Nelle ultime ore nella regione di Donbass il livello di allerta tra le fila dell’esercito ucraino ha raggiunto il suo livello massimo, mentre si riaccendono gli scontri con le forze separatiste sostenute da Mosca. Lunedì si segnala infatti una nuova vittima e un altro ferito tra i soldati di Kiev nell’ultimo confronto a fuoco.
Ad oggi pare che oltre 150.000 soldati russi siano stati schierati al confine con l’Ucraina e in Crimea, regione recentemente annessa a Mosca.
Un nuovo campo militare russo è stato immortalato dalle immagini scattate dai satelliti PlanetLabs il 13 aprile scorso, dove si evidenziano almeno 1.000 veicoli stazionanti sul posto, allineati in aree recintate di fronte alle tende di fanteria. Confrontando queste ultime immagini con quelle scattate il 15 marzo, le forze schierate appaiono triplicate rispetto a quelle avvistate in precedenza.
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Fonte: immagine satellitare PlanetLabs
Un ulteriore insediamento è visibile inoltre a circa un miglio a ovest del campo principale, sulle rive del lago Kachyk, dove si intravvedono un numero imprecisato di altri mezzi e tende da campo.
Si segnala ancora che 10 giorni prima è stato individuato dalle immagini satellitari un altro campo militare costruito vicino alla città russa di Voronezh, a circa 500 miglia a nord dell’insediamento precedentemente citato e a 150 miglia dal confine ucraino. Anche questo campo è organizzato in modo simile all’altro, con mezzi, tra cui lanciamissili mobili e altri veicoli corazzati per le truppe, allineati all’interno di aree recintate. Le tende che si intravvedono sono posizionate a breve distanza dai mezzi e si presume vengano utilizzate dalle unità che gestiscono i veicoli stessi.
A rivelarlo proprio ieri è Josep Borrell Fontelles, Vicepresidente della Commissione e incaricato del coordinamento dell’azione esterna dell’Unione europea, a seguito dei colloqui a cui ha partecipato il ministero degli Esteri ucraino. “… è il più alto dispiegamento militare russo di sempre ai confini ucraini … Il rischio di un’ulteriore escalation militare è molto probabile …” ha continuato Borrell, pur non essendo al momento preventivate nuove sanzioni contro Mosca dopo le ultime espulsioni di diplomatici russi dal territorio dell’Unione Europea. Lunedì il ministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Kuleba, ha infatti cercato di convincere la comunità internazionale a supportare l’Ucraina nel tentativo di scoraggiare qualsiasi aggressione da parte di Mosca, e richiedendo all’Unione Europea di varare ulteriori sanzioni contro la Russia.
Proprio nei giorni scorsi è stata la Repubblica Ceca ad espellere dai propri confini 18 diplomatici della Russia, poiché era stato accertato che c’erano i servizi di Mosca dietro l’esplosione del deposito di munizioni – il terzo in ordine di tempo – appartenente all’Istituto tecnico militare del ministero della Difesa ceco. Sebbene l’esplosione sia stata inizialmente classificata come un incidente, gli investigatori cechi sono recentemente giunti alla conclusione che sia stata in realtà causata da un’operazione condotta dall’Unità 29155, un gruppo di intelligence russo che si ritiene operi sotto la Direzione principale dello Stato maggiore delle forze armate di Mosca, comunemente nota come GRU. Funzionari del governo ceco hanno anche riferito che avrebbero accolto con favore l’espulsione dei diplomatici russi dai paesi dell’Unione Europea e dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico, a sostegno del conflitto diplomatico in corso con Mosca.
Stesso trattamento era stato riservato, alla fine di marzo, a due diplomatici russi, espulsi dalla Bulgaria a seguito di un’indagine che li vedeva presumibilmente implicati in una vicenda di spionaggio per conto dell’intelligence militare GRU, e che ha anche portato all’arresto di 6 cittadini bulgari, accusati di essere al soldo di Mosca.
