I cittadini di Hong Kong si sono messi in fila per acquistare le copie del giornale Apple Daily, che il giorno prima aveva subito l’irruzione in redazione di centinaia di agenti. Cinque le persone arrestate, tra giornalisti, direttore e dirigenti della testata, accusati di aver cospirato con Paesi stranieri contro il regime di Pechino. In base alla nuova legge sulla sicurezza nazionale imposta dal Partito comunista cinese, sono centinaia gli arresti compiuti dalla Cina nell’ex colonia inglese.
E giovedì, nel mirino sono finiti i giornalisti di Apple Daily, un giornale schierato dichiaratamente contro il regime, che si batte per la libertà e la democrazia. La redazione e la dirigenza del quotidiano, sapevano perfettamente di essere un obiettivo del regime che punta a tacitare qualunque voce di dissenso. Il giorno dopo il blitz, sulla prima pagina di Apple Daily, che ha venduto 500.000 copie, è apparso un messaggio chiaro: “Dobbiamo andare avanti”.
Ma nelle stesse ore, in Italia veniva pubblicata una delle interviste forse più imbarazzanti mai rilasciate da un esponente del Movimento 5 Stelle. Dalle pagine di Repubblica del 17 giugno scorso, il senatore M5S Vito Petrocelli, presidente della Commissione Esteri al Senato, dichiarava: “Posso essere definito in tanti modi, anche filocinese”. E ancora: “A differenza di altri non devo ogni volta ribadire la mia fede filoatlantica, ma penso che proprio all’interno del campo occidentale l’Italia debba essere il miglior riferimento per Russia, Cina e Iran”. E poi ha rincarato la dose negando la persecuzione degli uiguri (“Ho sottoscritto il rapporto che mette in discussione la persecuzione. Sono per costruire il dialogo, su una questione così delicata, che va affrontata senza faziosità”) e trova “poco corretto che noi mettiamo in discussione un modello di stampo socialista, che viene accettato da un miliardo di persone”.
A questo punto, soprattutto davanti alle vicende che hanno coinvolto Apple Daily, si fa davvero fatica a comprendere la posizione di Petrocelli, che dovrebbe anche chiarire cosa intende quando parla della sua fede filoatlantica. Perché davvero non si capisce, qualche risposta dopo, quando difende quella che a tutti gli effetti è la più grande dittatura comunista definendola “un modello di stampo socialista, che viene accettato da un miliardo di persone”. Ma accettato da chi? Il senatore forse dovrebbe confrontarsi con gli attivisti (giornalisti e non) che in questo momento si trovano in carcere ad Hong Kong, e in tutta la Cina, per aver osato opporsi al regime. Del resto Beppe Grillo, proprio mentre in Gran Bretagna si svolgeva il G7 che aveva tra i punti in agenda proprio i rapporti con la Cina, ha pensato bene di andare a ribadire la sua fedeltà a Pechino recandosi in visita all’ambasciatore in Italia.
E lo stesso vale per l’Iran, dove in queste ore il risultato elettorale delle presidenziali ha portato alla vittoria l’ultraconservatore Ebrahim Raisi. Un risultato scontato, ma che allontana ancora di più il Paese dalla possibilità di avere un governo democratico.
Davanti agli arresti compiuti nella redazione di Apple Daily, come quelli fatti tra gli attivisti che hanno protestato contro la legge sulla sicurezza imposta a Hong Kong (tra questi Joshua Wong, il leader degli attivisti pro-democrazia, i blogger Fang Bin e Li Zehua e la giornalista Zhang Zhan, solo per citarne alcuni), così come davanti allo sterminio (perché di questo si tratta) della minoranza uigura, le parole di Petrocelli sono un pugno allo stomaco. Una volgarità senza precedenti, che forse non è stata evidenziata abbastanza.
Nel nostro piccolo lo facciamo.
Iran, Cina, Russia. Terzi: “Stati ostili che interferiscono nelle democrazie Occidentali”