“Ci congratuliamo con voi per questa grande vittoria contro l’alleanza crociata “. Così la leadership di quello che fu il network terroristico di Oussama bin Laden, ha inteso salutare la disfatta occidentale in Afghanistan ad opera dei Talebani. Nel corpo del messaggio, al Qaeda prelude a ulteriori successi degli islamisti in altri teatri di guerra, augurandosi la “fine dell’arroganza degli Usa e dei loro alleati”.
Diffuso nei giorni scorsi sui social network, il messaggio ha riscosso un notevole successo tra gli “orfani” del Principe del terrore, anche in considerazione della quasi concomitanza della sua diffusione con la ricorrenza ventennale degli attacchi contro il suolo americano del 2001. Un ulteriore sintomo della totale inutilità dello sforzo militare occidentale in Afghanistan che non ha assolutamente minato i piani degli specialisti del terrore, ma solo congelato.
La “taqiyya” talebana
Era tra le ipotesi plausibili che la dissimulazione (taqiyya) in chiave “distensiva” interpretata dai Talebani, celasse, in realtà, un ritorno al passato dei rapporti con al Qaeda.
Il Maktab al Kidhamat, ovvero, “l’ufficio servizi” creato da bin Laden negli anni ’80 per il reclutamento, l’addestramento e l’avvio al fronte di mujaheddin da impiegare in chiave anti-sovietica, non ha mai smesso di funzionare. La pausa ventennale imposta dalla furiosa reazione americana agli attentati del 2001, ha semplicemente spostato il fulcro delle attività di al Qaeda in altri contesti.
Dalla Siria al Corno d’Africa e dal Maghreb alla Penisola arabica, l’organizzazione, sotto l’egida politica di Aymen al Zawahiri, ha optato per un’esportazione del terrore in teatri ove fosse possibile dare continuità all’azione senza incorrere in ulteriori ripercussioni.
Un’azione, quella di al Qaeda, che rappresenta solo un preludio alla corsa per la conquista della ribalta mediatica, in diretta concorrenza con lo Stato islamico, che consente l’accesso a nuovi finanziamenti, aspiranti miliziani e ad un allargamento della strategia di globalizzazione della jihad.
Il ritorno di Amin al Haq
Così, in questi giorni, Amin al Haq, già assistente capo di Oussama bin Laden, leader della Guardia nera, reparto di élite di al Qaeda, è ritornato in Afghanistan dopo anni di clandestinità.
Un video mostra il dottor Amin al-Haq affiancato da un gruppo di miliziani talebani pesantemente armati, mentre fa il suo ingresso in una città nella provincia orientale di Nangarhar, in Afghanistan, tra il Pakistan e Kabul.
Secondo Bill Roggio, senior fellow presso la Foundation for Defense of Democracies ed editore del Long War Journal, il video mostra una crescente ambizione degli agenti di al Qaeda da quando i talebani hanno preso il controllo dell’Afghanistan.
“Il video di al-Haq è la prova che i comandanti di al Qaeda ora si sentono abbastanza sicuri da apparire pubblicamente in un Afghanistan controllato dai talebani – ha scritto Roggio – La sicurezza di viaggiare e operare all’aperto, in bella vista per la prima volta in un decennio, parla del netto cambiamento in Afghanistan nell’ultimo mese”.
Ulteriori indizi giungono dalla notizia di una partecipazione attiva dei miliziani di Al Qaeda nell’offensiva talebana nella valle del Panjshir.
Sono stati proprio i combattenti fedeli ad Ahmad Massoud a riferire che tra i 350 miliziani uccisi vi sarebbero numerosi appartenenti ad al Qaeda, tra i quali 2 comandanti noti ai combattenti della resistenza.
Nell’ultimo travagliato periodo, i Talebani hanno più volte sottolineato che nessun accordo vieta la presenza di Al Qaeda sul territorio afgano o una eventuale collaborazione.
L’accordo firmato a Doha nel 2020, infatti, prevede che il regime talebano “impedisca di utilizzare il proprio territorio per lanciare attacchi contro l’Occidente”, non l’ospitalità.
Il legame tra i Talebani e al Qaeda, è di fatto inscindibile, anche perchè votato, a livello locale, alla lotta contro il comune nemico: l’IS-K
L’attuale leader degli “studenti coranici”, Hibatullah Akhundzada, che assumerà il ruolo di guida suprema dell’Emirato islamico dell’Afghanistan, a parere di numerosi analisti, confermerà il giuramento di fedeltà ad Al Qaeda, di fatto fornendo continuità di azione al gruppo terroristico.
Una continuità di sostegno anche economico che giunge anche dal Qatar, unico Paese ad avere ripreso i voli diretti con Kabul e ad essere espressamente richiesto dai Talebani per l’invio di forze di sicurezza in chiave stabilizzatrice, nella capitale afghana, oltre ai nostri “alleati” turchi…