A Belfast, nell’Irlanda del Nord, nelle ultime notti si sono riaccese le tensioni mai sopite, e che riportano alla mente la lunga e sanguinosa lotta per l’indipendenza dell’isola verde. Una storia drammatica che affonda le radici all’alba del ‘900, ma che si trascina ancora irrisolta fino ai giorni nostri.
Le scene violente delle rivolte sono poi state trasmesse in diretta in tutto il mondo venerdì scorso. Pare che in migliaia abbiano visto il filmato dei gravi disordini scoppiati nell’area di Tiger’s Bay. Il video in diretta è stato trasmesso sul canale YouTube Ruptly, un’agenzia di video news russa affiliata alla rete televisiva RT. Il filmato è stato finora visto più di 83.000 volte.
Non sono di certo le notti del “Bloody Sunday”, come magistralmente riportate nel film di Paul Greengrass, ma evidentemente la situazione venutasi a creare la scorsa settimana ha scosso non poco l’affascinante capitale nord irlandese, una delle mete turistiche britanniche più interessanti.
I disordini sono esplosi nelle zone controllate dai lealisti non solo a Belfast centro (come Sandy Row), ma anche a Cloughfern, Carrickfergus, Newtownabbey, Derry / Londonderry, Portadown, Cookstown, Larne, Ballymena, Markethill e in altre località dell’Irlanda del Nord.
In alcune aree di Derry, cassonetti, negozi, auto in sosta e persino macchine operatrici di un cantiere edile sono stati dati alle fiamme, mentre i sempre più numerosi manifestanti affrontavano la polizia.
A Belfast, nella zona di Shankill Road – all’incrocio tra Lanark Way e Shankill Road – i gruppi rivoltosi hanno anche sequestrato e bombardato con le molotov incendiarie un autobus a due piani, che è bruciato completamente, mentre un fotoreporter del Belfast Telegraph è stato aggredito dai manifestanti. Un giovane lealista si è anche dato fuoco dopo aver lanciato una bomba molotov contro le linee della polizia a Newtonabbey.
C’è stato, inoltre, un tentativo di allargare gli scontri tra i lealisti di Shankill e le aree nazionaliste di Springfield Road, nella Belfast occidentale repubblicana. Gli scontri a Lanark Way, compreso il danneggiamento temporaneo della barriera sulla cinta della “peaceline”, hanno minacciato di spingere Belfast verso un pericoloso punto di non ritorno. Un assistente capo della polizia, ha sottolineato che la violenza era talmente “… su larga scala che non abbiamo mai visto nulla del genere da molti anni qui in Irlanda del Nord …”. Solo l’intervento all’ultimo minuto degli agenti antisommossa, che ha separato i gruppi di giovani protestanti e cattolici, ha evitato il peggio.
La polizia è dovuta ricorrere ai cannoni ad acqua nel tentativo di reprimere le violenze e i disordini nelle strade di Belfast, ed ha minacciato di utilizzare anche proiettili di plastica.
Ad accendere la miccia di questi recenti scontri pare siano stati un folto gruppo di giovanissimi lealisti (tra questi ci sono anche dei minorenni), fedeli alla corona britannica, che hanno finito con l’attaccare la polizia. Decine di agenti della PSNI, Police Service of Northern Ireland, in tenuta antisommossa, sono stati feriti negli scontri ad opera dei manifestanti che con lanci di sassi, spranghe, tombini, bombe carta e molotov hanno messo a ferro e fuoco le città.
Le rivolte hanno iniziato a scemare venerdì scorso, in parte grazie a una dichiarazione del Consiglio delle Comunità Lealiste (LCC), l’organismo che rappresenta le principali formazioni paramilitari lealiste, che ha condannato la violenza di strada auspicando proteste “interamente pacifiche”.
Nonostante ciò, le forze in opposizione non hanno smesso di rivolgersi accuse reciproche sugli scontri. Da una parte, i rappresentanti di Sinn Féin, SDLP e Alliance hanno accusato i partiti unionisti di alimentare le tensioni con una retorica infiammatoria, dall’altra, i leaders del DUP (Democratic Unionist Party) hanno accusato i repubblicani nazionalisti di aver ignorato le restrizioni sul Coronavirus in occasione del funerale di Bobby Storey lo scorso anno.
Chi sono i lealisti?
A partire dagli anni sessanta, il termine lealista (wikipedia docet) è tornato in auge per indicare la fazione politica che auspica lo status quo dell’Irlanda del Nord come parte del Regno Unito, contrapponendosi quindi all’altra fazione, i repubblicani, che preme per una riunificazione di Irlanda del Nord ed Eire in un’unica entità politica. Un sinonimo di lealista è “unionista”, riferito appunto alla fedeltà al Regno Unito, anche se storicamente, il lealismo è la frangia più estrema dell’unionismo, ritenendo questi che in una situazione di conflitto storico, è legittimo agire per difendere le comunità unioniste contro l’IRA (Irish Republican Army).
