Con i droni questa volta potrà giocarci il gatto. E le autocertificazioni andranno bene anche se smangiucchiate dal sorcio.
Non sarà come la Pasqua dello scorso anno. Anche se il Viminale ha disposto un controllo ferreo sul territorio. Settantamila uomini delle forze dell’ordine pronti a scendere in campo dal 3 al 5 aprile, nel weekend di Pasqua, quando tutta la Penisola diventerà zona rossa. Con loro anche i militari dell’operazione Strade Sicure.
Ma dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, arriva la raccomandazione agli agenti di usare “un profondo senso di umanità”.
Vigilare su eventuali assembramenti, su feste private “clandestine”, su sconfinamenti regionali, dunque. Ma con garbo.
Anche perché di misure un po’ strampalate, per usare un eufemismo, ce ne sono assai.
E gli italiani stanno nervosi. E fanno fatica a comprendere. Va bene il virus, vanno bene le varianti. Ma la misura è colma e le continue restrizioni, non sempre supportate da una logica comprensibile, rischiano di esasperare gli animi di chi credeva di trovare un barlume di luce in fondo al tunnel almeno nella sorpresa dell’uovo di questa Pasqua 2021.
E invece no. Forse neanche il 25 aprile, festa della Liberazione, appunto, ci libererà da quest’incubo.
E poche speranze pure per la scampagnata del Primo Maggio.
Ma la cosa un po’ curiosa è che in un anno e più di lotta al Covid i numeri forniti dal Comitato tecnico scientifico, dal ministero della Salute e dai vari virologi prezzemolini in TV sono stati piuttosto ballerini.
In alcuni casi addirittura taroccati, come sembrerebbe in Sicilia, dove i magheggi servivano a guadagnare la zona arancione.
Ma ora conoscerebbero con certezza e senza tentennamenti i dati da qui alla fine di aprile.
Roba che neanche il mago Otelma.
Veggenti o paraventi?
Quindi niente zone gialle neanche se facciamo i bravi.
E intanto a Pasqua vietano gli spostamenti tra regioni. Non si possono raggiungere le seconde case “extraterritoriali”. Neanche le barche o le roulotte. Ma se a Pasquetta le braciolette di agnello volessimo arrostirle su una spiaggia greca si può.
Con tutto un ambaradan di tamponi e quarantene varie disposte dal “granitico” ministro della Salute, Roberto Speranza, anche per chi si sposta verso i Paesi europei, per quelli extra Ue era già previsto, ma si può.
“Granitico”, sia chiaro, nel senso che nonostante inciampi, mancanze, errori e omissioni nella gestione della pandemia è inamovibile.
E nessuno ha ancora capito bene perché.
Un libro imbarazzante scritto, pubblicato e ritirato in fretta e furia.
Due governi, due mandati. E ne avesse fatto uno buono. Ma sta là.
Anche se ormai orfano di Arcuri, che sta piuttosto inguaiato.
È di poche ore fa infatti l’ultima “marachella” che vedrebbe coinvolto l’ex commissario per l’emergenza sulla distribuzione di mascherine farlocche agli operatori sanitari durante i giorni caldi della pandemia.
Accuse, che se confermate, configurerebbero un reato gravissimo.
Quanti medici e infermieri potrebbero essersi contagiati indossando protezioni che credevano sicure? E quanti potrebbero esser stati addirittura stroncati dal virus?
Se gli italiani sono nervosi un motivo c’è.
E se vieti loro di mangiare la colomba insieme a zia perché abita in un’altra regione e chiudi un occhio su tutto ciò che è stato fatto, o meglio non è stato fatto o addirittura fatto male in un anno di gestione della pandemia, hanno ragione da vendere.
L’umanità da parte delle forze dell’ordine preposte ai controlli chiesta dal ministro Lamorgese questa volta sarà proprio necessaria.
Perché come diceva l’indimenticabile Totò, ogni limite ha una pazienza.