Traffico d’armi e mujaheddin dissimulati da aiuti umanitari e transito di profughi. I tunnel, utilizzati ai confini con il Libano a nord e con il Sinai al sud di Israele, rispettivamente da Hezbollah ed Hamas, rappresentano un vero incubo per il Mossad e Shin Bet. In più di un’occasione, infatti, l’intelligence di Benjamin Netanyahu è stata presa in contropiede dagli attacchi sul proprio territorio condotti proprio con l’utilizzo dei cunicoli predisposti dalle milizie filo-palestinesi, che sfuggono al controllo aereo e sono individuabili solo con interventi di terra da parte delle forze di sicurezza ebraiche.
Come tutti i piani, anche quello messo a punto dai due grandi gruppi filo-palestinesi presenta una grossa lacuna. I tunnel sono infatti rappresentati in mappe in possesso non solo dei vertici delle due organizzazioni, ma anche dei loro simpatizzanti che di volta in volta vengono ospitati nella Striscia di Gaza o a Beirut, non ultimi quelli provenienti dall’Italia. Alcuni membri della comunità musulmana sciita italiana, stando alle informazioni in possesso di Ofcsreport, dopo essersi ingraziati i favori della leadership di Hezbollah, dell’appoggio economico di Teheran, delle rappresentanze diplomatiche nella Penisola e dei famigerati servizi segreti iraniani, il Vevak, sarebbero stati invitati a visitare alcune gallerie che condurrebbero i miliziani sciiti all’interno del territorio israeliano, proprio a ridosso dei kibbutz, individuati come obiettivi abbordabili per il compimento di blitz improvvisi contro i coloni stanziati nella zona. Gli invitati avrebbero successivamente ottenuto una sorta di mappatura dei tunnel da portare in Italia, allo scopo di informare i rappresentanti di Hezbollah stanziati nella Penisola sulla situazione in Libano e le prospettive per un’eventuale loro futuro incarico.
Gli incontri con la rappresentanza formata da sciiti italiani sarebbero stati fortemente voluti dal partito guidato da Hassan Nasrallah, che può così giovarsi di una testa di ponte nel nostro paese in funzione di collegamento logistico da utilizzare sia per militanti in transito, ma anche per l’indottrinamento e l’adesione al programma filo iraniano che è alla base di Hezbollah.
Le recenti iniziative delle milizie sciite hanno infatti riscosso un notevole plauso dalla parte estrema della comunità sciita italiana. Hezbollah ha inviato i suoi migliori uomini in appoggio al regime di Bashar Al Assad in chiave anti Isis che, a sua volta, considera le alture del Golan un fondamentale sentiero per giungere successivamente a Gerusalemme, come dimostrerebbero i recenti video messaggi propagandistici dello Stato islamico.
Il filo rosso che lega lo sciismo italiano, Hezbollah e l’Iran trae spunto dalla volontà dei convertiti nostrani di dare visibilità alle varie associazioni rendendole realmente rappresentative, sia a livello mediatico sia anche dal punto di vista architettonico, con i vari progetti di edificazione di nuovi luoghi di culto da portare avanti con i lauti finanziamenti generosamente elargiti dai persiani.
Al pari, gli iraniani possono giovarsi di una fitta rete spionistica appoggiata, pare, proprio da alcuni italiani dai trascorsi non propriamente puri nelle organizzazioni extraparlamentari di destra e sinistra, che hanno trovato nell’Islam sciita il nuovo ideale da perseguire. Il trait d’union non è poi così incomprensibile. Estremismo, guerra non ortodossa e un comune nemico: Israele.