Il tasso di mortalità tra i pazienti Covid-19 in terapia intensiva è diminuito dall’inizio della pandemia grazie a un continuo miglioramento nei trattamenti eseguiti. Nonostante l’arrivo del vaccino, che contribuisce a dare speranza e fiducia nella lotta al virus, la ricerca di farmaci per la cura del coronavirus sembra in stallo. Quali farmaci sono più adatti? Quali terapie preventive applicare? Il vaccino, infatti, non può essere l’unica soluzione.
Tasso di mortalità in diminuzione, con riserva
Secondo una nuova analisi che ha esaminato i dati di 52 studi in Nord America, Europa, Cina condotti fino a ottobre 2020 e comprendenti oltre 43.000 pazienti, il tasso di mortalità per i pazienti Covid-19 ricoverati in terapia intensiva era diminuito del 36% rispetto ai tassi di mortalità osservati in uno studio precedente e pubblicato a luglio. Già in quella analisi, i decessi tra i pazienti Covid-19 trattati in terapia intensiva erano scesi da quasi il 60% alla fine di marzo al 42% alla fine di maggio, una diminuzione di circa un terzo.
Tuttavia, mentre i nuovi dati suggeriscono che i risultati della terapia intensiva stanno ancora migliorando, secondo i ricercatori guidati dal dottor Tim Cook, professore e consulente in anestesia e medicina di terapia intensiva presso il Royal United Hospitals Bath NHS Foundation Trust nel Regno Unito – il ritmo dei progressi terapeutici è notevolmente rallentato.
“Dopo che la nostra prima meta-analisi dell’anno scorso ha mostrato un forte calo della mortalità dei pazienti ricoverati in terapia intensiva per Covid-19, da marzo a maggio 2020, – ha detto Cook – l’analisi aggiornata mostra che qualsiasi calo del tasso di mortalità tra giugno e ottobre 2020 sembra essersi appiattito o stabilizzato”.
Negli ultimi mesi, inoltre, diversi studi hanno identificato i trattamenti efficaci, e quelli meno, sui pazienti Covid-19 in terapia intensiva. Ad esempio, all’inizio di giugno è stato dimostrato che gli steroidi (in particolare il desametasone) migliorano la possibilità di sopravvivenza nei pazienti ossigeno-dipendenti o che ricevono supporto respiratorio meccanico.
Ma altri farmaci un tempo promettenti, tra cui idrossiclorochina, azitromicina, lopinavir / ritonavir e remdesivir, non hanno avuto alcun chiaro beneficio. D’altra parte, la gestione non farmaceutica di Covid-19 come l’uso dell’ossigenoterapia, la fluidoterapia e la gestione della coagulazione del sangue, è migliorata dall’inizio della pandemia. I risultati di questa ricerca sono stati pubblicati il 1 ° febbraio sulla rivista Anesthesia.
La dottoressa Mangala Narasimhan, direttrice dei servizi di terapia intensiva presso la Northwell Health di New Hyde Park, New York, pur non avendo partecipato alla realizzazione del nuovo rapporto, ha confermato che c’è stata una selezione di varie terapie: “Sappiamo che i farmaci per evitare che la risposta immunitaria dei pazienti sottoposti a ventilazione sia eccessiva non funzionano, aumentando a volte il tasso di infezione”. L’esperta ha poi spiegato che mettendo meno pazienti in ventilazione meccanica, preferendo un trattamento supplementare con l’ossigeno, il tasso di mortalità si riduce. “La mortalità nei pazienti che peggiorano e vengono intubati sembra essere più alta – ha aggiunto la dottoressa Mangala Narasimhan – Sappiamo che questo virus dovrebbe essere trattato come una normale sindrome da distress respiratorio, cioè come una grave polmonite, quindi con ventilazione protettiva polmonare, cosa di cui non si sapeva nulla a inizio pandemia”.
Varianti del covid-19: aumentano le difficoltà di trattamento
Tuttavia, l’emergere di nuove varianti di coronavirus, come le varianti britanniche o sudafricane, potrebbero aumentare le difficoltà di trattamento. Da questo punto di vista, secondo il gruppo del dottor Cook, “la nostra analisi include studi pubblicati solo fino a ottobre 2020. Da allora sono emerse diverse varianti di virus che hanno rinforzato in molti paesi la situazione pandemica (dicembre 2020 – gennaio 2021). Ciò ha aumentato la presenza di pazienti in terapia intensiva il cui utilizzo dovrà essere rivisto e rivalutato a tempo debito. Per contrastare questo problema, la vaccinazione è ora disponibile in molti paesi e possiamo sperare che si avrà, tra diversi mesi, un impatto positivo sul decrescere della pandemia e sulla necessità di cure in terapia intensiva”.
Ma naturalmente la vaccinazione non potrà essere l’unica soluzione. I contagi da Covid -19 saranno ancora molti e una cura efficace è essenziale.