Il governo libico del Primo ministro Abdulhamid Dabaiba ieri è atterrato ad Ankara per una due giorni con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Una notizia che ha fatto saltare sulla sedia più di un osservatore/commentatore, che in questo viaggio hanno visto la prima azione di vendetta del Sultano contro l’Italia e le dichiarazioni del premier Mario Draghi. In realtà, scavando a fondo nelle dinamiche e nelle sfumature dei personaggi in questione, viene a galla ancora una volta il profilo di Dabaiba: un imprenditore con il pallino degli affari che come tutti punta a capitalizzare nel minor tempo possibile gli investimenti.
Il suo obiettivo, almeno stando alle dichiarazioni rese dall’inizio del suo mandato, è quello di ricostruire la Libia, sotto tutti i punti di vista. Per farlo, l’unico modo, è riportare nel Paese le aziende straniere a cui commissionare la costruzione di strade, aeroporti e infrastrutture in genere. E la Turchia è uno degli Stati che risponde a queste richieste.
L’Italia, dunque, dicono fonti vicine a Palazzo Chigi, farebbe bene ad accelerare le pratiche della Commissione congiunta Italia-Libia per far partire il lavoro delle nostre aziende nel Paese. Altrimenti, non solo la Turchia, ma anche altri Stati prenderanno gli appalti miliardari. La burocrazia e la partitocrazia di Roma rischiano di bloccare, ancora una volta, gli investimenti che ci aiuterebbero a tornare protagonisti in Libia.
La visita del governo libico ad Ankara, con ben 14 Ministri, è proprio questo. Al netto delle ritorsioni che Erdogan vorrà mettere in campo contro l’Italia, è sempre bene ricordare la nostra latitanza sul terreno. Le colpe di un’assenza prolungata, durata anni, hanno permesso alla Turchia e non solo di espandere i suoi tentacoli.
Tuttavia Dabaiba, spiegano fonti autorevoli, ha intenzione di ridimensionare la presenza militare turca in Libia. L’altro suo obiettivo, infatti, è accelerare anche questo aspetto. Perché il Primo ministro è consapevole che la presenza di soldati turchi e miliziani siriani portati da Erdogan per combattere contro Haftar, non giova alla rinascita del Paese. Quindi ha deciso di “omaggiare” Erdogan a casa sua, avendo ben chiari però i suoi obiettivi. Dabaiba è descritto come un imprenditore caparbio, intenzionato a candidarsi nelle elezioni di dicembre. E per farlo ha bisogno di arrivare a quella data con progetti già ben avviati. E chiunque riuscirà a garantirgli velocità nella realizzazione sarà ben accetto. Le parole di Draghi, che ha definito Erdogan un dittatore, poco hanno a che fare con questo. Il viaggio del governo libico in Turchia era già stato pianificato prima che il premier italiano attaccasse il Sultano. Certo, il presidente turco sarà ben lieto di mettere in difficoltà ancora una volta l’Italia, se noi glielo permetteremo.