Una delegazione di funzionari della sicurezza israeliana è stata inviata nell’emirato di Dubai per verificare l’entità dei danni ed ispezionare la nave obiettivo dell’esplosione nel Golfo di Oman, come riferito dal quotidiano Haaretz.
Dai primi riscontri è emerso che la nave Helios Ray è stata danneggiata da almeno due mire applicate allo scafo al di sopra della linea di galleggiamento.
Israele è convinto che dietro l’attacco ci sia la Marina delle Guardie Rivoluzionarie che in più di un’occasione è ricorsa a questa tattica per danneggiare il naviglio in transito del Golfo Persico.
Il quotidiano israeliano, The Times of Israel, riporta che i funzionari della sicurezza dello Stato ebraico ritengono che dietro l’attacco alla nave ci sia l’Iran. Da tempo avevano avvertito che Teheran potrebbe scegliere di prendere di mira gli interessi marittimi israeliani e causare gravi danni all’economia di Gerusalemme, inibendo l’importazione di merci.
I rapporti, infatti, indicano che circa il 90% delle importazioni e delle esportazioni di merci da e verso Israele sono effettuate via mare.
Secondo il Canale israeliano Kan, “l’Iran ha attaccato la nave israeliana nel Golfo di Oman con l’obiettivo di fare pressioni sull’amministrazione statunitense per un ritorno ai negoziati”, mentre per la British Maritime Trade Operations Authority l’attacco è una chiara violazione del diritto alla navigazione nel Golfo Persico.
La flotta statunitense, di stanza in Bahrain, ha dichiarato di essere a conoscenza dell’incidente e sta monitorando la situazione con un più ampio pattugliamento delle acque.
Oltre all’innalzamento delle tensioni nella zona, l’Iran ha voluto inasprire la propria posizione nei confronti di Usa e Unione Europea rifiutando di ritornare al tavolo delle trattative sul nucleare iniziatesi nel 2015 e già più volte interrotte. Lo hanno dichiarato alcuni funzionari iraniani al Wall Strett Journal nella serata di ieri.
La decisione sarebbe stata presa dall’Establishment di Teheran “a seguito dell’intensificazione degli attacchi americani e israeliani contro obiettivi iraniani in Iraq, Siria e Yemen, questi ultimi a sostegno della politica aggressiva dell’Arabia Saudita”.