Il Tribunale belga di Anversa ha comminato la prima condanna per terrorismo nei confronti di un diplomatico iraniano. Assadollah Asadi, 49enne impiegato presso l’ambasciata di Vienna, è stato ritenuto ritenuto responsabile di un piano terroristico che nel 2018 doveva colpire la conferenza del Consiglio nazionale della resistenza iraniana a Villepinte, nei pressi di Parigi.
I giudici lo hanno condannato a 20 anni di reclusione per tentato omicidio e partecipazione ad organizzazione terroristica in concorso con i tre complici, Amir Saadouni alias Said, la moglie Nassimeh Naami e Mehrdad Arefani, tutti cittadini iraniani.
L’antefatto
Nel giugno 2018, gli attivisti dell’opposizione iraniana in esilio avevano organizzato un raduno poco lontano da Parigi sponsorizzato dal Consiglio Nazionale della Resistenza (CNRI), denominandolo “Free Iran”, al quale erano invitati anche anche numerosi sostenitori occidentali, tra i quali l’avvocato dell’allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump, Rudy Giuliani.
Ma da molto tempo, le intelligence di Germania e Belgio, erano sulle tracce di alcuni iraniani sospettati di tramare contro la reunion dei dissidenti a Parigi.
All’inizio del mese di giugno, in prossimità dell’evento, una coppia di iraniani con passaporto belga, Amir Saadouni e la moglie Nassimeh Naami, residenti ad Anversa, vengono bloccati a Bruxelles e trovati in possesso di un’ingente quantità di materiale esplosivo. L’arresto dei due avviene in concomitanza con il fermo di un terzo agente, Mehrdad Arefani, fermato a Parigi, e di un diplomatico iraniano, Assadollah Asani, alias Daniel, terzo segretario della rappresentanza diplomatica iraniana di Vienna, bloccato in Germania.
I quattro, secondo le risultanze delle investigazioni dell’intelligence belga, avevano progettato un piano per colpire la manifestazione del Consiglio nazionale della resistenza iraniana e la responsabile, Mariam Rajavi, che si doveva tenere a Villepinte, nei pressi di Parigi.
Il processo e la condanna del diplomatico iraniano
Dopo lunghe e complesse investigazioni, il processo è iniziato formalmente lo scorso novembre ad Anversa, in Belgio, dove due degli agenti del regime, la coppia Saadouni – Nassimeh, sono stati catturati.
Da quanto emerso dai fascicoli d’indagine, il materiale esplosivo sarebbe stato contrabbandato in Europa dal principale imputato, il funzionario d’ambasciata Assadollah Assadi, tramite un volo di linea coperto da passaporto e bagaglio diplomatico.
La carica ricoperta da Assadi come terzo consigliere presso l’ambasciata iraniana a Vienna, gli ha permesso di eludere i normali controlli di sicurezza durante i periodici viaggi in Europa, Italia compresa. Questa “agevolazione” lo ha aiutato a coltivare una rete di operatori terroristici che ha visitato e fornito con pagamenti in contanti in almeno 11 paesi.
Molti componenti della rete spionistico-terrorista di Asadollah, sono tuttora sconosciuti alle intelligence europee.
Con ogni probabilità, ci sono elementi della rete che rimangono sconosciuti anche alle agenzie di intelligence europee, come evidenziato da un portavoce delle forze di sicurezza belghe poco dopo l’annuncio dell’arresto di Assadi, dichiarando che la stragrande maggioranza dei presunti funzionari consolari iraniani sono in realtà agenti dei servizi segreti del regime incaricati del reclutamento e della “coltivazione di nuove reclute”.
Gli investigatori francesi, belgi e tedeschi hanno rivelato di essere riusciti a sventare un attacco indotto direttamente dal Regime di Teheran, tesi condivisa dal Consiglio nazionale della resistenza iraniana costretto all’esilio e permanentemente nel mirino del Vevak e dei Pasdaran iraniani.
Il coinvolgimento diretto di Teheran
I magistrati incaricati del caso di Asadollah hanno reso assolutamente chiaro che nel dirigere il complotto terroristico del 2018, Assadi non stava agendo come un agente fuori controllo, ma stava operando agli ordini di alti funzionari all’interno del regime iraniano. Secondo la resistenza iraniana gli ordini in questione provenivano sia dal presidente del regime, Hassan Rouhani, che dalla guida suprema, Ali Khamenei, mentre il ministro degli Esteri del regime, Mohammad Javad Zarif, considerato dai leader dell’UE come “moderato”, ha di fatto agevolato la copertura diplomatica alle attività di Asadollah.
Il governo di Teheran ha ovviamente respinto con veemenza le accuse e la condanna a 20anni del diplomatico e convocato l’ambascia�ore tedesco per consultazioni.
Assadollah Assadi è il primo�diplomatico iraniano condannato per terrorismo in Europa, in un caso che ha inasprito le relazioni con Teheran che ha condannato “fortemente” la decisione di un tribunale belga di condannare un suo diplomatico, come dichiarato da Saeed Khatibzadeh, portavoce del ministero degli Esteri in una dichiarazione rilasciata successivamente al verdetto. “Come abbiamo detto molte volte in precedenza, la detenzione di Assadolah Assadi, il processo giudiziario e la recente condanna sono illegali e rappresentano una chiara violazione del diritto internazionale, in particolare della Convenzione di Vienna del 1961”, ha detto Khatibzadeh alla tv di stato.
I paesi europei sembrano aver chiuso per anni gli occhi sulle attività illecite del regime iraniano. Nonostante diversi eventi riscontrati negli ultimi tempi, l’Unione europea non ha mai palesato la volontà di interrompere le relazioni diplomatiche con Teheran arrivando invece a sostenere un alleggerimento delle sanzioni economiche, allineandosi, di fatto, con la nuova politica estera dell’amministrazione Usa a guida di Joe Biden.