A ciascuna zona il suo crimine. Si può definire così la diffusione della malavita a Milano. Nel capoluogo lombardo, a differenza della Capitale, si assiste ad una sorta di “specializzazione” dei fenomeni delinquenziali e di degrado che caratterizzano ciascun quartiere.
Il centro storico è quello dove risse, aggressioni, soprattutto causate dall’alcool per la presenza di locali notturni sono i reati più comuni. Il Parco delle Basiliche e i giardini di Porta Romana sono piazze di spaccio importanti nella zona, dove anche i furti in appartamento sono in aumento.
Il quartiere Adriano (Zona 2) è colpito dal racket delle occupazioni abusive (anche da parte di soggetti di etnia rom) delle abitazioni mai terminate a causa dei fallimenti dei costruttori. Il fenomeno si espande a macchia d’olio fin sulle sponde del fiume Lambro in via Padova. E’ qui che si riscontrano, da tempo ormai, episodi di conflitto fra stranieri, che spesso esplode in episodi violenti che sfiorano la guerriglia urbana.
Più a nord, nella Zona 3, le aree di Lambrate e Rubattino sono viste come le “terre di nessuno”, quelle che fanno più paura. I parchi (Lambro, Alessandrini ed i giardini di viale Argonne) sono, di fatto, inaccessibili. Ad esempio, gli operatori Amsa, l’Azienda Milanese per i servizi ambientali, deputati alla pulizia dei giardinetti dal bivacco di soggetti ubriachi e molesti, lavorano molto spesso sotto la protezione degli agenti di polizia locale. Spesso ciò che rimane di questi festini non autorizzati rende le aree interessate inavvicinabili e presso i giardinetti si trova di tutto: dagli avanzi di cibo al vomito. Lungo la ferrovia che taglia Lambrate continuano poi a formarsi insediamenti abusivi. Nell’area si registra anche un elevato tasso di furti ai danni di attività commerciali, scippi e danneggiamenti alle auto. Il problema è tale che i tramvieri della linea 33 hanno chiesto di spostare il capolinea a causa delle continue minacce.
Il problema dello spaccio di stupefacenti caratterizza il quartiere di Rogoredo–Santa Giulia: in particolare la stazione e le sue aree limitrofe, i parchetti di Rogoredo, via Orwell, via dei Pestagalli e le aree abbandonate nei pressi di via Medici del Vascello. Gli episodi di microcriminalità, l’abbandono di siringhe usate (anche nei pressi di scuole e aree gioco frequentate da bambini) e il generale degrado legato a questo fenomeno destano preoccupazione negli abitanti del quartiere.
In Zona 5 (che si estende verso sud dal centro cittadino) le rapine sono sempre più frequenti e crescono i furti negli appartamenti. Anche qui lo spaccio ha la sua piazza, in viale Bligny.
In zona San Siro le emergenze sono concentrate in Muggiano, da anni vittima di fenomeni di abusivismo e microcriminalità, e in viale Forze Armate, dove viene segnalata una sorta di discarica di materiali edili. L’assenza di illuminazione pubblica favorisce atti vandalici nel parco di via Quinto Romano-via Dotti e via Budrio. Nel quadrilatero di San Siro, un’area di edilizia popolare, è da tempo diffuso il fenomeno delle occupazioni abusive e la carenza di manutenzione degli immobili ha fatto crescere l’emergenza abitativa.
La Zona 8 (nord-ovest) annovera episodi di microcriminalità (scippi e furti in cantine), insediamenti abusivi e prostituzione nelle vicinanza del Cimitero Maggiore, al Quartiere Triennale 8 ed in via Certosa.
In Zona 9 si risente, invece, del problema legato all’area dell’edificio ex Poste di piazzale Lugano e al centro sportivo Iseo che, fino a poco tempo fa, era in stato di abbandono, divenendo rifugio di tossicodipendenti e clochard.
A questi campanelli d’allarme si aggiunge la questione dei luoghi per il culto islamico. Dal palazzo della Regione che dibatte sulla possibilità di aprire a nuove moschee, con una forte opposizione della Lega, alle periferie la questione anima il dibattito pubblico. Lo scorso aprile, nonostante la Consulta abbia giudicato in parte incostituzionale la norma anti-moschee, il governatore Roberto Maroni va avanti sulla linea dura.
Le periferie sono invece il luogo fisico dove i centri nascono: da via Cosenza a via Cavalcanti, dalla stazione Centrale a Quarto Oggiaro (nel nord della città) sono numerosi i centri islamici nati da magazzini e seminterrati. In questi capannoni il rischio radicalizzazione resta molto alto. Proprio lì dove il controllo è più difficoltoso può covare il germe dell’aggregazione terroristica.