Negli Usa, dopo l’assalto al Capitol Hill, si prospettano scenari apocalittici a Washington DC. Secondo l’edizione online del quotidiano britannico “The indipendent”i piani per l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio scorso, erano già noti molto tempo prima dell’apparizione di Donald Trump al raduno “Save America” a seguito del quale proprio Capitol Hill divenne teatro degli scontri tra i sostenitori del Presidente uscente e le Forze di sicurezza, culminati con la temporanea occupazione dell’aula da parte dei manifestanti. Base delle comunicazioni per i “trumpiani” è stata la piattaforma del social network Twitter dove, secondo quanto appreso, sono state diffuse le numerose teorie della cospirazione che intendevano fornire le ragioni della vittoria di Joe Biden additandole a “un’oscura congrega”.
Secondo gli addetti ai lavori dell’entourage di Trump, la figura di maggior rilievo nell’ambito della diffusione delle teorie cospirazioniste, è stata rivestita da uno dei pochi veterani della campagna elettorale del 2016 ancora nell’orbita del tycoon, Dan Scavino Jr, l’ex caddy di Trump e attuale Vice Capo di Stato Maggiore della Casa Bianca per le Comunicazioni.
Scavino occupava un posto di rilievo nello staff del Presidente avendo accesso a quello che una volta era l’account Twitter dell’uomo più potente del mondo, un megafono che poteva condizionare le conversazioni globali in meno di 280 caratteri. Con l’utilizzo di questo strumento, Scavino e il suo ufficio, che hanno supervisionato l’Ufficio di Strategia Digitale della Casa Bianca, hanno gettato una rete tentacolare nelle web community pro-Trump con il risultato di ottenere orde di migliaia di superfanatici Trump estremamente catechizzati e determinati a capovolgere le sorti delle urne. Tali sinergie, infatti, hanno giocato un ruolo determinante nel provocare i disordini di Washington DC e le cui immagini hanno sconvolto il mondo. L’operazione gestita da Scavino ha condotto al monitoraggio capillare degli angoli più oscuri del web, dalle piattaforme mainstream come Twitter, Facebook e Reddit, alle bacheche marginali come 4chan e 8chan (ora chiamate 8kun) fino a TheDonald.win, una propaggine di una comunità di Reddit dedicata a sostenere incondizionatamente tutte le iniziative politiche di Trump. Ne consegue, a rigor di logica, che lo staff di Savino non poteva non conoscere con largo anticipo i “piani di attacco” che circolavano online allo scopo di organizzare le “truppe” per l’esecuzione sul terreno a cui erano assegnati gli specifici ruoli.
E in prossimità della cerimonia di insediamento di Joe Biden, il panorama si presenta assai oscuro.
Il Federal Bureau of Investigation (Fbi), avrebbe ricevuto informazioni su “proteste armate” che sarebbero state pianificate in tutti gli Stati dell’Unione e, soprattutto, a Washington nei giorni che precedono l’insediamento di Joe Biden, “dal 16 fino almeno al 20 gennaio e nella capitale dal 17 al 20”. Fonti del Fbi hanno dichiarato di avere ricevuto informazioni anche riguardo un gruppo che esorta ad unirsi a loro per assaltare le strutture amministrative nel caso di una preventiva rimozione di Trump dall’incarico. Nel mirino i tribunali, gli edifici amministrativi federali e locali e, in particolare, gli uffici governativi nel Distretto di Columbia e in ogni Stato il 20 gennaio.
Ma si è andati oltre. Secondo fonti interne, il Dipartimento della Difesa avrebbero preso in considerazione piani al limite dell’immaginazione. Il New York Times ha sottolineato che ”gli scenari peggiori includono cecchini che prendono di mira i dignitari dell’inaugurazione, ‘aerei suicidi’ che entrano nello spazio aereo ristretto di Washington e persino droni teleguidati che attaccano la folla”, questo secondo quanto riferito da un funzionario del Dipartimento.
L’inquietudine riguarda anche eventuali azioni poste in essere da altri gruppi oltranzisti operanti al di fuori della disputa Biden- Trump.
Il particolare periodo si presta, infatti, a una ripresa delle attività sia del separatismo “bianco” (White power) che di quello “nero”, cavalcato dal movimento NAFC (Not fucking around coalition), una milizia armata che sostiene la secessione dagli Usa per creare una nazione di soli neri.
E non potevano certo mancare le minacce esterne. L’annuncio reso oggi dal segretario di stato Mike Pompeo in relazione a nuove sanzioni allo studio contro il regime iraniano per il suo coinvolgimento diretto con le attività di al Qaeda, ha provocato le immediate reazioni di Teheran per voce di Javad Zarif, ministro degli esteri della repubblica islamica che ha negato qualsiasi coinvolgimento del suo Paese con il terrorismo e accusando gli Usa di voler innescare ulteriori tensioni per giustificare un attacco preventivo contro gli impianti nucleari iraniani, da tempo nel mirino degli Usa e di Israele.
Il presidente Hassan Rouhani e l’ayatollah Khamenei, nel rigettare le accuse, hanno anche fatto un esplicito riferimento alla promessa della leadership di Teheran di vendicare la morte di Qassem Soleimani, il cui primo anniversario è stato celebrato lo scorso 3 gennaio, con azioni dirette nel cuore degli Usa e dei Paesi alleati, “a tempo debito”.