Con i proclami degli ultimi giorni e il “passaparola” sui social network che hanno amplificato le parole dei suoi leader, Hamas scatena una nuova pandemia: antisemitismo e antisionismo dilagano a livello globale.
Gli undici giorni di scontri tra Hamas e l’esercito israeliano, che hanno visto il gruppo terrorista palestinese uscirne a brandelli, con i suoi leader nascosti nei tunnel e la popolazione di Gaza usata come scudo umano, hanno provocato strascichi indotti dagli estremisti per fomentare rivolte che riportino l’attenzione dei mass media sulle rivendicazioni a loro care anche dopo il raggiungimento di una fragile tregua.
Sono innumerevoli le segnalazioni che, dall’inizio dell’ennesima crisi tra Hamas e Israele provocata dal lancio indiscriminato di razzi contro gli insediamenti ebraici non lontani dalla Striscia di Gaza, evocano quotidianamente lo spettro di una globalizzazione del fenomeno.
Ma se gli episodi accaduti la scorsa settimana a Lod, così come ad Haifa, Jaffa ed altre località minori, seppur ingiustificabili, possono “rientrare” nell’ambito del conflitto in atto, quelli occorsi in Nord America, Europa e addirittura in Australia, appaiono completamente decontestualizzati rispetto agli eventi delle zona Mediorientale.
A Melbourne le minacce non fermano la manifestazione pro-Israele
Una manifestazione a Melbourne, in Australia, a sostegno di Israele iniziata venerdì, è andata avanti fino ad oggi, domenica 23 maggio,, nonostante sia emerso dalla rete un video di TikTok in cui si minacciava il raduno dei partecipanti, secondo quanto riferito dall‘Australian Jewish News.
A conferma di quanto denunciato, il sito jihadwatch.org amministrato da Robert Spencer, specializzato nell’analisi del fenomeno jihadista in tutte le sue varianti, nell’editoriale di ieri riporta la notizia di una manifestazione in favore di Israele indetta per venerdì a Melbourne e per la quale sono state mobilitate ingenti forze di Polizia a seguito delle minacce intercettate in rete da parte di sostenitori della “causa palestinese”.
In un video, già rimosso dal web, una 19enne a suo dire musulmana, mostra il volantino per l’evento “Rally for Israel” con l’indicazione della data e l’ora dello svolgimento. In una didascalia postata a corollario del video, era riportato letteralmente: “Se vieni da Victoria, sai cosa fare”. Tra i numerosi commenti dei “visitatori”, spiccavano quelli inneggianti alla violenza: “Mi sto avvicinando con gli AK-47”, “Dovremmo prendere gli IED?”, “Veniamo a bruciare le loro bandiere”, “Chi sta cercando di sparare?” e ” Presto Inshallah. “
Dietro denuncia dell’Australian Jewish News, la polizia di Melbourne ha provveduto ad inviare il video al comando di Victoria per l’identificazione dei soggetti coinvolti, provvedendo all’immediata rimozione dello stesso dal web e inviando agenti anti-sommossa a protezione dell’evento.
Nel nord America dilagano le azioni contro la popolazione ebraica
Giovedì scorso a New York, un folto gruppo di arabi ha attaccato una manifestazione statica in favore di Israele in corso a Times Square. Nel corso dell’aggressione, un 23enne, Waseem Awawdeh, ha colpito più volte un uomo che indossava lo yarmulke (kippah) usando una stampella.
L’aggressore è stato subito fermato dalla polizia con l’accusa di “crimini ispirati all’odio razziale, possesso di armi, minacce e aggressione”. Dopo l’arresto avrebbe detto agli agenti che, dopo la sua liberazione, “lo avrebbe fatto di nuovo”.
Sempre a New York, un calciatore di una squadra locale, di origini ebraiche, ha dovuto sottoporsi al controllo di un “check Point” improvvisato sul marciapiedi da un gruppo di arabi filo-palestinesi. Alla domanda se egli fosse un ebreo, il giovane ha risposto asseritamente provocando la reazione del gruppo che avrebbe estratto subito coltelli a serramanico costringendo alla fuga il malcapitato.
Un altro 29enne afferma di essere stato attaccato sabato scorso nel quartiere di Hell’s Kitchen per aver indossato una collana con la stella di David.
Nella “Grande Mela”, inoltre, si è verificata un’aggressione a una coppia di ebrei seduti al tavolo di un locale ristorante, attaccati a calci e sputi dai soliti “portatori di pace” pro-palestina. Solo nella scorsa settimana negli Usa sono state vandalizzate 4 sinagoghe e una Yeshiva.
Ma anche dal Canada le notizie riportano un aumento esponenziale delle minacce e violenze antiebraiche.
Durante una manifestazione pro-palestina tenutasi a Toronto, sono stati scanditi slogan inneggianti al massacro degli ebrei a Khaybar “Dio è grande! Khaybar è distrutto. Quando arriviamo in una piazza del popolo è una brutta mattinata per coloro che sono stati avvertiti“.
Una manifestazione a sostegno di Israele è stata rovinata nel pomeriggio di venerdì in Dorchester Square a Montreal, quando i filo-palestinesi si sono scontrati violentemente con i filo-israeliani riuniti per un sit-in di sostegno a Gerusalemme. “Sono qui per il mio popolo israeliano. Siamo pacifici oggi. Alcuni hanno detto di non venire, ma noi siamo qui ”, ha dichiarato, Orit Jacobovitz, rabbino capo della comunità locale. Centinaia di persone si sono radunate a sostegno di Israele e per denunciare l’escalation militare dei giorni scorsi tra lo Stato ebraico e il movimento palestinese Hamas.
