La due giorni del presidente russo in Grecia, arriva in un momento cruciale per le relazioni tra la Russia e l’Europa. Una visita non casuale quella di Vladimir Putin, che ha scelto Atene non solo per ricambiare la visita del premier Alexis Tsipras a Mosca dello scorso anno, ma soprattutto per l’importanza strategica e culturale che la Grecia rappresenta per il Cremlino. L’obiettivo dell’incontro è rafforzare i già ampi e consolidati rapporti, dettati dal comune retroterra religioso e culturale e da una visione condivisa dai due governi delle relazioni internazionali e in particolare di quelle con la Turchia, storico rivale di Atene e nemico numero uno dei russi, complici le incomprensioni sulla guerra civile siriana.
Sul tavolo i numerosi dossier economici e commerciali, in particolare nel settore dell’energia e dei trasporti. Non a caso Putin è arrivato in Grecia dieci giorni dopo l’inaugurazione del Trans Adriatic Pipeline (Tap), un progetto che dovrebbe portare gas in Europa dall’Azerbaijan, minando il dominio di Mosca nel settore. Un’eventualità che il Cremlino vuole scongiurare, progettando con il governo di Alexis Tsipras un gasdotto rivale del Tap, il Poseidon-Itgi, che dalla Russia arriverebbe direttamente in Grecia, con ricadute economiche importanti su un paese stremato dalle politiche di austerità e in perenne conflitto con le istituzioni finanziarie europee.
La visita di Putin è stata preceduta da un suo editoriale sul noto quotidiano ellenico Kathimerini, nel quale il presidente, oltre ad annunciare la firma di importanti accordi economico-commerciali, ha elogiato il ruolo di Atene come “mediatore” nella disputa in corso con l’Unione Europea a seguito della vicenda ucraina. Il governo Tsipras è stato tra i più fermi oppositori delle sanzioni europee contro la Russia, soprattutto dopo lo “strappo” con Bruxelles dello scorso luglio, quando sembrava imminente l’uscita di Atene dall’eurozona e il suo probabile approdo nella sfera di influenza russa. Un’eventualità scongiurata, ma che ha comunque lasciato un segno importante, come dimostrano le parole di Putin a margine dell’incontro con Tsipras.
In una conferenza stampa piuttosto movimentata, il presidente russo ha toccato i principali temi d’attualità, riservando non poche critiche alla Nato e all’Unione Europea. In particolare, in riferimento al recente dispiegamento di nuovi missili da parte occidentale in Romania, ha affermato: “Queste installazioni potrebbero essere dotate di missili nucleari in qualsiasi momento. Non c’è nessuna difficoltà nel sostituire un missile con un altro. Basta solo sostituire il software. Non se ne accorgerebbe nessuno. Neppure i romeni noterebbero nulla”. Putin ha però gettato acqua sul fuoco: “Dobbiamo eseguire determinate azioni atte a garantire la nostra sicurezza. Ripeto, questa è una risposta. Non faremo noi il primo passo”.
Non solo la Nato, a preoccupare Mosca è anche il ruolo ambiguo della Turchia in Siria e i suoi presunti rapporti con alcuni gruppi jihadisti. Una situazione che turba anche Atene, da sempre rivale di Ankara e ultimamente ai ferri corti con l’amministrazione Erdogan, complice la questione migranti e le continue violazioni dello spazio aereo greco da parte dei caccia turchi. Il rapporto di amicizia e cooperazione tra Grecia e Russia non si ferma solo alle questioni economiche e strategiche. Il comune retroterra culturale e religioso gioca un ruolo fondamentale nelle loro relazioni bilaterali. Lo dimostra la scelta di Putin di terminare il suo viaggio recandosi sul monte Athos, sede di un importante monastero ortodosso, in compagnia del patriarca Kirill. Una visita tutt’altro che simbolica. Grecia e Russia hanno bisogno l’una dell’altra. La prima per esercitare pressione sulle istituzioni economico-finanziarie europee, la seconda per recuperare con l’Unione Europea e abbandonare i toni da guerra fredda che da ormai due anni sono la colonna sonora delle relazioni tra Mosca e Bruxelles.