La variante indiana del covid-19 è più aggressiva di quella inglese. Il coronavirus non da tregua e continua, grazie appunto alle sue varianti, a mietere vittime nel mondo.
Oggi è soprattutto il continente asiatico a piangere i suoi morti, in particolare l’India, con un picco giornaliero, dato dello scorso 12 aprile, di 161.736 casi. Mentre nelle ultime 24 ore i casi di contagio sono 349.691, per un totale di 16,96 milioni da inizio pandemia, con 192.311 morti.
Tale triste primato fu superato lo scorso gennaio solo dagli Stati Uniti, con un picco giornaliero di 250.000 persone infettate.
In India in prima battuta è sempre presente la variante inglese B.1.1.7, causa del 40 % delle vittime, secondo il Pathogen-tracking project Nextstrain, seguita dalla variante sud-africana con il 16% di vittime a suo carico.
Gli esperti ora stanno cercando di raccogliere informazioni sul modo di agire del coronavirus visto che l’India non ha avuto la “seconda ondata“. Di conseguenza non è chiaro l’innalzamento feroce dei casi, probabilmente dovuto alla fine restrizioni. Ma questa, dicono gli esperti, non può essere la sola ragione per giustificare una simile crescita.
Si va dunque dall’ipotesi del sistema immunitario generato dalla prima ondata, ormai svanito, alla più terribile: una nuova variante.
Sfortunatamente l’India non ha campioni genetici per poter individuare quale possibile parte di covid è variata al punto da crescere i contagi in modo così preoccupante e aggressivo.
È certo che la cosiddetta “ India’s double mutant” o B.1.617, presente anche in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, presenta 2 parti della proteina spike, e non una, che quindi possono attaccare la cellula umana deviandone gli anticorpi.
Attualmente tale variante è stata segnalata, secondo il Goa Chronicle, nello Stato del Maharashtra dallo scorso settembre con casi limitati, oggi in aumento. Bisogna ricordare che la variante inglese, presente nel Regno Unito dallo scorso settembre, ha causato il 98% di casi nel Paese. Questo per sottolineare la rapidità con cui tali varianti possono essere capaci di diffondersi.
La variante sudafricana ha colpito specialmente il Bangladesh, con 400 casi in un giorno lo scorso febbraio, fino a 7201 lo scorso 12 aprile.
Sfortunatamente, la lenta campagna vaccinale causa un ulteriore aumento di vittime. L’India presenta il 5% di adulti vaccinati con una prima dose, mentre Bangladesh e Sri Lanka non raggiungono tale percentuale. La regione del Buthan, fortunatamente, ha vaccinato con prima dose di Oxford/AstraZeneca tutta la popolazione adulta.
La nuova variante, dunque, sembra essere più rapida e aggressiva. La campagna vaccinale resta l’unico mezzo di difesa a nostra disposizione, seguita da un costante monitoraggio del virus e delle sue mutazioni.