Un’esplosione si è verificata questa mattina nei pressi dell’ambasciata di Israele a Nuova Delhi, in India. La deflagrazione non ha provocato vittime, ma solo danni alla autovetture posteggiate a lato del marciapiede dove era stato collocato l’ordigno. L’episodio è avvenuto in Dr APJ Abdul Kalam Road, una zona dove sono attive numerose telecamere di sorveglianza le cui registrazioni sono ora al vaglio degli agenti della National investigation agency (Nia).
L’ordigno, uno ied (improvvisated explosive device), era stato collocato nella canalina di scolo di un marciapiede e, da quanto sinora emerso, era composto di una miscela di polvere nera.
Proprio sulla scia delle prime informazioni, confermate dagli organi inquirenti, anche valutando gli effetti distruttivi assai limitati provocati dall’ordigno rudimentale, la valutazione è quella di un’azione dimostrativa compiuta da soggetti non appartenenti a gruppi organizzati.
Peraltro, in questi giorni il Paese è scosso da numerose manifestazioni di protesta degli agricoltori che sono spesso sfociate in scontri con le forze dell’ordine ed il lancio di molotov e petardi.
È comunque d’obbligo ricordare che proprio oggi ricorre il 29esimo anniversario dell’inizio delle relazioni diplomatiche tra l’India e Israele. Per alcuni tratti, l’azione di oggi pare ricalcare quella che colpì l’ambasciata israeliana a Nuova Delhi il 13 febbraio 2012, dove rimase ferita Tal Koren, la moglie dell’inviato del ministero della Difesa. L’attacco del 2012 era stato programmato per ricordare l’anniversario dell’eliminazione di Imad Fayez Mughniyeh avvenuta il 12 febbraio 2008.
In precedenza, nel 2008, a Mumbai, si verificarono circa 10 attacchi jihadisti concomitanti che provocarono la morte di 195 persone e il ferimento di altre 300. Le azioni, secondo le indagini successive, erano state compiute da diversi commando pakistani.
Per dovere di cronaca è da segnalare che alcune fonti, non ufficiali, hanno riportato su vari social network che l’attentato di oggi potrebbe essere additato a elementi iraniani delle unità terroristiche (400 e 840) della Forza Quds. Tale ipotesi ventilata è unicamente sostenuta dal parallelo con gli attacchi condotti nel 2012, quando l’Iran utilizzò miliziani pakistani reclutati nei Pasdaran, ma male addestrati, per il compimento di azioni terroristiche poi fallite, allo scopo di distogliere i sospetti su agenti operativi di Teheran.
Ma dai riscontri effettuati, lo scarso impatto dell’ordigno, frutto dell’impreparazione dell’artificiere e la sua composizione artigianale, oltre che il posizionamento del medesimo, fanno propendere per una completa esclusione di una cellula operativa militarmente addestrata.