fuga e addirittura intervistato… E l’elenco degli “inconvenienti” potrebbe proseguire con molti degli attacchi (più o meno significativi) avvenuti in Occidente negli ultimi 20 anni.
Se è impossibile modificare e contrastare un’ideologia perversa come quella che sostiene il jihad, è altrettanto vero che l’Occidente intero ha tentato di combattere il fondamentalismo islamico con le leggi e le regole della democrazia, talvolta provando a esportarle e talvolta immaginando che chi arriva in Occidente lo faccia perché decide di vivere secondo le nostre leggi, i nostri usi e costumi. Ancora una volta vale la pena porre la domanda: la (presunta) legge di dio o quella degli uomini? Chi abbraccia il culto ossessivo e distorto sceglierà sempre la prima opzione, ovunque si trovi. Anche se si trova a vivere in un Paese “democratico” che rispetta la libertà di culto ma non ne fa un’icona di Stato.
L’11 settembre e gli attacchi terroristici seguenti, e a pochi giorni dal rovinoso ritiro degli Usa dall’Afghanistan, dovrebbero insegnare due cose all’Occidente: la prima è che la democrazia non si esporta e non si impone. La seconda è che il controllo e il monitoraggio di alcuni soggetti non può cadere nel tranello ideologico proposto dalla sinistra occidentale che grida alla persecuzione e all’islamofobia ad ogni piè sospinto. L’infiltrazione in Occidente, insieme all’opera di dissumulazione tipica degli islamisti, fanno parte della strategia jihadista generale. Non considerare questo aspetto è folle, definirlo razzismo è criminale.