È di almeno 35 morti e 100 feriti il bilancio provvisorio del duplice attentato suicida perpetrato questa mattina nel pieno centro di Baghdad, in Iraq. Pur in assenza di una rivendicazione ufficiale, i sospetti degli investigatori irakeni si dirigono verso lo Stato islamico, anche considerato che l’obiettivo selezionato, il mercato di Piazza dell’aviazione, Sahat al Tayaran, dove è avvenuto l’attacco, si trova in una zona a maggioranza sciita, lontano dalla Green Zone e dalle ambasciate estere.
Dalle testimonianze dirette e dai video pubblicati sui maggiori social network, si può ricostruire la dinamica dell’attentato, molto simile a quella di numerose azioni dell’Isis con una prima esplosione diretta in un luogo affollato e una seconda innescata all’arrivo dei soccorsi.
Il primo degli attentatori suicidi, infatti, si è fatto esplodere su un lato della piazza Tayaran, nelle immediate vicinanze del mercato dei vestiti usati affollatissimo, data l’ora di punta. Alcuni filmati, successivi all’esplosione, mostrano le scene di panico tra le bancarelle del mercato e la fuga dei passanti e dei commercianti.
All’atto dell’intervento dei primi soccorsi, il secondo attentatore, individuato dagli agenti di polizia, è fuggito in direzione di Bab Sharqi (Porta orientale) e dopo una breve corsa è stato fermato e bloccato a terra. A quel punto, quando una decina di persone tra agenti e altre persone gli erano addosso, ha azionato la cintura esplosiva. Questa seconda esplosione è stata ripresa con i telefoni cellulari da alcuni passanti e da altre persone affacciate dalle finestre dei palazzi di quel lato di Piazza Tayyaran. Dopo l’esplosione a terra rimangono numerosi corpi, molti dei quali senza vita, dilaniati dalla detonazione dell’ordigno.
Successivamente al duplice attentato, un ”allarme kamikaze” è stato diramato dalle autorità di sicurezza irachene in tre zone di Baghdad, abitate in prevalenza da sciiti.
Secondo l’emittente Aswat al Iraq, il Comando delle Operazioni di Baghdad ha lanciato questo alert “sulla base di informazioni di intelligence su possibili attacchi terroristici kamikaze, nelle zone di al Nahda, al Karrada ed al Bayyae dove la popolazione è invitata all’obbligo della cautela ed a evitare raduni in queste zone”.
Attentato a Baghdad: sospetti su Isis e miliziani sciiti legati a Teheran
Le autorità irachene hanno accusato l’Isis di essere responsabile del duplice attentato che ha colpito il mercato all’aperto, nel centro di Baghdad. Era dal giugno del 2019 che il centro della capitale irachena non veniva colpito da attacchi dinamitardi e suicidi di questo tipo. In precedenza, nel 2018, un attacco suicida nella medesima piazza aveva provocato 31 morti e decine di feriti. I miliziani dello dello Stato Islamico, che nel 2014 avevano occupato la parte del nord dell’Iraq, ingaggiavano ad una guerra contro il governo centrale durata fino alla fine del 2017, quando l’Isis è stato dichiarato sconfitto militarmente. Da allora le cellule jihadiste si sono nascoste nelle numerose aree montuose e desertiche del Paese.
Negli ultimi mesi in Iraq si è, comunque, assistito a uno stillicidio di attacchi condotti sia dall’Isis che da parte di gruppi di miliziani legati all’Iran. Questi ultimi hanno regolarmente preso di mira la presenza americana nel Paese, in particolare l’ambasciata degli Stati Uniti nella Green Zone di Baghdad.
Proprio oggi, nel primo pomeriggio, un convoglio della Coalizione internazionale contro lo Stato islamico, guidata dagli Stati Uniti, è stato colpito dall’esplosione di ordigno posto sul ciglio della strada nella località di Samawah, a circa 280 chilometri a sud-est di Baghdad. L’esplosione ha provocato danni ad alcuni veicoli, ma nessuna vittima.
Le ipotesi sul ruolo iraniano
Quanto avvenuto stamane a Baghdad può offrire due diverse chiavi di lettura. La prima è un deciso ritorno all’azione da parte dello Stato islamico in concomitanza con l’indizione di nuove elezioni in Iraq da tenersi entro l’anno. La volontà specifica di colpire la popolazione sciita potrebbe far propendere per questa ipotesi, anche in considerazione del modus operandi posto in essere, del tutto simile a quello rilevato in precedenti attacchi condotti di miliziani suicidi.
Una seconda spiegazione potrebbe portare direttamente a Teheran, finanziatore dei miliziani sciiti in Iraq, Siria, Yemen e Gaza, all’indomani dell’insediamento ufficiale di Joe Biden alla Casa Bianca. Un chiaro messaggio per il neo presidente Usa per “invitarlo” a più miti consigli sul rinnovo delle sanzioni contro il nucleare iraniano legato a un ritorno al tavolo delle trattative.
Un Iraq destabilizzato e sotto l’attacco dei terroristi sciiti richiederebbe ulteriori stanziamenti per le truppe Usa presenti nel Paese che la nuova Amministrazione americana non pare voler impegnare. Una sfida al nuovo establishment che Teheran intende sfruttare per i propri fini, quelli legati a un deciso ammorbidimento delle sanzioni economiche in cambio della “promessa” di fermare l’arricchimento dell’uranio già deciso e operativo dall’inizio del nuovo anno.