Dalla parte opposta abbiamo detto ci sono i repubblicani dello Sinn Féin, il Movimento nazionalista irlandese (lett. “noi stessi”) costituitosi in partito nel 1905 per iniziativa del giornalista Arthur Griffith. Fu al centro dell’insurrezione armata della Pasqua 1916 e degli avvenimenti che condussero alla proclamazione dell’indipendenza dell’Irlanda (1919). Dopo la firma del trattato con la Gran Bretagna (1921), che sancì la divisione dell’isola, si spaccò e subì successive scissioni, dalle quali ebbero origine i due principali partiti irlandesi, il Fine Gael e il Fianna Fáil. Rimasto una forza politica minoritaria, ha mantenuto a lungo stretti legami con l’Irish Republican Army (IRA), ma nei primissimi anni del 21° secolo ha condannato il ricorso alla violenza, ottenendo una crescita straordinaria di consensi. (Definizione Treccani).
Che cosa ha provocato le rivolte in Irlanda del Nord?
Le rivolte pare siano seguite alla decisione della scorsa settimana di non perseguire i 24 politici dello Sinn Fein che erano stati accusati di aver partecipato la scorsa estate, provocando assembramenti di massa, al funerale di un ex-attivista dell’IRA, Bobby Storey, di fatto non rispettando le rigide regole sul Covid-19 che limitano le manifestazioni pubbliche.
Il Pubblico Ministero ha giustificato l’operato della polizia per cui la mancata chiarezza dei protocolli di Stormont sul Coronavirus (il castello di Stormont a Belfast è la residenza dell’esecutivo nordirlandese), hanno impedito alla PSNI di agire. Pare però che le regole a quel tempo proibissero comunque le riunioni pubbliche, soprattutto per funerali e matrimoni.
Lo stesso presidente del sindacato del PSNI, Mark Lindsay, ha anche riferito di come “… gli agenti che devono far rispettare le normative sul Coronavirus stiano perdendo la fiducia che la comunità ha riposto nella polizia …”, proprio a causa della scarsa chiarezza dei protocolli stabiliti. Inoltre, ha accusato l’Esecutivo di Stormont di non prestare sufficiente sostegno alla PSNI nella sfida di dover controllare restrizioni confuse e in continua evoluzione.
I partiti unionisti allora hanno chiesto a gran voce le dimissioni del Chief Constable della PSNI, Simon Byrne, insinuando l’esistenza di una polizia con “due pesi e due misure”, cioè che in questo particolare frangente stava favorendo la sponda repubblicana. Singolare tutto ciò, perché due mesi prima la PSNI era stata accusata invece di simili comportamenti discriminatori dalla frangia dei nazionalisti. La controversia ha alimentato il dissenso dei gruppi lealisti che hanno sfogato la loro rabbia negli scontri di piazza.
Ma questa non è l’unica ragione che spiega l’escalation della tensione nelle fila degli unionisti in Irlanda del Nord. Infatti, anche il dopo Brexit ha contribuito ad alimentare la confusione generale, in particolare gli accordi commerciali nell’ambito del protocollo Irlanda del Nord, istituito come parte dell’accordo tra Regno Unito e Unione Europea, che hanno imposto un confine marittimo nel mare d’Irlanda, quasi una sorta di barriera economica che allontana ulteriormente Belfast dal resto del Regno Unito. Per i lealisti, il protocollo sta svuotando il senso di appartenenza dell’Irlanda del Nord nella Union Jack e il loro senso di identità unionista, ed è per questo che ne richiedono l’immediata cancellazione.
Ma c’è ancora dell’altro…
Il sovrintendente capo della PSNI, Davy Beck, ha affermato che le rivolte in Irlanda del Nord sono state chiaramente orchestrate da gruppi paramilitari.
I gruppi paramilitari lealisti, in particolare la fazione dell’UDA (Ulster Defense Association) di South East Antrim, che annovera Newtownabbey e Carrickfergus tra le sue roccaforti, sono stati accusati di aver organizzato una parte importante delle rivolte, si suppone come forma di ritorsione contro la PSNI che combatte da tempo le loro attività criminali.
La UDA South East Antrim Brigade era in precedenza una delle sei brigate dell’Ulster Defense Association ed oggi è fortemente coinvolta nel traffico di droga. Si dice che controllino il 100% di una rete di droghe illegali nel sud-est di Antrim e di altre località dell’Irlanda del Nord.
Secondo il Belfast Telegraph, i suoi adepti avevano avvertito gli esercizi commerciali di Newtownabbey di chiudere in anticipo perché erano imminenti gli scontri di piazza nel quartiere.
Le reazioni della politica in Gran Bretagna, Stati Uniti, Irlanda e Irlanda del Nord hanno condannato con fermezza i recenti scontri avvenuti a Belfast e nelle principali località nord-irlandesi, facendo appello alla calma.
Dopo una settimana di forti violenze e scontri di piazza, con decine di agenti delle Forze dell’Ordine feriti – oltre minorenni di appena 13 anni impegnati nei disordini – si teme che l’attenzione delle proteste lealiste si stia spostando su obiettivi più politici e simbolici.
Ma le tensioni sono ancora estremamente alte e non sarà facile ritrovare un equilibrio tra le diverse anime di questa martoriata isola.