La risposta di Mosca non si è fatta attendere e in questi giorni, per ritorsione, ha dato il “foglio di via” al corpo dei 20 diplomatici di Praga ed i loro familiari residenti in Russia. Inoltre, venerdì scorso era stato arrestato a San Pietroburgo il console ucraino, Alexander Sosonyuk, con l’accusa di spionaggio per aver ricevuto informazioni sensibili da un agente russo, e prima ancora erano stati espulsi 10 diplomatici americani con l’ambasciatore che era stato invitato a tornare a Washington mentre era stata negata l’autorizzazione ad entrare in suolo russo al Ministro della Giustizia statunitense ed ai capi di FBI e CIA.
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Fonte: Twitter
Sono proseguite nel frattempo le manovre della flotta russa nel Mar nero dove sono state avvistate navi da sbarco di rientro dal Mar Baltico, unitamente alle imbarcazioni provenienti dal Mar Caspio che, attraverso lo stretto di Kerch, sono in navigazione verso Sebastopoli.
Qualche giorno prima dell’annuncio della chiusura per 6 mesi (dal 24 aprile al 31 ottobre) dello stretto di Kerch da parte di Mosca, alle imbarcazioni civili e militari di paesi stranieri, si è anche rischiato l’incidente quando, nella notte tra mercoledì e giovedì della scorsa settimana, la marina ucraina ha minacciato di sparare alle navi della guardia costiera russa. L’incidente è avvenuto a circa 25 miglia dallo stretto. La decisione arbitraria di chiudere lo stretto comprometterebbe la possibilità per Kiev di raggiungere le sue città portuali di Mariupol e Berdiansk, e creerebbe serie difficoltà per gli alleati della Nato e gli Stati Uniti di sostenere eventualmente l’Ucraina in un possibile conflitto nella regione.
E mentre Mosca ha giustificato il dispiegamento di forze lungo i confini ucraini come facenti parte di un’esercitazione militare e non una minaccia diretta a Kiev, intanto la propaganda sui media di stato russi ha precisato che Mosca è pronta ad un eventuale conflitto.
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Fonte: UKDefense
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, temendo dunque l’escalation militare, oltre a cercare il sostegno degli Stati Uniti, si è rivolto anche agli altri alleati europei: Francia, Germania e Inghilterra. Mentre i primi, pur garantendo pieno appoggio a Kiev non hanno ancora offerto un sostegno in termini di supporto pratico, il Regno Unito ha invece reso subito disponibili un cacciatorpediniere serie 45 equipaggiato con missili balistici e una fregata antisommergibile serie 23 che stanno navigando verso il Mar Nero. Contestualmente le due navi da guerra saranno appoggiate dagli stealth F-35B Lightning e dagli elicotteri antisommergibili Merlin pronti a decollare dalla portaerei Queen Elizabeth dislocata nel Mediterraneo.
È inoltre notizia delle ultime ore che anche le navi statunitensi, la portaerei USS Theodore Roosevelt e il cacciatorpediniere USS Donald Coock si stanno dirigendo a gran velocità anch’esse verso il Mar Nero.
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Fonte: Ansa
A Washington, hanno espresso profonda preoccupazione per la situazione venutasi a creare, e anche il Papa, domenica, ha pregato per un ritorno alla calma ed un allentamento delle tensioni in Ucraina orientale.
Gli Stati Uniti hanno persino chiesto alle compagnie aeree di bandiera e internazionali di osservare la massima cautela durante il sorvolo nelle vicinanze del confine russo-ucraino.
Ma in definitiva sono in pochi tra gli osservatori occidentali a ritenere che Mosca stia pensando realmente ad invadere la regione orientale dell’Ucraina, visto comunque l’irrigidimento da parte della stessa comunità internazionale, in particolare gli Stati Uniti e l’Unione Europea, pronti a intervenire in soccorso di Kiev.
E vero altresì che, dato il dispiegamento così massiccio di truppe e mezzi sia in terra che mare da parte del Cremlino, il governo ed ampie fasce dell’opinione pubblica in Ucraina sono convinte che Mosca stia mandando segnali convincenti di essere pronta ad entrare apertamente nel conflitto.
Gli analisti internazionali hanno anche evidenziato che le mosse da parte di Putin potrebbero far parte di una strategia nei confronti del presidente americano Joe Biden, al fine di ottenere un maggior peso contrattuale in una possibile risoluzione diplomatica della vicenda. Biden ha infatti chiesto al Cremlino di “allentare” le tensioni proponendo di incontrarsi in un vertice che potrebbe svolgersi in Finlandia nei prossimi mesi.