A pochi metri di distanza, una seconda manifestazione ha riunito dozzine di persone che inneggiavano alla “Palestina libera” e alla jihad contro Israele.
Dopo un’ora dall’inizio della manifestazione, i due opposti schieramenti si sono scontrati e insultati. Immediato l’intervento delle forze dell’ordine che hanno provveduto al fermo di diversi facinorosi e di alcuni filo-palestinesi intenti a strappare alcuni vessilli di Israele dalle mani dei manifestanti e al lancio di pietre contro i sostenitori dello Stato ebraico.
Secondo un rapporto provvisorio della SPVM, 15 persone sono state arrestate e 76 denunciate. Almeno un manifestante e tre agenti di polizia sono rimasti feriti.
Un messaggio inquietante era giunto nei giorni precedenti alla manifestazione di Montreal a numerose utenze canadesi intestate a cittadini di origine ebraica, residenti nella regione del Quebec, tramite l’applicazione whatsapp. Il testo riportava in lingua inglese e francese la possibilità che venerdì avrebbero potuto compiersi attacchi contro le comunità ebraiche dei sobborghi di Montreal dopo che gli appartenenti a “vari gruppi”, non meglio descritti, avevano individuato le abitazioni di famiglie ebraiche. Al momento non disponiamo di ulteriori riscontri.
In Europa l’accoglienza paga: cittadini e immigrati musulmani si scagliano contro le comunità ebraiche
A Londra, in concomitanza con la ricorrenza dell’attentato alla Manchester Arena del 22 maggio 2017 rivendicato dall’Isis che provocò 23 morti e 250 feriti per l’esplosione di un ordigno innescato da un attentatore suicida, si è svolta una manifestazione di sostenitori della “causa palestinese” durante la quale sono stati scanditi slogan antisemiti. A margine dell’evento, gruppi di arabi hanno preso d’assalto alcuni automobilisti colpevoli di “esibire” simboli evocativi di Israele. Nel corso della manifestazione una poliziotta della Metropolitane Police , di origine iraniana in servizio per l’ordine pubblico, ha accettato l’invito di unirsi alla dimostrazione ricevendo il plauso degli astanti e iniziando ad inneggiare apertamente alla “palestina libera”. La donna è stata posta sotto indagine dalla Direzione della Metpolice il cui portavoce ha affermato: “La Direzione degli standard professionali è stata informata e sta indagando sulle circostanze complete di questo incidente e per determinare quale ulteriore azione sia appropriata”.
Sempre come cornice al senso di comunitarismo tutto “British”, ignoti hanno danneggiato l’ingresso di un’associazione ebraica di Londra imbrattando le mura delle vie adiacenti con scritte antisemite.
Ma l’azione più becera è stata compiuta da un convoglio organizzato di auto, munite di megafoni e bandiere palestinesi che, percorrendo alcune aree abitate da famiglie di origini ebraiche a nord di Londra diffondeva slogan antisemiti dal chiaro tenore: “Uccidete gli ebrei”, “violentate le loro figlie” e “Palestina libera”.
La carovana di auto era frutto, in realtà, di un’azione programmata e pubblicizzata in un poster che recava le indicazioni di altre “provocazioni” da mettere in atto in diversi quartieri della capitale britannica con eguali modalità.
In precedenza, la polizia metropolitana aveva dichiarato: “Siamo a conoscenza di un certo numero di auto che si sono unite a una manifestazione nel centro di Londra questo pomeriggio. Sono in atto chiusure stradali intorno a Whitehall e si prevedono interruzioni. Gli ufficiali sono in zona e si confrontano con i partecipanti ”.
Anche in Germania, sebbene in tono minore, la violenza antiebraica è sfociata in atti vandalici da parte di “pacifici manifestanti” che hanno riguardato 2 sinagoghe e un memoriale.
Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, durante il suo podcast settimanale di venerdì, si è espressa contro ogni manifestazione di odio antisemita in occasione delle dimostrazioni filo-palestinesi previste per il fine settimana in Germania.
La Merkel ha voluto ribadire che “coloro che nutrono odio verso gli ebrei per strada, coloro che incitano all’odio razziale si mettono al di fuori della nostra Legge fondamentale”.
L’Italia si allinea per non perdere il passo
In Italia, il 13 maggio scorso, a Milano ha avuto luogo una manifestazione statica, in totale spregio delle norme anti-Covid, che ha radunato centinaia di sostenitori dei “palestinesi oppressi”. Come troppo spesso avviene, si sono sprecati gli slogan inneggianti all’intifada contro Israele e alla distruzione dello Stato ebraico. Cori conditi dal rogo di una bandiera israeliana, appiccato da manifestanti maghrebini.
In settimana ha avuto luogo una trasmissione via web promossa dal movimento SOS Gaza, in diretta dalla Striscia.
All’evento hanno partecipato, tra gli altri, Najib El Bared, imam della moschea di Saronno, Mohammad Hannoun, presidente dell’Associazione palestinesi in Italia, Yassine Lafram, presidente dell’Unione comunità islamiche in Italia.
Durante la trasmissione è stato dato risalto, come precedibile, alla raccolta di fondi da destinare alla popolazione “palestinese”, con l’esposizione di un IBAN intestato all’http://absppodv.org. I pareri espressi dagli intervenuti sono stati incentrati sull’odiata oppressione cui è sottoposta la popolazione civile e sulla necessità di “rompere l’assedio”, ricostruire Gaza e fornire sostegno alle famiglie delle vittime innocenti, i “martiri”.
Nel frattempo, da giovedì scorso la Digos di Roma indaga, invece, su alcune minacce anonime pervenute alla locale comunità ebraica. Un segnale inquietante per tutti e una conferma dei rischi dell’apertura di nuovi fronti di scontro non localizzati nel solo Medio Oriente.